Progetto Melting Pot Europa
Per la promozione dei diritti di cittadinanza

redazione@meltingpot.org

Iscriviti alla newsletter
English | Français | Español

Formazione

Scopri i percorsi formativi a cura del Progetto Melting Pot Europa

SANS-PAPIERS

Home sans-papiers

Normativa

Archivio e guida legislativa
Guida legislativa
Testo Unico Immigrazione
Regolamento di attuazione
Normativa italiana
Normativa europea
Giurisprudenza italiana
Giurisprudenza europea
Accordi e trattati internazionali

Schede pratiche

Consulta le schede

DIRITTI DI CITTADINANZA

Home cittadinanza
Notizie, approfondimenti, interviste e appelli
Campagna #overthefortress
Around Europe
Questione asilo
Agenda
Rassegna stampa

Rubriche

Speciale Asilo
Speciale CIE - CPR
Campagna #overthefortress
A proposito di Accoglienza
Confini e barriere
Frontiere del controllo
Il punto di vista dell’operatore
Osservatorio Commissioni Territoriali
Papers
Speciale Hotspot
SPRAR
Voci dal Sud
Migrarte
Archivio delle Rubriche

Ricerca

Argomenti sans-papiers
Argomenti cittadinanze
Tag geografiche

Multimedia

Video
Immagini
Audio

Chi siamo

Il progetto
Sostienici
Assegnaci il tuo 5‰
Iscriviti alla newsletter
Servizi
Formazione Melting Pot
Aiutaci a tradurre
Autori e traduttori
Avvocati
Collabora
Seguici
Contatti

Per l'assistenza gratuita nella compilazione delle tue pratiche rivolgiti a:

Tweet di @MeltingPotEU
Home » Cittadinanze » Rassegna stampa
Versione per la stampa
da il Manifesto del 12 agosto 2006

Padova - "Via il muro o lo tiriamo giù"

Razzismo-stop e gli abitanti di via Anelli si ribellano contro la recinzione voluta dal Comune

