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Pubblicati gli ultimi dati Eurostat e il Rapporto sulla protezione internazionale 2015 in Italia

Nei due rapporti i dati numerici europei ed italiani. Spicca la percentuale in Italia di dinieghi (47%) nella richiesta di protezione internazionale

Durante il secondo trimestre del 2015 (aprile-giugno), sono state presentate nell’Unione Europea 213.200 richieste di protezione internazionale: il 15% in più rispetto al primo trimestre del 2015, e l’85% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Sono questi i dati che emergono dall’ultimo rapporto di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, appena pubblicati, relativi al secondo trimestre del 2015.

Un terzo dei nuovi richiedenti arriva dalla Siria e dall’Afghanistan

In particolare, ad essere cresciuto notevolmente è il numero di nuove richieste provenienti da cittadini siriani (44 mila nuove richieste) e afghani (27 mila nuove richieste), i due gruppi più numerosi tra i richiedenti asilo del secondo trimestre 2015, da cui provengono complessivamente un terzo del totale delle nuove richieste di protezione presentate da aprile a giugno 2015.

Notevolmente in calo, invece, le richieste provenienti dai cittadini kosovari, passate da 50.000 nuove richieste nel primo trimestre del 2015 a 10.000 nel secondo trimestre dello stesso anno.

Più di una richiesta d’asilo su 3 presentata in Germania

Il più alto numero di nuovo domande di protezione è stato presentato in Germania, con oltre 80.000 nuove candidature nel secondo trimestre del 2015, pari al 38% del totale delle domande in Europa.

Al secondo posto l’Ungheria con 32.700 nuove richieste (ovvero il 15% seguita dall’Austria (17.400, nuove richieste pari all’8 %), Italia (14.900, nuove richieste pari al 7%), la Francia (14.700, 7 %) e la Svezia (14.300, 7 %).

Nel dettaglio, dei 44.000 rifugiati siriani più di tre quarti sono stati registrati in soli quattro Stati membri: Germania (16.300), Ungheria (8.400), Austria (5.300) e Svezia (3.900).

I cittadini afgani, invece, nella maggior parte dei casi hanno richiesto protezione in Ungheria.

Al terzo posto, tra le nazionalità principali, ci sono gli albanesi. Si tratta della prima volta che questa nazionalità si colloca tra i primi posti per richieste d’asilo: sono 17.700 le nuove richieste (pari all’8 per cento del totale UE), quasi il 90 per cento di loro ha fatto richiesta in Germania (15.400).

Circa 600 mila domande ancora in attesa di risposta

Secondo Eurostat, infine, sono 592 mila alla fine di giugno le domande di asilo ancora in fase d’esame da parte delle autorità competenti (nello stesso periodo del 2014 erano stare 365 mila).
Il record di domande in attesa di risposta spetta alla Germania con 305.800 domande pendenti alla fine del mese di giugno 2015 (il 52% del totale Ue), seguono la Svezia (56.000 , il 9%), l’Italia (48.300, pari all’8%), la Francia (36.100, il 6%), il Regno Unito (29.400, il 5% ) e la Grecia (29.200, il 5%).

La situazione in Italia

14.895 le nuove richieste di asilo presentate in Italia. Tre le nazionalità principali dei richiedenti asilo: al primo posto la Nigeria con 2.920 domande, segue il Gambia 1.640 e il Pakistan con 1.395.

Nel precedente trimestre (gennaio-marzo) l’Italia era al terzo posto in Europa per domande di asilo presentate (15.245).
Il totale dell’intero semestre è di 30.140 persone che hanno richiesto l’asilo.

Italia come paese di transito

Un esercizio utile per comprendere i flussi migratori in Europa e in Italia è quello di approfondire i dati forniti da Eurostat con il Rapporto sulla protezione internazionale 2015 in Italia realizzato da Caritas italiana, Cittalia, fondazione Migrantes, rete Sprar e Anci in collaborazione con l’Unhcr e presentato ieri a Roma.

Se a livello globale si registrano numeri in aumento di spostamenti forzati è da sottolineare il fatto che questi dati toccano solo in minima parte i paesi europei e in particolare l’Italia, in quanto la grande maggioranza di chi è costretto a scappare (circa l’86%), rimane vicino a casa, ovvero nel primo luogo sicuro, mentre meno del 10% arriva in Europa e di questi solo il 3% circa giunge in Italia.

I profughi giunti sulle nostre coste nel 2015 (dato al 14.09.2015) sono stati circa 121.500, la maggior parte sono eritrei, nigeriani, somali, sudanesi e siriani. Paragonato al dato della Grecia, che ha registrato 288.020 arrivi, l’Italia non è più il primo paese europeo di approdo nella rotta del mar Mediterraneo.
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Le richieste di protezione internazionale: aumentano i dinieghi

Nei primi cinque mesi del 2015 sono state presentate circa 25.000 domande di protezione internazionale (il dato di Eurostat di 30.140 si riferisce i primi 6 mesi): la quasi totalità di casi da uomini (90%), la maggioranza dei richiedenti asilo (il 64%) sono di origine africana (Nigeria, Gambia e Senegal), a cui seguono persone originarie dell’area asiatica (24%) ed europea (11%).

Spicca per la prima volta l’Ucraina: se nel 2014 i richiedenti asilo provenienti da questo paese sono stati poco più di 2.000, nel 2015 lo stesso numero è stato raggiunto nei soli primi cinque mesi 2015.

Nei primi cinque mesi del 2015 la percentuale di coloro a cui è stata riconosciuta almeno una forma di protezione internazionale è del 53% mentre le decisioni di diniego sono state del 47%.

L’accoglienza in Italia

In Italia, a fine giugno 2015, i richiedenti asilo e migranti presenti nelle varie strutture di accoglienza risultavano circa 82.000 (quindi poco meno di 52.000 presenti dallo scorso anno).
Nei CPSA (Centro di Primo Soccorso e Accoglienza, CDA (Centri di accoglienza) e CARA (Centri Accoglienza Richiedenti Asilo) gli immigrati accolti ed assistiti erano 10.008, nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) erano presenti 50.711 persone mentre nelle strutture attive nell’ambito del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) erano circa 21.000 tra richiedenti e rifugiati.

Fonti:
Integrazioni Migranti
Eurostat
Anci

Approfondimenti:
Asylum quarterly report
Dati Eurostat 1° trimestre 2015​

Leggi il rapporto completo

* Grafico di copertina: Le rotte migratorie (Aggiornato al 14 settembre 2015, fonte: UNHCR)

Redazione

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