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da La Repubblica del 28 ottobre 2005

Proteste per le prigioni galleggianti

AMSTERDAM – “Reno” e “Stoccolma” sono attraccati nel porto industriale di Amsterdam. Da quando sono arrivati, meno di un anno fa, i grandi battelli sono meta di un pellegrinaggio pressoché continuo delle associazioni per i diritti umani. Manifestazioni, petizioni, siti Internet. I due battelli sono l´ultima invenzione del governo olandese per far fronte alla massa di clandestini da rimpatriare. Oltre 26mila persone nei prossimi tre anni, secondo una legge appena approvata. Nelle carceri non c´è più posto per ospitare i clandestini e così sono stati inventate le “prigioni galleggianti”. I due battelli, noleggiati dalla Germania, sono lunghi oltre cento metri, alti tre piani, e possono ospitare ognuno più di 300 immigrati. Tre nuovi bajesboten, come vengono chiamati in Olanda, saranno inaugurati nel marzo 2006, ma probabilmente per evitare altre polemiche non saranno ancorati a Rotterdam, ma in altre città olandesi.
Le associazioni per i diritti umani protestano: sostengono che i battelli offrono condizioni di detenzione scadenti (quattro persone per ogni cella invece che due) e sono praticamente inavvicinabili dagli avvocati. Il partito socialista ha lanciato una petizione per abolirli e su internet è stato creato un apposito sito: “Chiudete i bajesboten”.

«Non c´è niente di male» ribatte il ministro della Giustizia Piet Hein Donner. «I battelli si possono rapidamente spostare da una regione all´altra a seconda della sovraffollamento del sistema carcerario». Il governo aggiunge anche che i detenuti hanno diciotto ore settimanali di attività ricreative e che vengono rispettati tutti gli standard internazionali in materia carceraria.

(a. g.)