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da Il Manifesto 1 aprile 2007

Le coop sbarcano nel cpt

Cinzia Gubbini

Roma – Gestire i centri di permanenza temporanea non è più un tabù per la sinistra. Dopo la prima assoluta di una cooperativa «rossa» vincitrice di una gara d’appalto per un cpt – la coop Minerva di Gorizia, nel 2006 – è ora la volta del Consorzio nazionale di servizi di Bologna, che ha vinto la gara per il centro dell’isola di Lampedusa.
Dal 16 aprile Le Misericordie – che lo hanno diretto negli ultimi quattro anni – lasciano il passo a due cooperative aderenti al consorzio, che a sua volta aderisce a Legacoop. Le cooperative in questione sono la coop sociale Sisifo di Palermo e la Blu coop di Agrigento. Per l’occasione, si riuniranno in una società consortile di gestione, il cui nome è tutto un programma: «Lampedusa accoglienza».
Il consorzio bolognese, che ha curato l’appalto per conto delle due associate, ha letteralmente sbaragliato gli altri due concorrenti, Le Misericordie e la cooperativa Connecting People di Trapani. Quest’anno – come previsto dalla Finanziaria di Padoa Schioppa – il Viminale ha deciso di porre un tetto di spesa alle gare per i cpt, con l’intenzione di evitare sprechi e il solito giro poco trasparente di soldi che ha interessato in questi anni la «detenzione amministrativa». E’ stato deciso, così, che i concorrenti non possono chiedere più di 50 euro per «ospite». Una cifra che corrisponde, con un criterio piuttosto semplicistico, alla media aritmetica delle attuali convenzioni.
Il rischio, però, è che le aste (tutte, ancora, a trattativa privata e gara ufficiosa) si giochino soltanto al ribasso. Il caso di Lampedusa sembra esemplificativo.
Finora la convenzione era fissata a 37 euro per persona ospitata nel centro, che è quanto ha offerto Connecing People. Le Misericordie, dal canto loro, hanno offerto 50 euro, visto che sostengono di averci sempre rimesso. Cns, invece, si è presentata con 33 euro. E ha vinto. Si tratta di un ribasso di più del 30%. Se si considera che il centro di Lampedusa non ha mai brillato per l’eccellenza dei servizi, il futuro potrebbe essere ancora peggiore.

Sicuro che tutto andrà per il meglio, e che anzi d’ora in poi si dimostrerà come si possa gestire bene Lampedusa e l’ondata di sbarchi di migranti che d’estate interessano l’isola con pochi soldi, è il vicepresidente di Sisifo, Cono Galipò, noto esponente della Margherita di Capo d’Orlando, in provincia di Messina: «Prima di tutto non si tratta di pochi soldi, ma di una montagna visto che calcoliamo 2 milioni e mezzo di euro all’anno. E secondo i nostri conti ci rientriamo benissimo». Galipò si appresta a firmare il contratto giovedì alla Prefettura di Agrigento, e ha appena terminato una due giorni di colloqui sull’isola di Lampedusa.
Per ora non si sbilancia su quante persone verranno assunte, né se saranno lampedusani o provenienti dal «continente» (che, in questo caso, è la Sicilia). Probabilmente, però, non ci sarà un assorbimento del personale delle Misericordie, visto che tutti i contratti sono scaduti. «Valuteremo in base alle competenze», assicura Galipò. Di certo la cooperativa utilizzerà contratti di inserimento lavorativo, o altre forme che permettano «sgravi contributivi».
Il riferimento ai 2 milioni e mezzo di euro (circa) è corretto se confrontato con quanto hanno guadagnato finora le Misericordie (ma con 37 euro a persona). Va sottolineato, però, che ora il bando di gara è cambiato. Il centro non è più un cpt, ma un «centro di primo soccorso e accoglienza».
Dopo l’inchiesta dell’Espresso sul cpt pubblicata nel 2005, e le seguenti polemiche, le cose a Lampedusa sono cambiate: nell’isola lavorano anche l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, l’Oim e la Croce rossa. Si sta costruendo un nuovo centro, nelle intenzioni migliore dell’attuale. Ma, soprattutto, i migranti che sbarcano vengono ormai trasferiti immediatamente in altri centri, e si fermano a Lampedusa per un massimo di 24 ore. Bene per loro, male per chi gestisce il centro: l’introito è minore. I servizi da offrire, però, sono ovviamente gli stessi. Il bando di gara prevede la presenza del medico 24 ore su 24, come anche di un infermiere. 24 ore settimanali per lo psicologo, 36 per l’assistente sociale, 36 per il mediatore socio culturale, 72 per l’interprete. E poi deve essere fornito a tutti il famoso «kit»: 1 paio di scarpe, 1 tuta, 2 paia di slip, 1 asciugamano, 2 paia di calzini, 1 maglietta, 1 t-shirt o 1 felpa, 1 dentifricio, 1 spazzolino, 1 pettine, la carta igienica, il sapone e lo shampoo. E ancora 5 euro di carta telefonica, 1 pacchetto di sigarette ogni due giorni, 2 lenzuola e una federa ogni tre giorni, 2 coperte. E ancora il personale di servizio: nei mesi tra maggio e ottobre almeno 11 persone di giorno e 5 di notte, se le gli «ospiti» non sono più di 150. Insomma, i conti vanno fatti bene.
Ma come dice Franco Tumino, presidente dell’associazione nazionale delle cooperative di servizi di Legacoop «il fatto che abbiamo chiesto una cifra minore degli altri, dimostra che non vogliamo fare affari. Vediamo se ce la facciamo, per ora siamo cauti».
E sul piano politico? La sinistra non ha sempre contestato i cpt? Come la vede Galipò, iscritto alla Margherita ma «ex del Pci, fortemente vicino alle istanze della sinistra»? «Non ci vedo niente di strano – risponde – lì ci sono persone che arrivano e che hanno il diritto di essere assistite». Anche Legacoop, che criticò la scelta della Minerva di Gorizia, oggi pare aver metabolizzato la contraddizione: «Questi posti non ci piacciono – dice Tumino – ma finché esistono, si tratta di provare a gestirli bene».