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Protesta pacifica nel Cpa Cassibile, cinque arresti

Processati per direttissima cinque richiedenti asilo eritrei, accusati di sequestro di persona per aver bloccato il cancello del Cpa per due ore. Da ieri 110 migranti in sciopero della fame

Roma – Cinque eritrei richiedenti asilo sono stati arrestati per una protesta pacifica nel centro di prima accoglienza di Cassibile, in provincia di Siracusa. Chiedevano tempi più celeri per il riconoscimento dell’asilo, adesso saranno processati per direttissima con l’accusa di sequestro di persona. I fatti risalgono al 23 gennaio. Nel centro d’identificazione di Cassibile sono ospitati 110 richiedenti asilo eritrei e 20 nigeriani. Intorno alle dieci del mattino il gruppo degli eritrei occupa il cortile antistante il cancello dell’ingresso, impedendo di fatto l’uscita di un infermiere e due operatori sociali dell’ente gestore Alma Mater. Chiedono tempi più rapidi per la convocazione nella Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato, che dovrà decidere se rilasciare loro o meno un documento di protezione e quindi un permesso di soggiorno. Fanno parte di due gruppi. Il primo sbarcato il 30 ottobre a Portopalo, l’altro arrivato ad Agrigento il 23 Novembre del 2007. Dopo tre mesi di trattenimento, le prime convocazioni sono iniziate soltanto il 21 gennaio.

“Gli operatori di Alma Mater non sono stati né minacciati né insultati – racconta il pubblico ministero che ha curato le indagini, Filippo Focardi -. Dopo un’ora hanno lasciato uscire un’operatrice, mentre gli uomini sono stati trattenuti per un paio d’ore”. Centoventi minuti. Tanto basta per essere accusati di sequestro di persona. “La protesta era legittima – spiega Focardi – ma il comportamento verso gli operatori non era tollerabile, per quanto poco grave”. Focardi spiega che i cinque eritrei fermati sono stati arrestati perché “individuati come soggetti responsabili dell’agitazione”. L’arresto è stato mutato in obbligo di dimora lo scorso 26 gennaio durante l’udienza di convalida. La prima udienza del processo per direttissima si è tenuta il primo febbraio. L’accusa aveva proposto alla difesa, affidata d’ufficio all’avvocato Sebastiano Blancato, di patteggiare con rito abbreviato una condanna di 2 mesi e 20 giorni di carcere. Ma il processo è stato aggiornato al 23 maggio. Intanto il 25 febbraio 2008 i cinque saranno ascoltati dalla Commissione. Dall’Acnur (Alto commissariato delle Nazioni unite) fanno sapere che il reato in questione non è ostativo al rilascio dello status di rifugiato o di protezione umanitaria, che viene revocato solo in presenza di reati particolarmente gravi. Ma nessuno può sapere come il processo influirà sulla decisione della Commissione, chiamata ad ascoltare i cinque il prossimo 25 febbraio.

Intanto nel centro è scoppiata una nuova protesta. Da ieri sera i 110 eritrei del Cpa di Cassibile sono in sciopero della fame. Chiedono il versamento dei contributi previsti da un fondo ministeriale per i profughi sbarcati sulle coste siciliane. Ma i soldi, dice l’ente gestore Alma Mater, non ci sono. L’Acnur fa sapere che si tratta di un fondo speciale predisposto dal Viminale per l’emergenza sbarchi nell’estate del 2007 e ripartito tra le varie Prefetture, fino ad esaurimento delle risorse. Ma i richiedenti asilo insistono. Nel dicembre 2007 una simile protesta nel centro di identificazione di Trapani portò al versamento del contributo. Si tratta di circa 120 euro a testa, quanto basta per raggiungere Roma o Milano e finire in mezzo alla strada il giorno dopo. Perché per nessuno di loro c’è posto nel circuito di accoglienza del Sistema di protezione di richiedenti asilo e rifugiati (Sprar)

Gabriele Del Grande