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da terrelibere.org

Quei corpi che affiorano dal canale di Sicilia

Viaggi senza ritorno

Mazara Del Vallo 07/08/04. Omologati agli schemi imposti dalla società deboli caratterialmente, privi di spirito di indiziativa e autoaffermazione: “Teste vuote”, insomma; così oggi i massmedia etichettano noi giovani, definendoci la generazione indefinibile per eccellenza.

I “Grandi” ci considerano totalmente apatici, non interessati alla vita politica e sociale ma non è così e tutto falso! Sono solo preconcetti. Noi viviamo per motivi di studio lontano da casa, ciò non vuol dire nulla, torniamo quando possiamo ma ogni volta ci rendiamo conto che in una piccola città come Mazara del Vallo le cose non cambiano. L’indifferenza, la mancanza di volontà e di stimoli di fronte alla vita e alle sue mille sfaccettature dominano la realtà locale. I giovani mazaresi corrono il rischio di ammalarsi di apatia a causa della mancanza di progetti, di un futuro molto incerto e dell’impossibilità di prospettive.

Vorremmo avere più spazio sui mass-media per poter esprimere le nostre idee e spiegare i nostri ideali, così in una sera d’estate abbiamo deciso di analizzare uno dei tanti problemi che affliggono la nostra comunità e squarciare così il muro d’indifferenza che indirettamente li lascia crescere, sperando che prima o poi svaniscano e che le generazioni che seguiranno alla nostra non si trovino a combattere contro dei nemici così viscidi come l’indifferenza e l’apatia.

Mazara del Vallo è una splendida cittadina di mare conosciuta un po’ ovunque grazie alla sua flotta peschereccia e ad una delle maggiori comunità islamica del nostro paese (inserita benissimo nel contesto socio-politico della città). I nostri marinai in questi ultimi anni si trovano spesso ad affrontare situazioni difficili che nonostante la loro esperienza e la loro abilità non sanno come affrontare.

Tutti i giorni assistiamo o sentiamo parlare di sbarchi di clandestini sulle nostre coste, partono speranzosi di trovare una vita migliore invece molte volte tutto ciò si trasforma in tragedia, molti di loro arrivano sulle nostre coste ma da morti, così vengono stroncate tutte le speranze e i desideri di molti esseri umani meno fortunati di noi che hanno avuto solo la colpa di nascere in paesi poveri e dilaniati dalle guerre civili.

A Mazara in questo ultimo periodo si vocifera di trucidi e sconcertanti ritrovamenti nelle acque del mediterraneo di brandelli e resti di corpi umani tirati su insieme al pesce e successivamente rigettati in acqua con tutte le reti.

In questi giorni il numero così alto di profughi avvistati proprio in quelle acque ci portano a logiche deduzioni e quindi abbiamo deciso di saperne di più, recandoci al porto e parlando con marinai abbiamo constatato che le nostre deduzioni non erano solo le deduzioni di due studenti un po’ pessimisti e incazzati con il sistema ma erano certezze.

Ore 21:28 – Primo colloquio: primo peschereccio scelto a caso, il capitano si dimostra molto disponibile comincia a parlare della pesca a strascico. Dopo un esaurientissima spiegazione sul loro operato alla domanda se nelle reti è mai capitato di recuperare qualcos’altro oltre al pesce risponde: “abbiamo ‘preso’ tre cadaveri lo scorso inverno”. Da quanto tempo e presente questa tragica situazione? “Da due anni circa”. Dove si sono verificati tali tragici eventi? “Trecento miglia da Mazara tra la Llibia e la Sicilia, precisamente nel ‘mammellone’”. Come vi comportate ogni volta dopo un ritrovamento? “Che sono oggetti? Essere umani sono!! “Avvisiamo le autorita’ di Lampedusa e seguiamo il porotocollo successivamente avviene il trasferimento delle salme”.

Ore 22:00 – Secondo colloquio: secondo peschereccio scelto a caso. Iniziammo a fare delle domande sul tipo di pesca che il loro peschereccio pratica, e alla domanda se nelle reti avessero ‘pescato’ cadaveri risponde: “Si 4 ne abbiamo ‘presi’ lo scorso inverno tra gennaio e febbraio e consegnato le salme alle autorita’ di Lampedusa, queste persone si partono dalle coste del Magreb pieni di speranza , ma le loro barche non ce la fanno e vengono inghiottiti dalle onde”. In quale acque li aveti ‘presi’? “Nel ‘mammellone’, l’area si trova tra la Libia Lampedusa”.

Ore 22:30 – Terzo colloquio: terzo peschereccio scelto a caso. Sempre con lo stesso meccanismo siamo arrivati alla violenta e disumana domanda. Questa volta più che il solito racconto abbiamo notato i sentimenti che trasparivano dalle parole del nostro marinaio: “Si è capitato l’anno scorso di ‘prendere’ un ragazzo nordafricano di 20 anni circa, rimasto impigliato nelle reti, si vedeva che era morto da poco, perche’ usciva sangue dal naso”. Come vi siete comportati e come si e’ sentito l’equipaggio in quel momento? “Con tutto l’equipaggio ci siamo dati molto da fare abbiamo allestito un letto e preparato la salma, siamo rimasti traumatizzati, per me è una sofferenza ancora oggi parlarne”. In quale area e’ successo? “Nel mammellone tra la Libia e la Sicilia”.

In quel momento la realta’ dei fatti ci ha lasciati frastornati, sconcertati, tristi e consapevoli che non si poteva trattare solo di coincidenze, ma di una situazione dalle dimensioni spaventose, più grande di ciò che ci aspettassimo, quel tratto di mare in inverno si trasforma in una catacomba contro la quale le istituzioni non vogliono combattere. Rabbia, incredulità e sgomento insieme al rifiuto dei fatti fa si che la nostra mente si ponga innumerevoli domande ma tutte senza risposta fino ad oggi, visto che le autorità e la stampa non hanno mai posto il problema dei morti ma solo quello dei vivi.

Le autorità nazionali hanno mai informato i mezzi di stampa? Perchè siamo costretti all’auto informazione? I valori tanto propugnati della democrazia di libertà e uguaglianza espressi nella costituzione oggi non ci rappresentano. In questi acque si verificano tragedie che molte coscienze purtroppo ignorano. Sappiamo di essere stati forse violenti ma tutto ciò ci lascia fragili e impotenti innanzi alla realtà, una realtà tragica che non può essere oscurata, una sofferenza che deve farci svegliare e unire ai popoli oppressi e ai pescatori di Mazara per combattere questo male che da troppo tempo avvilisce e deteriora l’umanità.

Si deve capire la reale gravità del fenomeno, perchè gli sbarchi che avvengono nei periodi invernali sono oscurati ed inabissati dalle onde e il loro carico di rifugiati insieme alle speranze rimane sconosciuto. A tale scopo e indetta la prossima settimana una assemblea di controinformazione nel territorio, per fare chiarezza e dire basta soffrire, e ideare gia da subito un laboratorio da idee.

Antonella Accardo e Giovanni Trinca