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Libera circolazione delle persone: cinque azioni che possono andare a vantaggio dei cittadini, della crescita economica e dell’occupazione nell’UE

Comunicato della Commissione europea

La responsabilità congiunta degli Stati membri e delle istituzioni dell’Unione europea nel sostenere il diritto dei cittadini dell’UE a vivere e lavorare in un altro paese dell’UE è sottolineata in un documento programmatico appena adottato dalla Commissione europea. Nell’intento di fornire sostegno agli Stati membri in tal senso, il documento della Commissione delinea cinque azioni concrete per rafforzare il diritto di libera circolazione, aiutando nel contempo gli Stati membri a coglierne i benefici. Il documento programmatico precisa che i cittadini dell’UE hanno diritto alla libera circolazione e a fruire di prestazioni sociali, rispondendo altresì alle preoccupazioni sollevate da alcuni Stati membri in relazione alle problematiche che i flussi migratori possono rappresentare per le autorità locali.

“Il diritto alla libera circolazione è un diritto fondamentale e costituisce l’essenza stessa della cittadinanza dell’Unione europea. Oltre due terzi degli europei sostiene che la libertà di circolazione arreca vantaggi al loro paese. Dobbiamo rafforzarla e salvaguardarla,” ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione e Commissaria UE per la Giustizia. “Sono a conoscenza delle preoccupazioni di alcuni Stati membri per quanto concerne i potenziali abusi connessi ai flussi di mobilità, che indeboliscono la libera circolazione. La Commissione europea intende offrire ausilio agli Stati membri per far fronte a tali sfide. Per questa ragione la Commissione ha presentato oggi cinque azioni che aiuteranno gli Stati membri ad affrontare potenziali casi di abuso e ad utilizzare in modo più efficace i fondi dell’UE destinati all’inclusione sociale. Auspichiamo di lavorare insieme per salvaguardare il diritto alla libera circolazione. Per i cittadini europei ciò è molto importante.”

László Andor, Commissario per l’Occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, ha dichiarato: “La Commissione si impegna a garantire che i cittadini dell’UE siano in grado di esercitare in concreto il loro diritto a lavorare e vivere in qualsiasi paese dell’UE. Gli Stati membri e l’UE devono lavorare insieme per far sì che la normativa in materia di libera circolazione continui ad apportare i massimi benefici ai nostri cittadini e alle nostre economie nazionali. La Commissione riconosce che possono verificarsi problemi a livello locale, generati da un grande e improvviso afflusso di persone provenienti da altri paesi dell’UE in una particolare zona geografica, che viene messa sotto pressione ad esempio in termini di istruzione, alloggi e infrastrutture. La Commissione è quindi pronta ad avviare un dialogo con gli Stati membri e ad aiutare le autorità comunali ed altre parti interessate ad utilizzare, in tutta la sua portata, il Fondo sociale europeo.”

Con oltre 14 milioni di cittadini dell’UE residenti in un altro Stato membro, la libera circolazione – o la possibilità di vivere, lavorare e studiare ovunque all’interno dell’Unione – è il diritto dell’UE più apprezzato dagli europei. I lavoratori dell’UE si sono giovati di tale diritto, sancito nel 1957 dai Trattati di Roma, sin dagli albori dell’Unione europea.

La libera circolazione dei cittadini è anche una componente essenziale del mercato unico e un elemento centrale del suo successo: stimola la crescita economica consentendo alle persone di viaggiare, effettuare acquisti e lavorare a livello transfrontaliero e dando modo alle imprese di reclutare personale attingendo da un più ampio serbatoio di talenti. La mobilità dei lavoratori tra gli Stati membri contribuisce ad affrontare il divario tra competenze offerte e posti di lavoro disponibili, in un contesto di squilibri significativi nel mercato del lavoro dell’UE e di invecchiamento della popolazione.

Infine, la normativa UE in materia di libera circolazione contempla una serie di garanzie che consentono agli Stati membri di prevenire gli abusi.

L’odierna comunicazione analizza l’impatto della mobilità dei cittadini dell’UE sui sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri ospitanti. Il fatto che la maggior parte dei cittadini dell’UE si sposti in un altro Stato membro per lavorare è abbondantemente suffragato da elementi di prova concreti. In questo modo aumentano le probabilità di essere economicamente attivi rispetto ai cittadini dello Stato ospitante e si riduce l’eventualità di ricorrere all’assistenza sociale. In effetti, la percentuale di cittadini “mobili” dell’UE che ricevono indennità è relativamente bassa in rapporto ai cittadini dei vari Stati membri e dei cittadini di paesi terzi (allegato 3). Nella maggior parte degli Stati membri i cittadini mobili dell’UE sono contribuenti netti del sistema di sicurezza sociale del paese ospitante.

