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Quando l’acronimo SPRAR sta per: Sistema di Protezione Raccomandati e ARrivisti

Alcuni casi nei quali il sistema di monitoraggio del servizio centrale Sprar risulta inefficiente

I progetti SPRAR sono da sempre considerati garanzia di qualità, professionalità e trasparenza nella gestione amministrativa. Ci sono, tuttavia, delle criticità e delle problematiche che stanno emergendo negli ultimi anni, soprattutto da quando sono nate su tutto il territorio nazionale molte realtà che si “occupano” di migranti. E sembra essere parere condiviso da molti colleghi sparsi nei vari SPRAR in giro per l’Italia che i numeri stanno pregiudicando il controllo della qualità.

Ci sono anche dei casi “limite” dove è indispensabile la buona fede dell’amministrazione comunale nella gestione del progetto. Il Comune di Itri, in provincia di Latina, è uno dei pochissimi comuni enti attuatori e gestori del progetto SPRAR, quindi non ha fatto ricorso alla cogestione con ente appaltante esterno.

Nel primo triennio si è proceduti discretamente, ottenendo degli ottimi risultati con beneficiari e con il territorio; nessuna problematica rilevante e ottimi rapporti comunicativi con il servizio centrale.

Cosa accade quando l’amministrazione comunale cambia? Partendo dal presupposto che parliamo di pubblica amministrazione, e non di una cogestione con un ente del privato sociale, il comune dovrebbe procedere alla gestione dei servizi con estrema trasparenza. Il servizio centrale non richiede che siano effettuati tutti i bandi di gara per l’assegnazione dei servizi: abitazioni, personale, spesa, ecc ecc perché ritiene che sarebbe troppo oneroso, in termini temporali, per il comune stesso dover procedere ad avvisi di bando per ogni servizio, ma cosa succede quanto ci troviamo di fronte ad amministrazioni furbe, che approfittano di questa libertà per convogliare tutti questi servizi presso personalismi e favoritismi da campagna elettorale?

Nel caso del comune di Itri, per esempio, non è stato fatto nessun avviso di bando per la gestione dei servizi ma, come dicevamo, non era tenuto a farlo; è stata chiesta proroga al servizio centrale per la nuova triennalità presentando i CV della vecchia équipe. Sì, quell’équipe è ancora presente, con orari ridotti e stipendi dimezzati.

L’amministrazione ha aggiunto, successivamente e non in sede di bando, altre 5 persone (esattamente: 11 operatori per 25 beneficiari) le quali saranno formate dagli operatori preesistenti. La sorte dei “vecchi operatori” sembra segnata.

Questo è solo un esempio. Un esempio che localmente sta coinvolgendo tutte le angolazioni delle bandiere dell’amministrazione comunale, ma che ci serve anche a comprendere o quanto meno a rilevare la latitanza del servizio centrale. Laddove la “vecchia” équipe ha fatto presente la questione, la risposta risiede nel conferire responsabilità all’amministrazione. Il servizio centrale non tutela gli operatori.

Chiaro. Però in sede di bando chiede una competenza pluriennale e multidisciplinare dell’équipe e non interviene per verificare se, una volta divenuti operativi, ci siano realmente quelle persone a lavorare lì. Si, perché questi esempi che non rappresentano illeciti, in quelle realtà più problematiche e corrotte, possono creare dei gravi precedenti. A parte il personale, anche i negozi e i proprietari delle abitazioni potrebbero legittimamente porsi domande: perché alcuni sì e altri no?
Perché il comune ha preso in affitto le abitazioni di tizio e non quelle di caio a parità di condizioni? Perché il comune ha fatto convenzioni con quel negozio piuttosto di quell’altro?

