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Nessun CIE né a Gradisca né altrove

Appello promosso dalla Rete Accoglienza Friuli Venezia Giulia

Il Ministro dell’Interno ha annunciato l’apertura di un Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) in ogni Regione italiana.

Il nostro territorio ha vissuto direttamente, fino al novembre 2013, l’aberrante realtà del sistema CIE a Gradisca d’Isonzo, per anni indicato come “uno dei CIE peggiori d’Italia”. Chiunque lo abbia visitato, visto in foto o filmati, con la sua struttura di mura altissime, sbarre, grate e reti, non può ignorare che si trattava di una struttura pensata e realizzata per annichilire l’essere umano, un vergogna per un Paese che vuole definirsi democratico; durante gli anni della sua apertura nel CIE di Gradisca si sono consumate innumerevoli violazioni dei diritti umani, ampiamente documentate, in una escalation di violenza che ha anche condotto alla morte di un giovane migrante. Sebbene in questi anni le gabbie di questo CIE siano rimaste aperte per diventare luogo di “accoglienza” per i richiedenti asilo, questo territorio non deve dimenticare i soprusi e le violazioni dei diritti umani che si sono consumate all’intero di quelle mura.

Lo stesso Consiglio Regionale FVG, dopo numerose manifestazioni, relazioni giuridiche e sanitarie nonché ampie prese di posizione, il 27 gennaio 2015 approvava una mozione che “impegna la Giunta regionale a ribadire con fermezza la contrarietà ad una eventuale riapertura del CIE “ e a “sollecitare il Governo nazionale affinché abroghi tutte le norme non rispettose dei diritti umani ai sensi della Costituzione e della Carta dei Diritti Umani , riformi la normativa relativa al sistema delle espulsioni e dei trattenimenti e rispetti la volontà della popolazione della Regione FVG che rifiuta l’apertura del CIE sul territorio regionale ritenendo tale forma di contenzione non rispettosa dei diritti umani”.

La ricordata esperienza fallimentare (anche in relazione agli elevati costi e alle condizioni degradanti dei centri), ci induce oggi a respingere con fermezza la semplice riedizione di nuovi CIE in regione o in qualsiasi altro luogo d’Italia. Le politiche securitarie non hanno mai prodotto miglioramenti in termini di sicurezza, generando, invece, solo mostri in termini giuridici e umanitari. Per regolare in modo efficace e legittimo il fenomeno migratorio occorre che innanzitutto si modifichino le norme legislative in vigore che sono incostituzionali e che producono irregolarità, ampliando i canali regolari di ingresso, stabilizzando i soggiorni, e riducendo drasticamente le tipologie espulsive alle violazioni più gravi.

Come firmatarie/i di questo Appello chiediamo a tutte/i cittadine/i e alle istituzioni regionali di confermare la contrarietà all’apertura di un CIE e di adoperarsi in ogni sede per giungere rapidamente a una riforma della normativa sulle espulsioni e sui trattenimenti anche alla luce delle condanne comminate all’Italia della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.

Inviare adesioni collettive oppure individuali, specificando nome collettivo o singolo, sede o comune di residenza, mail.

Per adesioni, clicca qui.

Per info: [email protected]