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da Il Manifesto del 22 giugno 2004

Questure ribelli alla Bossi-Fini di Cinzia Gubbini

Roma – Ha cominciato Pavia, e a ruota stanno seguendo il suo esempio molte altre questure italiane. Con l’arrivo dell’estate il problema dei tempi troppo lenti per rinnovare il permesso di soggiorno dei cittadini stranieri è diventato bollente: le persone reclamano il diritto di andare in ferie, ma con il cedolino che attesta il rinnovo in corso è impossibile espatriare. Inoltre, il cedolino mette sì al riparo dalle espulsioni, ma impedisce di vivere una vita normale: è impossibile sostenere l’esame di guida, non consente l’accesso auna casa popolare e crea difficoltà per l’iscrizione dei bambini a scuola. Per non parlare poi dei datori di lavoro che non si fidano di assumere chi ha in mano solo quel pezzo di carta. Ed è così che le questure – oberate dalle pratiche, visto che la Bossi-Fini ha dimezzato i tempi di durata dei permessi – hanno iniziato a trovare degli éscamotage. Diversi, a seconda della città. La capofila delle «questure ribelli» è Pavia. La modalità è semplice: la questura appone un timbro sul permesso di soggiorno scaduto che ne proroga la validità fino al giorno dell’appuntamento fissato per il rinnovo. In questo modo, si può espatriare e tornare a casa per le vacanze senza temere, al rientro, di essere respinti dalla polizia di frontiera. Stessa modalità è stata decisa a Padova. Spiega Grazia Correra, della Cgil locale: «Qui la questura riesce a dare un appuntamento in tempi relativamente brevi, circa quattro o cinque mesi. Ma chi ha il permesso in scadenza adesso, avrà un appuntamento a fine settembre. Per questo abbiamo suggerito alla questura, che ha accettato, di mettere un timbro sul vecchio permesso prorogandone la validità. I requisiti per ottenerlo sono: un contratto di lavoro e una lettera del padrone che attesti la concessione delle ferie». Stessa cosa ha pensato la questura di Treviso – già dal marzo scorso – dove però si valuta caso per caso.

Diversa invece la posizione della questura di Bologna. Anche qui gli uffici stranieri sono al collasso e non riescono a garantire rinnovi in tempi veloci. Per alcune categorie – come lavoratori con ferie programmate o donne incinte – sono ora disponibili dei moduli per chiedere di prorogare la validità del permesso in via eccezionale. La questura, però, non appone alcun timbro sul vecchio permesso, semplicemente rilascia un foglio in cui attesta la concessione della proroga.

Altre questure ancora non ritengono valida né l’una né l’altra strada. E’ il caso di Como: «Quello che facciamo, è accelerare i rinnovi per chi ha delle urgenze, ci stiamo rimboccando le maniche ed è un lavoro durissimo – spiega il segretario provinciale del Siulp, Benedetto Madonia – non mi sembra praticabile apporre timbri o trovare altre vie di mezzo. A meno che non arrivi una direttiva da parte del ministero che ci autorizzi a farlo. E’ già accaduto: nel `98, durante la regolarizzazione, quando il ministero emanò una circolare che permetteva di rendere valido per l’espatrio il cedolino di chi aveva presentato la domanda». Di diverso avviso l’avvocato Marco Paggi, esperto di legislazione sull’immigrazione: «Le questure già appongono timbri che proprogano la validità dei permessi, quando ce n’è bisogno. Non c’è alcuna legge che specifichi come deve essere fatto un permesso di soggiorno, la cosa importante è che provenga dalla questura e che vi sia stabilita inequivocabilmente la validità. Per questo penso che il timbro sul vecchio permesso sia la soluzione migliore, mentre credo che potrebbero nascere dei problemi se le questure decidessero di rilasciare un semplice foglio. Potrebbe non essere riconosciuto alle frontiere, soprattutto dalla polizia dei paesi in cui gli stranieri transitano per tornare a casa».

Sulla scia delle convenzioni avviate in queste città, si stanno mobilitando sindacati e associazioni in molti altri luoghi d’Italia. Riunioni per discutere di questo si svolgeranno in settimana, ad esempio, a Verona, Milano, Varese. Anche a Roma l’associazione Duumchatu ha indetto un presidio per giovedì alle 16 davanti alla prefettura, cosicché una delegazione possa discutere della proposta.

Il quadro, insomma, è variegato. Ma il rischio è che le aperture di alcune questure rimangano isolate. Per questo in molti aspettano che il Viminale faccia la sua parte, diramando una circolare che permetta di prorogare la validità dei permessi di soggiorno in tutta Italia. Per ora, il ministro Pisanu fa orecchie da mercante. Almeno finché il baccano non diventerà troppo forte.