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Proteste e scontri a Idomeni al confine greco-macedone

Alcuni migranti si cuciono la bocca contro la chiusura della frontiera in Macedonia

Foto: Forgotten in Idomeni

Dopo che Grecia e Macedonia hanno chiuso i loro confini e hanno deciso di lasciar passare solo i migranti provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan, ci sono state sul confine greco-macedone diverse manifestazioni di protesta da parte dei migranti che sono rimasti bloccati, l’ultima e più violenta ieri 26 novembre.

A Idomeni, a nord della Grecia al confine con la Macedonia, i migranti vengono separati in base alla provenienza ma non viene data loro nessuna spiegazione o informazione su cosa succederà: siriani, iracheni e afghani vengono lasciati passare mentre gli altri vengono trattenuti nei campi di confine in una situazione di totale precarietà.

Da alcuni giorni più di un migliaio di persone stanno protestando, circa 1.300 migranti hanno iniziato uno sciopero della fame e alcuni di loro hanno deciso di cucirsi le labbra.

Sono curdi, iraniani, pakistani ai quali non è permesso di attraversare il confine perché considerati migranti economici e non rifugiati in fuga da una guerra, quindi non meritevoli di raggiungere i Paesi europei in cerca di una vita migliore e altre prospettive.

I migranti hanno iniziato con manifestazioni pacifiche esibendo cartelli con slogan per l’apertura del confine, quando hanno visto che però nessuno li ascoltava e continuavano a non avere nessuna informazione hanno deciso che avevano bisogno di qualcosa di più radicale e hanno iniziato lo sciopero della fame. Uno dei migranti in sciopero racconta che hanno adottato questo genere di protesta perché anche in Iran, quando in carcere è stata adottata per denunciare le condizioni di vita, hanno ottenuto un colloquio, ma in Europa non si riesce proprio ad avere un interlocutore.

La discriminazione che stanno attuando i governi greco e macedone, oltre ad essere una violazione di tutte le convenzioni europee e internazionali sulla libertà di movimento, crea non poche violazioni dei diritti umani sulle zone di confine.

I migranti che non hanno la possibilità di attraversare il confine a causa della loro nazionalità rimangono in uno stato di limbo, non possono andare oltre ma di certo non possono tornare indietro, perché un posto dove tornare non c’è. La situazione in questo limbo è pessima, a Idomeni ci sono tende allestite un po’ ovunque per i più fortunati, mentre per gli altri ci sono coperte, sacchi a pelo e il suolo, e ci si scalda come si può accendendo fuochi con pezzi di legno e immondizie.

È inaccettabile che l’Europa dei diritti abbandoni persone che hanno attraversato diversi Paesi e molteplici difficoltà in condizioni così ostili, tanto più che il clima invernale si fa sempre più freddo e l’intervento di associazioni di volontariato e ong è carente e solo di natura spontanea. I pochi volontari presenti, come i ragazzi di Are you syriuos, denunciano soprattutto la carenza di cure mediche, fondamentali soprattutto per la componente infantile e anziana dei migranti e per i viaggi che queste persone hanno affrontato e stanno vivendo.

Le manifestazioni di protesta vanno avanti da giorni e chiedono insistentemente l’apertura dei confini, i migranti non capiscono come possa essere possibile che vengano scelti in base alla loro provenienza e perchè alcuni hanno il privilegio di poter tentare la richiesta d’asilo e altri no. Non conosciamo le storie di queste persone e i gorverni balcanici non possono arbitrariamente decidere chi può e non può meritarsi la protezione dell’Europa.

Dopo un settimana di confine filtrato le persone rimaste bloccate a Idomeni sono arrivate a 4.000 e la situazione continuerà ad aggravarsi, i flussi non si fermano e altri migranti arrivano giorno dopo giorno. I campi sono invivibili e la tensione tra i migranti è alta. Ieri, 26 novembre, centinaia di migranti, stufi di veder passare gli altri ma non loro, hanno tentato di forzare il blocco di polizia ed esercito e attraversare il confine greco-macedone. Ci sono stati scontri violenti con lanci di pietre e bottiglie da parte dei migranti e il filo spinato è stato smontato, alcuni hanno provato a scappare e sono riusciti ad entrare in Macedonia correndo; la risposta della polizia di frontiera è stata brutale con manganelli e arresti.

Questa è stata la prima escalation dopo una settimana di proteste più blande, ma i migranti continuano ad essere filtrati in base alla provenienza e la tensione rimane alta. Nessun blocco può fermare questo flusso continuo di persone, le ragioni che spingono a migrare sono più forti di qualsiasi filo spinato. La chiusura del confine è pericolosa perché ha come unico risultato il ricrearsi al limite europeo delle condizioni di violenza e di violazione dei diritti da cui i migranti stanno fuggendo e da cui stanno cercando di salvare le proprie famiglie.

Sara Monaci

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