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ONU – I migranti morti nel Sahara sono probabilmente il doppio del totale delle vittime del Mediterraneo

Tom Miles, Stephanie Nebehay, Reuters - 12 ottobre 2017

Photo credit: Joe Penney/Reuters

Traduzione a cura di Livio D’Alessio

Ginevra (Reuters) – I migranti che dall’Africa Occidentale cercano di raggiungere l’Europa stanno morendo nel Sahara in un numero molto maggiore rispetto a quanti perdono la vita nel Mediterraneo. Tuttavia, gli sforzi tesi a dissuaderli dal mettersi in viaggio potrebbero causare l’apertura di nuove rotte, stando a quanto riferito dall’Agenzia Onu per le Migrazioni questo giovedì.

Fino ad ora, quest’anno, in mare hanno perso la vita 2.569 persone, mentre oltre 107.000, in maggioranza africani occidentali, hanno raggiunto l’Italia.

Ancora non disponiamo di una stima del numero dei morti nel deserto” ha rivelato in conferenza stampa tenutasi a Ginevra Richard Danziger, direttore dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni per l’Africa centro-occidentale.

Supponiamo, come abbiamo già detto in passato, che i morti siano almeno il doppio di quelli registrati nel Mediterraneo. Tuttavia non siamo in possesso di alcuna evidenza che lo attesti, è solo una supposizione. Semplicemente, non lo sappiamo con certezza“.

In Niger, una delle principali rotte, le autorità locali stanno creando continui ostacoli ai trafficanti di esseri umani, il che potrebbe renderli ancora più inclini ad abbandonare i migranti nel mezzo del deserto, afferma.

Molti migranti hanno raccontato delle morti nel deserto, e alcuni hanno riferito che i trafficanti erano convinti che guidando più velocemente attraverso i campi minati sarebbero stati al sicuro, afferma Giuseppe Loprete, responsabile dell’OIM per la missione in Niger.

Egli riferisce, inoltre, che a seguito della decisa azione del governo – volta a far chiudere i “ghetti” e ad arrestare i trafficanti – il numero dei migranti che attraversano il Niger è diminuito sensibilmente.

L’IOM ha cercato inoltre di diffondere lo slogan “Tu non vuoi essere catturato in Libia”, afferma Danziger.

“Ciò che accade in Libia, le storie di orrore che racconta chi torna indietro, spaventa le persone molto più della morte”.

Molti trafficanti non si considerano criminali. Spesso si tratta di ex-guide del deserto in cerca di denaro. In tanti hanno rinunciato, mentre la criminalità organizzata che ha contatti in Libia continua ad operare, sostiene Loprete.

In questo momento stanno cercando di trovare delle rotte alternative, altrettanto pericolose”, aggiunge.

Quando tappi un buco, altri sono destinati ad aprirsi”, afferma Danziger.

Dal Niger partono due rotte per la Libia: una più vicina al Ciad, abitualmente usata dai trafficanti di esseri umani; l’altra, nelle immediate vicinanze del confine algerino, molto più pericolosa poiché battuta da gruppi estremisti e utilizzata per il traffico di droga ed armi.

Un’alternativa è costituita da un passaggio nel Mali settentrionale, una regione tormentata da conflitti tribali, tuttavia lì non sembrano essersi registrati degli aumenti nei flussi migratori, asserisce Danziger.

La rotta considerata più sicura è quella che corre lungo la costa occidentale dell’Africa, attraverso Senegal, Mauritania e Marocco, fino allo Stretto di Gibilterra, in cui non a caso il flusso migratorio è aumentato, ha aggiunto.