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La vergogna di Idomeni

La March #overthefortress arriva al campo

Ore 8. Sbarchiamo al porto di Igoumenitsa,  ad attenderci ci sono già gli attivisti greci che ci danno il benvenuto e ci ritroviamo con l’altra parte della Carovana partita dal porto di Bari. Ci distribuiamo nei vari bus, dopo quattro ore arriviamo a Polikastro dove ci aspettano gli attivisti di #overthefortress arrivati nei giorni precedenti che ci aggiornano dopo aver monitorato la situazione dei vari campi.
Ripartiamo e arriviamo finalmente ad Idomeni.

Trecento puntini arancioni sparsi per tutto il campo, un nulla in confronto alla popolazione di rifugiati. È stato un continuo parlare e farsi raccontare, giocare con i bambini e assistere anche ad un parto all’interno di una tenda perché nonostante tutto la vita qui continua.
Abbiamo consegnato moltissimo materiale per bambini, componente numerosissima all’interno del campo.

Le condizioni di vita per i rifugiati sono estreme. I vestiti sono il problema minore dato che mancano tutti i servizi essenziali per la vita di tutti i giorni:  i servizi igenici sono inadeguati per le 10000 persone. Nei giorni di pioggia e di freddo non avere la possibilità di lavare e di lavarsi peggiora drasticamente le condizioni sanitarie e igieniche. Ormai i rifugiati sono allo stremo delle forze. Le notizie che circolavano nel campo e che oggi sono giunte fino a noi parlano della volontà di voler sfondare quel confine che da troppe settimane è sorvegliato da ingenti reparti della polizia greca che non permette a nessuno di passare. Sono frequenti delle piccole ma determinate dimostrazioni di protesta che chiedono l’apertura del confine.

L’obbiettivo è quello infatti di sfondare finalmente il confine greco macedone e riuscire a continuare il viaggio sulla balkan route, un viaggio da cui è impossibile tornare indietro: un mare, la Turchia del governo fascista di Erdogan, paesi come la Siria o l’Afghanistan dilaniato da guerre e sterminio di Daesh. L’unica speranza è di poter raggiungere il nord Europa,  paesi come la Germania o  l’Olanda per ricominciare una vita senza più guerra.

Samanta Di Fabio, redattrice del Progetto Melting Pot e attivista di #overthefortress

Redazione

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