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Le menzogne dell’Europa sull’accoglienza

Se non si trattasse della vita di centinaia di migliaia di persone, ci sarebbe quasi da ridere per l’ennesimo teatrino che si è consumato durante il vertice notturno del Consiglio europeo. Per essere espliciti, non si è deciso nulla, o sicuramente nulla che possa risolvere la situazione dei tantissimi migranti che oggi attraversano l’Europa in situazioni drammatiche.

Lo slogan che il governo Renzi prova a vendere come una conquista politica è “40.000 ricollocati in due anni”.

Proviamo allora a ragionare sui numeri, ricordando sempre che dietro a ogni numero c’è una vita umana. Infatti, se, in assoluto, 40.000 può sembrare un numero considerevole, dobbiamo metterlo in relazione con altri dati. Innanzitutto, i 40.000 sono 20.000 all’anno, a fronte di oltre 270.000 arrivi totali (nel 2014) e di circa 130.000 arrivi nei primi cinque mesi del 2015. È facile capire che la “soluzione” che propone l’unità europea sarà destinata solo a una piccola parte di migranti.

Oltre a essere quindi un’ipotesi al ribasso rispetto alla vera problematica, non è nemmeno condivisa da tutti i Paesi membri, ed è passata solo perché il ricollocamento verrà effettuato su base volontaria.

Se non si è deciso nulla dal punto di vista pratico, si è però delineata una chiara linea politica: i vari paesi dovranno espellere coattivamente circa 250.000 migranti all’anno, poiché non titolari dei requisiti necessari per restare in territorio comunitario. La vera partita si gioca infatti sul piano dei diritti – con l’agenda europea sull’immigrazione prima, e quindi con i vertici di questi ultimi giorni – ed è chiaro come si sia delineato un diritto circoscritto ai cosiddetti “potenziali richiedenti asilo” e che non riguarda affatto i cosiddetti “migranti economici”. Per usare le parole di Don Luca Favarin “la fame non è un diritto sufficiente per cercare un futuro migliore?”.

A consolidare questo impianto poliziesco e repressivo sono anche le “novità” che riguardano i centri di accoglienza. D’ora in poi si parlerà di hotspot (punti di sbarco) e di hub, nei quali i migranti saranno smistati o verso il sistema SPRAR o verso i CIE.

Così, ancora una volta, l’accoglienza degna è riservata soltanto a pochi fortunati che riescono ad accedere a qualche struttura che gli darà un sostegno per un paio di anni; mentre la grande maggioranza è destinata ad una vita in clandestinità, andando a foraggiare quel mercato nero a basso costo di cui l’Europa è affamatissima. Tutti in attesa della prossima sanatoria che riempirà le casse dello Stato, alimentando il ciclo delle emergenze.

A volte, però, i meccanismi si rompono, quando i soprusi generano solidarietà. Spesso la solidarietà si emancipa in lotta, così come sta accadendo a Ventimiglia, dove centinaia di migranti stanno combattendo per il futuro di tutti, rigettando quel ruolo passivo che l’Europa vorrebbe attribuirgli. I migranti sugli scogli di Ventimiglia lottano per il loro futuro, che è il futuro condiviso da tanti altri in cerca di una vita degna.