Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
//

Muri contro l’umanità e licenza di uccidere: la ricetta dell’Europa fortezza

L’umanità in fuga dalla povertà e dalla guerra che con scale rudimentali cerca di superare il muro tra Ceuta e Mellilla è alla ricerca di speranza. La stessa di cui sono alla ricerca gli esseri umani che sbarcano a Lampedusa o in Sicilia.

L’Europa erige nuovi muri e, quando si trova in difficoltà, li alza di sei metri e delega agli eserciti il contenimento del problema. Un “problema” gestito militarmente, come il centro di detenzione (o meglio lager) di Lampedusa, perché guerra significa difesa del potere economico, basato sulla continua disponibilità allo sfruttamento di masse umane senza diritti e che tali devono rimanere.
Questa umanità preme, sempre più, alle porte dei paesi industrializzati e non basterà la repressione per fermarla o dissuaderla che “non c’è posto per tutti”. Si tratta di una umanità che rivendica come proprio il diritto ad avere una nuova possibilità di vita. Non chiede molto. È la stessa cosa che hanno chiesto, fino a non molto tempo fa, i nostri bisnonni, partendo per le Americhe.

Le reti col filo spinato di Ceuta e il mare di Lampedusa sono le stesse barriere che vengono riproposte all’interno dei Paesi. I centri di detenzione sono costruiti con gli stessi muri e dallo stesso pensiero di esclusione e razzismo. Abbattere le recinzioni a difesa dei CPT significa abbattere la cultura dell’intolleranza e dello sfruttamento realizzato attraverso leggi sull’immigrazione come la Bossi Fini.

Dopo il reportage su Lampedusa, i morti di Mellilla e le deportazione nel deserto del Marocco, è importante creare una campagna forte sui temi dei diritti dell’umanità, tutta. Contro le frontiere e i muri chele difendono, contro l’imposizione di uno scenario di guerra pronto ad assumere gli stranieri come nemici da cui difendersi con ogni mezzo necessario.

Sabato 22 ottobre [ vedi il sito www.retimigranti.org] sono previste due manifestazioni di fronte ai centri di detenzione di prossima apertura: Gradisca D’Isonzo (Gorizia) e Bari S.Paolo, entrambi realizzati nonostante le locali Regioni e Comuni siano di centro sinistra. Cosa resta dell’appuntamento dello scorso luglio di Bari? Cosa resta delle buone intenzioni dei governatori regionali di chiudere i CPT che, dopo un lungo compromesso, sono rimaste solamente sulla carta?

Il 22 ottobre sarà una giornata importante per rivendicare una politica di accoglienza vera, non propaganda elettorale, ma percorsi reali che nascono dai territori e che si alimentano nelle battaglie per il diritto alla casa, contro la precarietà, per il diritto ad una vita semplicemente dignitosa.
Abbattere i muri – materiali e mentali – dell’esclusione è un modo per sognare un mondo migliore. Un aiuto semplice che possiamo dare all’umanità in ricerca di speranza. Possiamo e dobbiamo farlo. Per la nostra dignità.

A cura di Milena Zappon, Melting Pot