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Meno migranti si accolgono da vivi più ne arrivano morti

Arrivata a Catania la nave con le 10 salme

Catania, 1 luglio – Questa amara constatazione si conferma ogni giorno di più, i morti accertati sono migliaia ma chi ci governa è più interessato a demagogiche operazioni di facciata, ben sapendo che sono le politiche securitarie della fortezza Europa e di Frontex a causare i naufragi ed a favorire i lauti profitti delle mafie mediterranee.

Stanno finendo nel porto di Catania le operazioni di sbarco di 348 migranti dalla nave della guardia costiera CP941 U. Diciotti ; i/le migranti, in maggioranza nigeriani, il resto provenienti dall’Africa sub sahariana, salvati in 3 operazioni di soccorso a fragilissimi gommoni, che stavano affondando, a 20 miglia dalle coste libiche.

Stavolta, nonostante la banchina fosse militarizzata dalla presenza di Polizia scientifica (che sollecitava il rilascio delle impronte), Carabinieri, Guardia di Finanza ed ispettori di Frontex, la stampa e le associazioni solidali hanno avuto la possibilità di avvicinarsi alle transenne a poche decine di metri dallo sbarco e di seguire la conferenza stampa del comandante della Diciotti Gianluca D’Agostino: particolarmente straziante il racconto del salvataggio del secondo gommone, “collassato” appena preso il largo da Tripoli, le 10 donne migranti decedute insieme a 38 donne superstiti e 2 bimbi, stavano al centro del gommone, mentre i 68 uomini stavano sui bordi esterni, quando, imbarcando acqua inquinata da benzina, chi stava al centro è stato risucchiato sotto, calpestato da chi cercava di salvarsi. Fra le superstiti 2 donne sorelle di 2 donne decedute.

Il sindaco Bianco, presente all’inizio dello sbarco, ha garantito che verrà offerta sepoltura alle 10 vittime nel cimitero cittadino e che ci sarà una cerimonia interreligiosa nel palazzo della cultura nei prossimi giorni: segnale positivo, che andrebbe esteso a reali politiche d’accoglienza dei migranti, che sopravvivono ai frequenti naufragi. Stanno partendo i primi bus che trasferiranno i/le migranti fuori dalla Sicilia, può essere che nella nostra isola non ci siano realtà sociali disponibili ad offrire un’accoglienza degna almeno ai/lle superstiti dei naufragi?

Nel frattempo, al porto di Augusta è da poco arrivato il peschereccio della strage del 18 aprile 2015, riportato a terra dopo mesi dall’inizio delle attività di recupero e diversi tentativi andati falliti. A far discutere nelle ultime settimane, sono state soprattutto le denunce del sindacato Usb sulla inadeguatezza delle attrezzature messe a disposizione dei vigili del fuoco coinvolti in prima linea nell’operazione e sui rischi per la salute a cui gli stessi sono stati esposti. Già ad aprile denunciammo la totale militarizzazione dell’operazione, criticando la scelta di utilizzare il pontile Nato di Melilli per l’approdo del relitto e l’estrazione delle salme (https://nmenzulastrada.blogspot.it/2016/05/atteso-ad-augusta-il-peschereccio-della.html).

L’arrivo del peschereccio ad Augusta poteva essere l’occasione per far toccare direttamente alla popolazione siracusana e ai cittadini solidali la drammatica realtà delle stragi del Mediterraneo, dei naufraghi senza nome e dei dispersi. Sarebbe stato un momento di raccoglimento e condivisione, per poter sentire profondamente il peso di quelle esistenze spezzate, delle speranze e dei sogni annegati nei fondali di un canale trasformato in un muro invalicabile dalle politiche liberticide e securitarie della fortezza Europa. E invece no. Si è preferito sollevare ancora un muro, fisico e ideologico, per tenere lontani i cittadini dalla vista di qualcosa che, magari, avrebbe potuto smuovere le loro coscienze, animare e interrogare collettivamente.
In queste ore siamo impegnati nel rintracciare alcuni superstiti ed un’associazione di familiari dei desaparecidos del Mali di quel naufragio per verificare la loro disponibilità a tornare in Sicilia per offrire il loro determinante aiuto nell’attività di identificazione dei corpi deceduti.