Problematica assai diversa, ma simile nell’aspetto, è quella dell’assegnazione dell’affidamento dei servizi ad ente esterno da parte del comune, quindi il caso standard quando si parla di Sprar. Forse, più che il servizio centrale, dovrebbe essere maggiormente coinvolta l’ANCI. Sappiamo bene come funziona. Ora non è più concesso l’affidamento diretto ad una cooperativa, per cui è necessario fare un avviso di bando. In questi avvisi, solitamente, è richiesta territorialità, esperienza dell’ente e dell’équipe, abitazioni idonee, lettere di adesione e supporto, ecc ecc.

Ci deve essere un punteggio da assegnare ad ognuna delle richieste alle quali l’amministrazione da priorità. La commissione è interna, composta cioè da personale del comune e molte volte si riserva di prendere decisioni del tutto soggettive rispetto ai punteggi da assegnare. A quanti è capitato? A quante cooperative è capitato di essere scartate perché la vincitrice era più vicina all’amministrazione per cui le competenze non sono state tenute in considerazione?

Personalmente mi è capitato di leggere atti molto divertenti. In un caso la coop appaltante, in sede di bando per l’affidamento della gestione dei servizi, aveva inserito nella sua équipe persone molto rilevanti al livello nazionale. Un po’ come se progettassimo uno Sprar nel quale prevediamo di far lavorare Gino Strada, Loris De Filippi, Riccardo Noury, ecc ecc. Ebbene quel progetto ha vinto la selezione comunale e l’affidamento del servizio Sprar. Scherziamo? No. Ha vinto quel progetto, con quell’équipe. E’ stata poi fatta un verifica? No.

Un altro caso riguarda un collega che lavora in uno sprar gestito da un’associazione, la quale non ha capacità economica per richiedere un fido bancario. Conoscendo i tempi di rimborso della pubblica amministrazione, è quasi impensabile non procedere alla richiesta di un fido/scoperto/prestito ecc per avanzare i soldi che serviranno a gestire il personale, i beneficiari (pocket, spesa, spese accessorie) e tutti gli altri servizi. E’ un paradosso che i comuni non richiedano questo tipo di capacità, quando invece sembra essere una delle uniche preoccupazioni dei bandi prefettizi, quelli che non ci piacciono.

E’ troppo chiedere che siano effettuati maggiori controlli sui requisiti che garantirebbero qualità? Il servizio centrale sembra disinteressarsi di questi fenomeni, attribuendo responsabilità alle amministrazioni comunali aggiudicatarie del progetto, eppure è il servizio centrale ad avallare le decisioni e ad erogare fondi affinché tali servizi si realizzino. Un buon progetto non deve servire solo a vincere il bando, è necessario che gli elementi vincenti siano presenti anche e soprattutto nell’operatività.

Ovviamente non si vuole generalizzare e siamo tutti a conoscenza delle grandi difficoltà di gestione di un progetto Sprar, per cui molte volte è necessario ricorrere a modifiche last minute, ma è essenziale ribadire che ci sono dei casi eclatanti che in compresenza di forte disonestà sociale e criminalità organizzata/collusione territoriale, possono creare dei precedenti allarmanti a discapito dei beneficiari ultimi di tali progetti: i richiedenti protezione internazionale.

Sicuramente, rispetto all’altra assistenza, quella dell’emergenza, quella straordinaria, siamo di fronte ad un servizio qualitativamente molto più elevato nella maggior parte dei casi. Le prefetture autorizzano qualsiasi tipo di progetto e di servizio avvalendosi dell’ormai nota scusa dell’emergenza.
Emergenza a discapito della dignità umana.

Si è ancora in tempo per chiedere allo SPRAR maggiore controllo e qualità prima che i numeri siano considerati più importanti della dignità stessa e poiché dello SPRAR si è sempre avuta un’idea di gestione giusta, dignitosa e qualitativamente elevata, la richiesta è quella di sottoporre maggiore attenzione al pre – Sprar, magari legiferando anche la selezione e, nel caso di progetti gestiti interamente dalla pubblica amministrazione, maggiore controllo e trasparenza.

Sabrina Yousfi
Cooperaia Alternata Si.Lo.S