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da La Repubblica del 28 ottobre 2005

Quelle gabbie a un passo dai duty free

volontari della Caritas mobilitati negli scali per dare assistenza a chi cerca di chiedere asilo

RICCARDO STAGLIANO

Le gabbie di Schiphol non sono le uniche. Centri di detenzione temporanea di clandestini dentro gli aeroporti ci sono anche a Madrid, Atene e Budapest. E vicinissimi ai tre principali scali londinesi, così come a Fiumicino e in altre capitali. Una piccola percentuale rispetto ai 218 “Cpt” censiti in Europa dal Jesuit Refugee Service alla fine del 2004, ma destinata a crescere. Piccola come la quota di extracomunitari che entrano illegalmente nell´Unione via aria rispetto alle moltitudini che “bucano” i confini di mare o di terra. Solo l´Olanda li ha previsti sia ad Amsterdam che a Rotterdam, due destinazioni importanti. Soprattutto nel primo caso un hub cruciale per il traffico del continente, una sorta di città nella città che aveva bisogno di un luogo di compensazione immediato per i tanti che sbarcano con i documenti non in regola o che per altri motivi aspettano la deportazione verso il proprio paese d´origine. Piccole prigioni non lontane dai duty free.

Per vari motivi i centri di detenzione negli aeroporti, sino a ieri, non sono stati protagonisti della cronaca nera. I numeri sono meno disumani che negli omologhi non aeroportuali e soprattutto il periodo di permanenza è più breve. Fiumicino fa caso a sé. Lì un centro di detenzione c´è, ma non è pensato per i migranti clandestini quanto per i delinquenti normali che vanno trasferiti da una località all´altra. E al più ci si resta per un´ora, garantisce la polizia penitenziaria (non quella di frontiera che si occupa delle espulsioni). «Nel 2004 abbiamo trasferito ben 4500 detenuti», ha spiegato il comandante all´Ansa.

Insomma, niente a che vedere con gli episodi agghiaccianti cui i veri “Cpt” ci hanno abituato. Dai suicidi della disperazione, come quello dell´angolano che si è impiccato due settimane fa nel centro del Bedfordshire per garantire così che almeno il figlio tredicenne, che era con lui, non venga rispedito in patria. O come le storie di ordinario orrore documentate di recente dall´inchiesta dell´Espresso su Lampedusa. Tuttavia la Caritas ha cominciato ad aprire sportelli anche negli aeroporti. Per dare pronta assistenza legale a coloro che, con i documenti non in regola, dovrebbero essere rispediti immediatamente indietro. Molti hanno le carte in regola per chiedere asilo e facendolo sospendono l´ordine di rimpatrio. E i volontari stanno lì ad aiutarli con le scartoffie.