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Non c’è due senza quattro. A Roma si bonifica la solidarietà

Quarto sgombero del presidio di Baobab Experience dal 30 settembre

Photo credit: Alessandro Annunziata
Photo credit: Alessandro Annunziata
Photo credit: Alessandro Annunziata

Il 7 novembre per l’ennesima volta il presidio di Baobab Experience, da qualche settimana in Piazzale Spadolini, è stato sgomberato.
Ancora ordine pubblico contro una questione umanitaria“, scrivono gli attivisti che assieme ad altri cittadini e associazioni hanno garantito con la loro presenza che “le operazioni di svolgessero nel pieno rispetto dei diritti e della dignità dei migranti”.

L’intervento della polizia è la risposta alla scelta che quasi 200 migranti hanno fatto alcune sere fa montando delle tende nel piazzale dove stavano dormendo senza alcun riparo. L’ultimo dei tanti presidi che non sono altro che la naturale conseguenza alla mancanza di strutture dove essere accolti, della possibilità di chiedere il ricollocamento o della libertà di raggiungere un altro Paese europeo legalmente.

Il Centro Baobab, una vetreria abbandonata che negli anni aveva ripreso vita ospitando attività dedicate a migranti e rifugiati, era un’esperienza autogestita di accoglienza per transitanti che a Roma rappresentano una realtà tanto ampia quanto delicata ma che nessuna istituzione si decide ad analizzare e gestire.

Il Centro Baobab era una risposta dal basso all’indifferenza delle istituzioni che offriva ai migranti un luogo sicuro dove riposarsi e raccogliere informazioni, ma è stato chiuso e i migranti ospitati sono finiti a vivere in strada. Grazie alla solidarietà degli attivisti e di tutto il quartiere è inizialmente nato un accampamento in via Cupa a fianco al centro, che è riuscito ad offrire ai migranti un’accoglienza solidale e minimamente dignitosa.

Con l’insediamento della giunta Raggi e con i migranti sostenuti dal Baobab già in strada era stato avviato un tavolo di lavoro tra l’Assessora alle Politiche sociali e chi si occupa di accoglienza, con l’obiettivo di risolvere una situazione ormai diventata emergenziale. Dopo alcuni incontri il tavolo è stato sospeso, gli obiettivi dimenticati e tutte le promesse fatte disattese, prima tra tutte lo sgombero di via Cupa che è arrivato qualche settimana dopo. I migranti condotti in Questura, gli attivisti allontanati e tutti i materiali raccolti nel corso dei mesi, grazie alla solidarietà dei cittadini, posti sotto sequestro.

Da questo momento inizia il grottesco inseguimento: i migranti non possono stare da nessuna parte, ma soprattutto non possono stare uniti e non possono ricevere la solidarietà di chi vorrebbe star loro vicino.

Un primo accampamento si forma nei pressi della stazione Tiburtina, che viene subito disperso con l’intervento dei blindati. Poi per alcuni giorni i migranti trovano ospitalità nel giardino della Basilica di San Lorenzo al Verano, finché anche questa chiude i battenti e, accampati nel piazzale del Verano, arriva subito il trasferimento in Questura e l’identificazione.

Dormire per strada e farsi portare una cena calda da amici è un reato tanto grave da richiedere il continuo intervento di blindati in qualsiasi luogo pubblico avvenga.
Nel frattempo però le richieste d’asilo e di ricollocamento rimangono bloccate e chi è riuscito a presentare la domanda prima del 30 settembre è “incastrato” nelle strutture della Croce Rossa. Nessuna alternativa viene valutata e le proposte che arrivano dal basso nemmeno prese in considerazione.

Da alcune settimane 190 migranti stavano dormendo in Piazzale Spadolini, sopra un parcheggio sotterraneo abbandonato. Perché non dentro? Perché dentro non si può, perché sono state murate porte e finestre. E allora però con la pioggia e il freddo, per dormire all’aperto servono almeno delle tende.
No, assolutamente non si può.
Infatti ecco che arrivano i blindati a prendere i migranti e identificarli in Questura, come se non fosse l’ennesima volta che lo fanno, e a distruggere le tende.
Viene da chiedersi come può un’amministrazione comunale essere così inconsapevole delle questioni cittadine e così incapace nella gestione.

Come può una giunta lasciare una problematica del genere totalmente ed esclusivamente gestita con operazioni di polizia, senza trovare una soluzione umana e dignitosa?

I migranti a Roma sono uno strumento politico, vengono usati a seconda degli intenti della campagna elettorale di questo e di quello. Si finge che non esistano, si nascondono e si impediscono i tentativi di solidarietà, devono rimanere un problema irrisolto per il prossimo che vorrà usarlo per i propri scopi politici.

Ma in tutto ciò i migranti sono persone e tra loro ci sono anche tantissimi minori, la maggior parte non accompagnati, che subiscono più degli altri tutte le violenze che questa situazione comporta. Questa tarantella non è soltanto ridicola ma una gravissima violazione dei diritti umani e la dimostrazione di un’inadeguatezza cronica delle istituzioni italiane nell’affrontare le questioni legate alle migrazioni.

Ieri sera i migranti sgomberati si sono rifugiati dove una volta c’era l’Hotel Africa, luogo di rifugio per i profughi in fuga abbandonati dalle istituzioni del 2000.

Di sgombero in sgombero, di blindato in blindato, di bonifica in bonifica, la resistenza dei migranti e degli attivisti è messa a dura prova, ma come ci dicono gli attivisti la solidarietà dal basso è l’unico antidoto alla disumanità delle istituzioni. “Il Baobab non finisce, il Baobab si trasforma“.

Links utili:
Baobab ExperienceTwitter
My Baobab Experience (reportage fotografico di Alessandro Annunziata)