La comunicazione definisce i diritti e gli obblighi dei cittadini dell’UE, in forza del diritto dell’UE, e chiarisce le condizioni che i cittadini devono soddisfare per essere autorizzati alla libera circolazione nonché a beneficiare di assistenza sociale e delle prestazioni di sicurezza sociale. Tenendo conto delle problematiche emerse in alcuni Stati membri, la comunicazione illustra inoltre le garanzie atte a contrastare abusi, frodi ed errori e definisce altresì gli strumenti di inclusione sociale a disposizione degli Stati membri e delle comunità locali che si trovano ad affrontare pressioni particolari connesse all’afflusso di cittadini mobili dell’Unione.

Per rispondere alle preoccupazioni avvertite in alcuni Stati membri dell’UE in merito all’attuazione in loco della normativa in materia di libera circolazione, la Commissione stabilisce cinque azioni per aiutare le autorità nazionali e locali a:

  • contrastare i matrimoni di convenienza: la Commissione intende coadiuvare le autorità nazionali nell’attuazione della normativa UE, che consente loro di lottare contro i potenziali abusi del diritto alla libera circolazione, elaborando un manuale per contrastare i matrimoni di convenienza.
  • Applicare norme di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale nell’UE: la Commissione sta operando in stretta collaborazione con gli Stati membri per chiarire, in una guida che verrà pubblicata entro la fine del 2013, la “prova della residenza abituale” prevista dalla normativa dell’UE sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (regolamento 883/2004/CE). I rigorosi criteri applicati nell’ambito di questa prova garantiscono che i cittadini che non svolgono alcuna attività possano avere accesso alla sicurezza sociale in un altro Stato membro solo dopo aver effettivamente trasferito il loro centro di interesse in quello Stato (ad esempio se vi soggiorna la famiglia).
  • Affrontare le sfide riguardanti l’inclusione sociale: aiutare gli Stati membri a ricorrere ulteriormente al Fondo sociale europeo per affrontare il problema dell’inclusione sociale: a partire dal 1° gennaio 2014 almeno il 20% dei fondi a titolo del FSE dovrebbe essere investito nella promozione dell’inclusione sociale e nella lotta contro la povertà in ciascun Stato membro.
  • Promuovere lo scambio di pratiche ottimali tra le autorità locali: la Commissione offrirà sostegno alle autorità locali per condividere le conoscenze acquisite in tutta l’Europa allo scopo di affrontare meglio le problematiche poste dall’inclusione sociale. Entro la fine del 2013 la Commissione porterà a termine uno studio inteso a valutare l’impatto della libera circolazione in sei grandi città e nel febbraio 2014 inviterà i sindaci per discutere le problematiche e scambiare pratiche ottimali.
  • Garantire l’applicazione in loco della normativa UE in materia di libera circolazione: la Commissione istituirà inoltre, entro la fine del 2014, in cooperazione con gli Stati membri, un modulo di formazione on-line volto ad aiutare il personale delle autorità locali a comprendere e ad applicare appieno i diritti dei cittadini dell’UE in materia di libera circolazione. Attualmente il 47% dei cittadini dell’UE sostiene che i problemi incontrati al momento di trasferirsi in un altro paese dell’UE sono dovuti al fatto che i funzionari operanti presso le amministrazioni locali non hanno sufficiente dimestichezza con i diritti dei cittadini dell’UE connessi alla libera circolazione.

Contesto

20 anni fa, con il Trattato di Maastricht, il diritto alla libera circolazione è stato esteso a tutti i cittadini dell’UE, a prescindere dal fatto che siano o meno economicamente attivi. Le norme e le condizioni specifiche applicabili alla libertà di circolazione e di soggiorno sono stabilite in una direttiva su cui gli Stati membri hanno espresso il loro accordo nel 2004 (2004/38/CE).

Per il 56% dei cittadini europei la libera circolazione è il risultato migliore conseguito dall’Unione europea. Sono infatti sempre più numerosi gli europei che beneficiano di questo diritto trasferendosi in un altro Stato membro: alla fine del 2012 erano 14,1 milioni i cittadini che vivevano in uno Stato membro diverso dal proprio. In base alle indagini Eurobarometro oltre due terzi degli europei (67%) ritengono che la libera circolazione delle persone all’interno dell’UE comporti vantaggi economici per il loro paese (cfr. l’allegato 1).

Ogni cittadino dell’UE ha il diritto di soggiornare sul territorio di un altro paese dell’UE, per un periodo non superiore a tre mesi, senza alcuna condizione o formalità. Il diritto di soggiornare per un periodo superiore a tre mesi è soggetto a determinate condizioni, in funzione dello status del cittadino dell’UE nel paese UE ospitante (cfr. MEMO/13/1041per ulteriori dettagli).