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Mali. Violenza indiscriminata nel Paese, la protezione sussidiaria va concessa anche senza una minaccia personale

Corte d’Appello di Trieste, sentenza n. 458 del 15 luglio 2016

La Corte d’Appello ricostruisce l’attuale situazione in Mali e, dando anche atto della leva obbligatoria introdotta nel 2014, riconosce la protezione sussidiaria al cittadino maliano proveniente dal sud ovest del paese.

Più precisamente il Collegio specifica: “Le notizie di violenza più recenti lasciano intravedere un acutizzarsi della tendenza illustrata dall’esperto ONU. In particolare nel 2016 la sede in Bamako del contingente militare europeo è stata attacata da quattro terroristi uno dei quali è rimato ucciso (…omissis…) senza contare gli attacchi, sempre più frequenti a nord (…omissis…). In conclusione, se non può non essere negata l’affermazione di un diffuso stato di violenza verso i civili su tutto il territorio maliano, non se ne può neppure autonomamente inferire il perfetto stato di sicurezza in tutto il Paese (…omissis…)”.

Inoltre la Corte ricorda quanto più volte affermato dalla Corte di Giustizia per cui: “nei casi di violenza indiscriminata nel Paese di origine causata da un conflitto armato, colui che richiede la protezione sussidiaria in uno Stato membro non deve provare di essere minacciato personalmente proprio a causa dell’eccezionalità della situazione che di per sè fa supporre l’esistenza di un rischio effettivo per l’individuo di subire minacce gravi e individuali nel caso di rientro nello Stato di origine, proprio a causa dell’elevato livello di violenza” (Corte di Giustizia, Grande Sezione, 17.2.2009, n. 465)”

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Corte d’Appello di Trieste, sentenza n. 458 del 15 luglio 2016