Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Perchè i sindacati appoggiano il primo marzo ma non lanciano lo sciopero?

Alcune riflessioni

Gentile redazione,

colgo l’occasione per complimentarvi con il lavoro che svolgete e con le preziose informazioni che diffondete.

Approfitto del vostro invito a discutere sul primo marzo per proporre alcune riflessioni sul ruolo del sindacato, di base o confederale, a proposito dello sciopero.

A parole sembrano tutti d’accordo con la necessità dell’iniziativa, con il dovere di contrastare le politiche del governo ed il razzismo che si diffonde su larghi strati della società. Ma nella pratica?

Si dice che è impossibile fare uno sciopero etnico, che non è giusto nei confronti degli italiani. Ma questa sembra una scorciatoia troppo facile per liquidare invece quello che il lancio del primo marzo intende mettere in gioco.
Mi sembra che nessuno infatti del comitato promotore proponga una giornata di sciopero dei soli stranieri, escludendo gli italiani, ma che piuttosto si stia immaginando una giornata di mobilitazione sul tema dell’immigrazione in cui italiani e stranieri si uniscano contro il clima di razzismo.

I sindacati invece sembrano timidi di fronte a questa roposta, forse perchè poco si prestano a mettersi a disposizione quando non sono loro a lanciare le scadenze, forse perchè viene messa a nudo l’incapacità di produrre realmente mutamenti culturali attraverso l’azione classica sindacale. Molti iscritti – infatti dicono – non capirebbero, così viene alla luce tutto il limite di ciò che, a livello sociali, rappresentano le migliaia di tessere che sostengono le attività delle confederazioni e delle federazioni di base.

Di contro, dopo aver aggirato l’ipotesi di proclamare lo sciopero, tutti, sindacati confederali e non, si preoccupano di lanciare le loro di scadenze. Ciò che un secondo prima sembrava così impossibile, come la proclamazione di una giornata di mobilitazione generale ed unitaria, contro la crisi ed il razzismo per il primo marzo, diventa immediatamente possibile per il 6 o per il 12 o per il 20 dello stesso mese.

A che gioco stiamo giocando allora?
Credo che la sfida principale del primo marzo 2010 sia proprio quella di capire come sarà possibile contare, come sarà possibile produrre dei “danni” (non fisici ma economici) ad un paese che non si accorge di reggersi proprio sulla presenza di moltissimi stranieri, ma non solo con lo sciopero, anche e soprattutto con le tante forme di azioni e attività che si possono fare in quella giornata. Essere in tanti sarà aver già vinto prte della scommessa, unirsi e rendersi visibile potrebbe completare l’opera…nonostante l’inerzia del sindacato, di cui purtroppo o per fortuna credo possiamo fare anche a meno.

Grazie per l’attenzione
Carlo