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Le disposizioni per l’ingresso dei cittadini dei nuovi paesi membri dell’UE

Gli Stati dell’Unione Europea potranno condizionare la libertà di circolazione dei lavoratori dei nuovi paesi membri e sottoporre l’acquisizione di questa libertà di circolazione ad un periodo di incubazione che potrà arrivare fino a sette anni, perlomeno secondo le previsioni attuali ed iniziali.
Ebbene, già iniziano le grandi manovre, i singoli Stati iniziano a prendere posizione sulla volontà di consentire subito, a partire dal primo maggio, la libera circolazione dei lavoratori oppure di utilizzare in tutto o in parte questo periodo di incubazione che pure è previsto dall’accordo.
In un dispaccio dell’agenzia Ansa del 24 febbraio, si dà notizia di alcune prese di posizione di taluni Stati: per fermare l’arrivo di manodopera a basso costo dei nove nuovi paesi, i paesi dell’U.E. hanno deciso, o stanno decidendo, rispettivamente le proprie misure. C’è da chiedersi se le limitazioni alla circolazione regolare delle persone (libere intanto di circolare liberamente come “turisti”) siano realmente ispirate alla volontà di limitare l’afflusso di manodopera a basso costo o piuttosto ad imporre il basso costo di manodopera costretta di fatto al lavoro nero.

Vediamo un quadro della situazione sintetico paese per paese.

L’Irlanda ha annunciato che al momento non applicherà restrizioni, per converso la Gran Bretagna ha annunciato che il governo di Blair sarebbe favorevole ad accogliere la forza lavoro considerata la piena occupazione dell’economia in espansione ma sarebbe intenzionata a decidere che nei primi due anni i lavoratori provenienti dai paesi dell’Est non godranno di assistenza pubblica e avranno l’obbligo di iscrizione in un registro di lavoro. Germania e Austria hanno invece manifestato l’intenzione di avvalersi di tutti i sette anni del periodo di transizione. Dopo il primo maggio i lavoratori di altri paesi dovranno essere preventivamente in possesso di un pds di lavoro valido. In altre parole, nulla cambierà per Germania e Austria rispetto alle norme attuali che, analogamente all’ordinamento italiano, prevedono il sistema di autorizzazione all’ingresso per lavoro sulla base di un sistema analogo a quello previsto dalla legge Turco Napolitano. L’Olanda non ha adottato ancora nessuna decisione finale, il governo non ha escluso la possibilità di imporre un tetto di 22 mila lavoratori nel primo anno. Danimarca e Svezia hanno invece dichiarato di non voler creare barriere ai nuovi immigrati in cerca di lavoro, misure restrittive saranno però prese per evitare un accesso automatico al sistema di sicurezza sociale per difendersi dai cosiddetti turisti del welfare, ossia persone che potrebbero utilizzare la libertà di circolazione unicamente per svolgere un breve rapporto di lavoro e poi beneficiare per tutto il tempo previsto dalla legge in materia di sicurezza sociale delle misure di sostegno alla disoccupazione. Francia, Belgio, Spagna e Portogallo sono orientate ad usufruire quantomeno di due anni di periodo di transizione e di verificare poi l’esigenza di nuove restrizioni. Sono previsti anche accordi bilaterali con singoli paesi, in particolare la Polonia, che potrebbe partire prima di altri nell’esercizio della libertà di circolazione ma con riferimento ai paesi appena indicati. Da parte dell’Italia non c’è ancora una proposta del governo. L’on. Borghezio della Lega Nord ha però chiesto che l’Italia “blocchi gli ingressi per almeno due anni” e il Presidente del Consiglio Berlusconi ha espresso a titolo personale un analogo avviso. Sembra dunque che nella migliore delle ipotesi, nel primo periodo biennale di transizione, i nuovi immigrati non avrebbero quindi accesso ai benefici sociali. Si ipotizzano anche accordi bilaterali. La Finlandia, attraverso un progetto di legge arrivato in Parlamento, prevede restrizioni per i primi due anni ai cittadini dei nuovi paesi membri con l’eccezione di Malta e Cipro. Secondo questo progetto di legge i nuovi immigrati non avrebbero accesso a tutti i benefici del sistema sociale se saranno sprovvisti de permesso di lavoro valido e di residenza finlandese. La Grecia da ultimo, si sta orientando verso l’applicazione del periodo di transizione di due anni e si prevede, almeno secondo questo orientamento, che i benefici concessi ai disoccupati potranno essere estesi solo ai lavoratori legali con un minimo di anzianità contributiva, mentre non si prevede ancora la stipula di nessun accordo bilaterale.

Come si vede le posizioni dei singoli Paesi già membri a tutti gli effetti dell’U.E. sono alquanto diversificate e non è da escludere che gli stessi paesi procederanno anche a consultazioni per coordinare le rispettive scelte, se non addirittura per armonizzarle. Non mancheremo di dare informazioni non appena saranno disponibili perché si tratta di un esperimento particolarmente interessante che non mancherà di dar luogo a problematiche applicative di vario genere.