E’ diventato un simbolo che parla di segregazione, e come tale va abbattuto. Il muro di acciaio costruito in un pomeriggio dall’amministrazione di centrosinistra a Padova, con l’obiettivo di fermare gli spacciatori dopo la rissa del 26 luglio, ha già una data di scadenza. Le associazioni che da anni si occupano del «caso» di via Anelli ieri hanno annunciato che se il Comune non lo smantellerà entro settembre ci penseranno loro «dal basso». «Quel muro è assurto a simbolo di tutto ciò che non possiamo accettare. Quindi: o se ne sbarazza il Comune o lo faremo noi», promette Claudia Vatteroni di Razzismo Stop.
Proprio l’associazione padovana, durante la costruzione del muro, invitava a evitare cagnare agostane e a occuparsi piuttosto della militarizzazione crescente intorno al quartiere, a partire dai check point sorti dieci giorni fa per controllare l’accesso al complesso abitativo Serenissima. Ma ormai quei settanta metri per tre di acciaio sono diventati la faccia impresentabile della strategia adottata dalla giunta del diessino Flavio Zanonato. Secondo la quale il primo, imprescindibile obiettivo è che gli abitanti del quartiere «percepiscano la sicurezza». All’uopo sono stati stanziati 250 mila euro sonanti per recinzioni, polizia e telecamere. Dopo, solo dopo, si può proseguire con il progetto di svuotare il ghetto, chiudendo le ultime tre palazzine rimaste. Nel giro di un anno, assicura il Comune.
Secondo le associazioni bisognerebbe fare esattamente il contrario: «Il Comune la deve finire di pensare che i problemi si risolvono con i gesti eclatanti - insiste Vatteroni - questa è una logica di destra e populista. Quello che è successo a via Anelli è il risultato di dieci anni di immobilismo. Sono stati proprio gli immigrati, insieme alle associazioni, a dire che quel complesso andava chiuso, che andavano cercate soluzioni abitative vivibili. Ci dicevano che eravamo pazzi. Poi siamo riusciti a fare approvare un piano, ma tutto va a rilento. Finora sono state chiuse tre palazzine, ma il resto? Ora basta, o chiudono le altre tre palazzine entro dicembre, e lo possono fare, oppure ricominciamo con i vecchi metodi, a partire dall’occupazione delle case».
Ieri mattina sui lastroni di acciaio grezzo sono apparsi cartelli contro «il muro della vergogna». Uno dice «Stop the wall», mutuando la parola d’ordine internazionale contro il muro costruito da Israele nei territori palestinesi. «Dalle nostre case non riusciamo a vedere più fuori. E nessuno può vedere più dentro. E’ come un carcere. Che soluzione è questa qui?», denuncia Jerry, il nigeriano più famoso di via Anelli perché è uno che riesce a farsi ascoltare un po’ da tutti, nigeriani, senegalesi e magrebini, tanto da guadagnarsi il titolo di «sindaco». «Da dieci giorni per entrare nelle nostre case dobbiamo far vedere i documenti alla polizia - continua Jerry - la gente ha paura e tanti non tornano a dormire a casa. Le persone mi chiamano per dire che solo io posso fare la pace. Ma adesso sono tutti nervosi e tutto è più difficile».
L’operazione «percezione della sicurezza», a quanto pare, non ha fatto che aumentare la percezione dell’ingiustizia per gli immigrati che abitano le tre palazzine, e che non sopportano certo meglio lo smercio di droga sotto casa rispetto ai padovani doc. Per il sindaco diessino, che continua a dire di aver innalzato il muro «controvoglia», l’accerchiamento di via Anelli è una sorta di male necessario.
Ma più sindaco e assessori cercano di buttare acqua sul fuoco («quale muro?») più l’inesorabile meccanismo del simbolico li stritola, con i giornalisti che arrivano da tutta Europa per vedere il nuovo «muro di Berlino». «I signori della politica lo sanno benissimo quanto contano i gesti e le parole. Qual è il messaggio che evoca quel muro? Il mondo già conosce le conseguenze di chi evoca l’Apocalisse». La lezione di semiotica arriva da Luca Casarini che adesso è in vacanza ma, nonostante il suo foglio di via da Padova, promette di esserci a settembre per buttare giù il muro: «La loro è una logica aberrante ed è sacrosanto che le persone prendano in mano il destino delle proprie città per renderle posti possibili, vivibili. Il Comune non fa altro che mettere in campo una recita securitaria - dice Casarini - con la polizia che blocca l’accesso a chi non mostra i tratti somatici giusti. E’ una scelta culturale miope che produce disastri. L’unica soluzione è dare case a tutti e abbattere quei palazzi, monumento alla speculazione edilizia».
E quando il Comune si deciderà a chiudere tutti gli appartamenti proprio con gli speculatori dovrà fare i conti. Quegli italianissimi proprietari che finora hanno affittato loculi di 28 metri quadri e ora ricorrono al Tar contro la chiusura della loro proprietà privata.
di Cinzia Gubbini

[ 13 agosto 2006 ]
Sostieni il Progetto Melting Pot Europa!
Dona almeno 1€ - Inserisci l'importo:

TAG

ARGOMENTI:
Discriminazioni

Chi siamo

  • Il progetto
  • Sostienici
  • Assegnaci il tuo 5‰
  • Iscriviti alla newsletter
  • Servizi
  • Formazione Melting Pot
  • Aiutaci a tradurre
  • Autori e traduttori
  • Avvocati
  • Collabora
  • Seguici
  • Contatti

Cittadinanze

  • Notizie, approfondimenti, interviste e appelli
  • Around Europe
  • Questione asilo
  • Agenda
  • Rassegna stampa

Sans papier

Normativa

  • Archivio e guida legislativa
  • Guida legislativa
  • Testo Unico Immigrazione
  • Normativa italiana
  • Normativa europea
  • Giurisprudenza italiana
  • Giurisprudenza europea
  • Accordi e trattati internazionali

Schede pratiche

Rubriche

  • Speciale CIE
  • Campagna #overthefortress
  • A proposito di Accoglienza
  • Confini e barriere
  • Frontiere del controllo
  • Il punto di vista dell’operatore
  • Osservatorio Commissioni Territoriali
  • Papers
  • Speciale Hotspot
  • SPRAR
  • Voci dal Sud

Ricerca

  • Argomenti sans papiers
  • Argomenti cittadinanza
  • Tag geografiche

Multimedia

  • Video
  • Immagini
  • Audio

Social

facebook

twitter

youtube

rss

TELE RADIO CITY s.c.s.

Onlus
P.I. 00994500288
Iscr. Albo Soc. Coop.
n. A121522

CREDITS

web design HCE s.r.l.

2003-2018
creative commons

Cookies