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La rivincita del Veneto accogliente

Contro la violenza delle parole. In migliaia sul Montello

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Sono state oltre le 5.000 persone quelle che nella giornata di domenica 22 gennaio hanno partecipato alla Marcia dei 1.000 piedi organizzata dal Festival Ritmi e Danze dal Mondo.

Un infinito serpentone di corpi ha attraversato le strette vie di Giavera del Montello a partire dal primo pomeriggio. Una giornata splendida con un tiepido sole ha accolto cittadini, famiglie e le oltre 80 associazioni che nei giorni precedenti hanno deciso di aderire all’appello lanciato dagli organizzatori dello storico Festival. Non era affatto scontata una simile partecipazione, non era scontata perché spesso ci si lascia trasportare dai meccanismi dell’informazione mainstream che mette in evidenza e acclama i molteplici episodi di razzismo e paura, spesso strumentalizzati dai soliti personaggi della politica populista ed xenofoba.

Domenica, al contrario, si sono mostrate e hanno vinto le persone normali, le famiglie, i cittadini migranti e le seconde generazioni, quelli che alla paura rispondono con sorrisi e disponibilità, quelli che credono ai valori della buona accoglienza e provano a praticarla tutti i giorni, nelle scuole, nei quartieri e all’interno delle associazioni. Una parte di Veneto che esiste e che non fa notizia, che non si merita amministratori locali irresponsabili incapaci di proporre soluzioni ai problemi, se non quelli di chiusura alle proposte di accoglienza diffusa e dignitosa.
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Dire un chiaro “No” a coloro che a fine dicembre hanno manifestato usando parole irripetibili contro l’arrivo dei richiedenti asilo presso l’ex polveriera sul Montello è stato importante, ma altrettanto importante è non semplificare la “questione profughi” come più volte è stato ribadito durante l’intero arco della giornata. Tutti sono d’accordo che accogliere non vuol dire ammassare centinaia di persone in strutture fatiscenti ed isolate, non offrendo servizi e percorsi di inclusione sociale. Non solo ciò calpesta i diritti e la dignità umana, ma come insegna la vicenda dell’ex base militare di Cona, che è rimbalzata purtroppo sulla cronaca solo dopo la morte di Sandrine, è funzionale a quelle forze politiche che alimentano le paure delle persone. Coloro che boicottano l’accoglienza diffusa in Veneto sono gli stessi che poi raccolgono il consenso dalla loro irresponsabilità e incapacità politica. Riconoscere perciò queste paure è importante, e per affrontarle è fondamentale incontrarsi e conoscersi, e questo è quello che è successo ieri, in una domenica di fine gennaio.

La giornata si è conclusa a Montebelluna in un Palazzetto dello sport stracolmo dove vi è stato un susseguirsi di interventi, racconti di esperienze di accoglienza diffusa e testimonianza di viaggi e percorsi alla ricerca di una vita dignitosa. Anche l’attore Marco Paolini ha voluto essere presente alla marcia e dal palco del palazzetto ha ribadito alle migliaia di persone presenti concetti importanti quanto semplici che appartengono alla storia del Veneto e dell’umanità intera. Perché migrare, viaggiare alla ricerca di una vita migliore è normale e giusto, anche le Dolomiti sono sempre state luogo di migrazione come lo è il deserto o i troppi luoghi di guerra e povertà.

Redazione

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