Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Marche. Cresce l’opposizione al D.L. Minniti-Orlando

Manifestazione all'aeroporto: né detenzione né deportazione

Come era evidente già dalla sua pubblicazione il D.L. Minniti-Orlando sta generando tantissime resistenze su più fronti. Lo stesso CSM si è espresso in maniera estremamente critica, ma la resistenza sociale contro i nuovi centri di detenzione (CPR) si annuncia aspra e senza quartiere.

Il Ministro ne vorrebbe uno in ogni regione anche in quei territori che da sempre si sono battuti contro l’apertura di centri simili in passato. Ciclicamente si assegna un nome diverso allo stesso tipo di strutture cercando di creare un immaginario diverso, ma sia che vengano chiamati CPT, CIE o CPR la sostanza è sempre la stessa, ovvero strutture detentive regolate da un diritto basato sulla discriminazione e con uno scopo palesemente punitivo volto a soddisfare il populismo razzista che inesorabilmente sta logorando il nostro paese.

Sabato 18 marzo l’aereoporto di Ancona si è fermato per una manifestazione indetta dai centri sociali delle Marche e la campagna OverTheFortress: “Le Marche sono indisponibili all’apertura di un Centro di permanenza per i Rimpatri, nessun volo della deportazione partirà dall’aeroporto”

E’ chiaro che non solo in Italia ma in tutta Europa sono in atto pratiche di criminalizzazione e repressione nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo ma è altrettanto chiaro che in tanti non vogliono questa Europa di muri e confini. E le date di mobilitazione del #18M lanciate da un appello dell’hotel City Plaza di Atene, ad un anno dell’entrata in vigore del vergognoso accordo Ue-Turchia sui migranti, ne è la conferma.

Contro i nuovi muri materiali ed immateriali che stanno per essere costruiti con il pacchetto securitario che stravolge le procedure di inclusione dei richiedenti protezione internazionale, apre centri di permanenza per il rimpatrio, ammette il lavoro gratuito e diventa funzionale alla firma di accordi bilaterali con Paesi non sicuri e retti da dittature per esternalizzare il controllo delle frontiere, dalle Marche arriva subito il “No al decreto”: non c’è disponibilità né a costruire CPR né ad accettare che i voli della deportazione partano dall’unico aeroporto della regione.

Questo decreto è la materializzazione di un piano logistico per lo spostamento e l’allontanamento dei migranti più che un meccanismo di tutela del diritto: chi arriva in Italia e in Europa dopo aver rischiato più volte la vita ha bisogno di assistenza e protezione, non di essere chiuso negli Hotspot e nei CIE per essere poi deportato attraverso i CPR. Anche oggi sui giornali si parla dell’accordo tra il governo italiano e quello libico come soluzione alla crisi dei migranti, in realtà non servirà a fermare i trafficanti di uomini nel mediterraneo né a rafforzare la sicurezza alle frontiere, ma con certezza produrrà effetti inumani per le centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini destinati a rimanere intrappolati nell’inferno libico.

Durante il presidio sono stati distribuiti centinai di volantini a chi stava per imbarcarsi sull’aereo per Londra informando che per dare una risposta ai problemi reali di uomini e donne migranti costretti alla clandestinità e alienati da ogni diritto va da subito avviato un percorso per il riconoscimento del diritto di restare e la “libertà di movimento”.

Danilo Burattini

Membro della redazione di Melting Pot Europa e dell'Ambasciata dei Diritti delle Marche.