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da Il Manifesto del 7 maggio 2003

Migranti – Bossi-Fini, resa dei conti di Cinzia Gubbini

Mantovano risponde a Turco. Nessun passo avanti

Quasi una resa dei conti, ieri mattina alla camera dei deputati. L’ex ministro per gli affari sociali, Livia Turco, contro l’attuale sottosegretario all’interno, Alfredo Mantovano. Motivo del contendere: la legge sull’immigrazione Bossi-Fini. Quasi un anno dopo l’approvazione del nuovo testo che ha tolto i mille veli alla normativa Turco-Napolitano, costringendola a un’imbarazzante nudità, i due demiurghi si sono fronteggiati. Il dibattito è stato lungo e ornato di destrezze retoriche: Mantovano che parla come un fiume e snocciola cifre riconoscendo «la serietà e l’articolazione dell’interprellanza dell’onorevole Turco» e l’onorevole Turco che rinnova «la stima nei confronti del sottosegretario per la sua capacità di essere sempre puntuale nel merito». Ma al di là delle formalità, le posizioni non potrebbero essere più distanti. E la palla rimane al centro: la Turco (e i Ds) che continua a difendere la «sua» legge da una parte, dall’altra Mantovano (e tutto il governo) che non ha il minimo ripensamento sull’impostazione della Bossi-Fini.

Mantovano affronta punto per punto i problemi sollevati da Turco, impossibili da sintetizzare qui. Ma, guarda caso, non ne affronta uno: quello sui profili di incostituzionalità della legge, che ha già causato la remissione di 60 istanze alla Consulta. Per la prima volta, invece, rende nota la cifra dei migranti sottoposti a regime carcerario per non aver ottemperato all’ordine di espulsione, una delle chicche della Bossi-Fini. Sarebbero solo 113, non si può parlare quindi di emergenza. Più tardi, però, dice che gli irregolari già espulsi ma ancora presenti in Italia sono 62.500. In pratica: l’arresto non viene applicato con rigore, perché insostenibile, però sta lì a rendere la vita impossibile a chi cade nella clandestinità.

Per quanto riguarda il desaparecido regolamento della legge, Mantovano informa che è «in fase avanzata di definizione» (e non in fase di definizione avanzata); mentre la regolarizzazione, dice, finirà nel dicembre 2003, ma non si sa come e non manca di agitare la storia dell’assenza di code agli uffici (vedi pezzo in pagina..). Nessuna speranza, però, per gli immigrati regolarizzandi che gradirebbero tornare a casa in attesa del disbrigo delle pratiche. Il problema «va affrontato con realismo», considerato che la Bossi-Fini offre loro «l’opportunità di essere accolti in piena integrazione». Sul decreto flussi per il 2003 e sulle espulsioni è una girandola di cifre, che spiega praticamente come con il governo di centrodestra siano stati espulsi più irregolari (ma i Ds ribattono che ne espellevano di più loro, ammettendo, però, che il vero problema è l’ingresso legale). Per quanto riguarda il decreto flussi, le cifre fornite da Mantovano dimostrano che la logica degli ingressi regolati è intesa dal centrodestra come un premio da assegnare ai governi che collaborano con l’Italia, spingendo per di più l’accelerazione sul lavoro stagionale piuttosto che su quello stabile. E, infine, i cpt. Mantovano è molto bravo, e stuzzica Turco sull’eventualità che il centrosinistra stia mettendo in dubbio la leggittimità dei centri. Per carità, ribatte Turco, non ci ripensiamo mica «siamo preoccupati per le condizioni degli stranieri». E al sottosegretario basta poco per dire che non gli risulta ci siano particolari problemi. Ma dice di più: «gli standard sono superiori al resto degli stati dell’Unione europea». Preoccupante per l’Italia, e preoccupante per l’Unione – visto che, forse, il sottosegretario ha ragione – soprattutto se si considera che Mantovano ha sottolineato di puntare al semestre italiano per riolvere questioni sospese come quella dell’asilo.