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La stazione di Szeged e ritorno al confine serbo-ungherese

Dal centro di identificazione di Roszke i migranti vengono portati nella stazione ferroviaria di Szeged, la terza città più grande dell’Ungheria che si trova a una decina di chilometri dal confine serbo-ungherese. Da qui verranno fatti salire sui treni per Budapest e portati nei campi per rifugiati di Vámosszabadi, Debrecen e Bicske, nel nord del paese.

Ungheria - Stazione ferroviaria di Szeged. Foto Budapest seen
Ungheria – Stazione ferroviaria di Szeged. Foto Budapest seen

Nel piazzale centinaia di migranti aspettano di salire sui treni ma qui gli attivisti di MigSzol Szeged (1) hanno attivato un presidio in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. E’ un lavoro prezioso. Una casetta di legno, aperta 24 ore su 24, dove i volontari forniscono informazioni, distribuiscono generi alimentari di prima necessità, offrono supporto legale e gestiscono l’organizzazione dei gruppi per le partenze.
Questo presidio è anche punto di raccolta per le donazioni di chi vuole esprimere la propria solidarietà in maniera concreta.

Ungheria - Stazione ferroviaria di Szeged. Foto Carmen Sabello
Ungheria – Stazione ferroviaria di Szeged. Foto Carmen Sabello

Arriviamo proprio nel momento in cui si sta organizzando la partenza di un gruppo. Sono in fila indiana davanti all’ingresso.
Entriamo in stazione con loro. Arriviamo al binario. Destinazione: Budapest.

Ungheria - Stazione ferroviaria di Szeged. Foto Carmen Sabello
Ungheria – Stazione ferroviaria di Szeged. Foto Carmen Sabello

Torniamo alla frontiera. Ritroviamo i volontari di MgSzol, sono una decina di persone arrivate qui con acqua e sacchi per l’immondizia. Con loro anche un’avvocatessa di Hungarian Helsinki Committee, fornisce informazioni ai migranti.
Sono circa le 18.00, verso il tardo pomeriggio il flusso, che arriva a piedì lungo i sei chilometri di binari dalla Serbia, aumenta.

Confine Serbia/Ungheria. Foto Carmen Sabello
Confine Serbia/Ungheria. Foto Carmen Sabello

La storia si ripete, come il giorno precedente, ma oggi c’è questo presidio attivo. Sacchi alla mano gli attivisti puliscono l’area, alcuni migranti li aiutano, distribuiscono bottigliette di acqua, giocano con i bambini.
Nei luoghi più “sensibili” e difficili del transito dei migranti non abbiamo visto traccia delle grandi organizzazioni internazionali, l’unico aiuto viene dato a migliaia di persone è fornito da MigSzol e da alcune piccole realtà associative.

Ci siamo dati appuntamento con i volontari dell’Associazione Ospiti in arrivo. Sono di Udine e sono in viaggio da diversi giorni per una carovana sulla rotta dei balcani.
Ci raccontano della loro esperienza, sono passati a Budapest, dal campo rifugiati di Debrecen, hanno incontrato diversi gruppi e associazioni che si occupano attivamente della solidarietà ai migranti (MigSzol Csoport, Migration Aid, No Border Serbia). Ci risentiremo al nostro rientro.

Noi ci fermiamo a parlare con una famiglia di nove persone, arrivano da Aleppo, sono quattro adulti, quattro ragazzini e una bambina di 5 mesi.
“Per partire abbiamo dovuto aspettare, perchè la bimba era troppo piccola”, ci confidano, “la città è quasi completamente distrutta e non ci sono prospettive di un cambiamento”. Stanno cercando di arrivare a Düsseldorf in Germania dove hanno altri familiari, altri conoscenti.
“Non sappiamo cosa faremo una volta arrivati, ma non avevamo alternative, la situazione non cambierà in Siria, si rischia la vita ogni giorno”.
Ci chiedono se l’Ungheria dopo aver preso le impronte li metterà in prigione, li rassicuriamo.
Incontriamo anche Ameera, ha 60 anni, è partita da sola da Damasco.
“Non mi è rimasto più nessuno, voglio andare in Belgio dove ho dei parenti”. Le chiediamo come è arrivata fin qui. “Un po’ a piedi, un po’ con la barca, un po’ con il treno”, ci risponde. Mentre ci parla trattiene le lacrime, ci abbracciamo e torniamo indietro.
Guardiamo per l’ultima volta quei binari e le centinaia di persone che stanno camminando, di una cosa siamo sicuri: torneremo.

Subotica (SRB), 29 agosto 2015

Vedi anche le altre tappe del viaggio (testo, foto e video):
In transito. Racconto e fotografie dai campi rifugiati a Subotica e a Kanjiža in Serbia /confine con l’Ungheria
Sui binari, alla barriera di filo spinato sul confine serbo-ungherese
Ungheria – Il centro di registrazione di Roszke e quel grido “Freedom! Freedom!”
Ciglana e “the jungles”. Intervista a David Varga, ONG Eastern European Outreach

Links utili:
www.migszol.com (Pagina FB) (@MigSzolCsop)
– Fotografie Budapest seen
Refugee transit in Szeged then on to Keleti station Budapest
Szeged MigSzol

(1) Szeged MigSzol (Migráns Szolidaritás Csoport) è un gruppo nato a fine giugno 2015, grazie all’iniziativa di cinque amici che decidono di adoperarsi per aiutare i migranti giunti alla stazione di Szeged e diretti verso Budapest o i campi profughi in Ungheria. Dopo la creazione di un gruppo Facebook, l’organizzazione ha ampliato le sue attività, passando dalla distribuzione di thè ai migranti ad una vera e propria operazione di accoglienza emergenziale.
Grazie alla solidarietà dimostrata dal governo locale, con l’aiuto del Sindaco e della Facoltà di Medicina della città, Szeged MigSzot si occupa di distribuire cibo, acqua e generi di conforto (thè e caffè), oltre che di offrire assistenza medica e kit di primo soccorso, nonché materiale di svago per i bambini.
L’organizzazione conta 200 volontari reperibili 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, grazie ai quali riesce a far fronte ad un numero imprevedibile di rifugiati, che varia dai trecento ai cinquecento arrivi al giorno. L’operato di Szeged MigSzot, supportato dal governo locale, getta ombra sulla condizione dei profughi a Budapest, per i quali le autorità locali hanno fatto poco o niente, se non addirittura peggiorare una già tragica situazione.