Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Ravenna&dintorni - 10 dicembre 2009

Ravenna – Tutti in corteo per i diritti

L’espulsione del senegalese Niang Mor mobilita la società civile

Un timore che emerge chiaramente dalle parole della consigliera aggiunta della terza circoscrizione, o da quelle di Fall Modou, ex presidente della Rappresentanza dei cittadini extraUe: «una cosa del genere potrebbe capitare a chiunque di noi, dobbiamo far sentire la nostra voce. Non è possibile espellere una persona che per vent’anni ha lavorato e pagato le tasse». Unanime anche la preoccupazione e la denuncia dei sindacati nelle parole di Riberto Neri della Uil: «Vogliamo lavorare per la massimo coesione sociale e cerchiamo di non fare il gioco di chi invece vuole dividere. Questa storia certo lascia molta amarezza». L’appuntamento per tutti, allora, è per il 19 dicembre per un corteo che andrà dalla Questura alla Prefettura proprio per chiedere un’applicazione della legge che eviti casi come questi e consideri sopra ogni cosa la dignità umana degli immigrati.

L’AVVOCATO:
«Applicazione della legge abnorme e asettica»

Non ha usato mezzi termini l’avvocato Andrea Maestri, esperto di immigrazione nonché capogruppo del Pd in Consiglio comunale. Ha parlato di un’applicazione “aberrante e asettica” delle norme che disconosce addirittura trattati internazionali ratificati dall’Italia. Tre i livelli di emergenza secondo Maestri: «La politica che fa leggi emergenziali. In secondo luogo, l’amministrazione. La Questura e la Prefettura sono emanazioni territoriali del governo a cui spetta il compito di applicare le norme. Nel caso di Mor, per esempio, la Questura ha preferito non applicare le norme di autotutela a garanzia del cittadino. Infine, la giustizia: a Ravenna negli ultimi mesi ci sono state sentenze sconcertanti in materia di ricongiungimento familiare. Non si capisce perché non si prediligano interpretazioni “costituzionalmente orientate”». Sul piano legislativo, sotto accusa è il Pacchetto sicurezza che ha trasformato la clandestinità in reato. In realtà, il requisito del reddito minimo in base al quale vengono espulsi oggi molti migranti fu introdotto già nella legge Turco Napolitano e mai sostanzialmente modificato. Oggi, semplicemente, da un lato diventa più difficile raggiungere quel reddito, dall’altra pare venga richiesto in modo più sistematico al momento del rinnovo. Un problema quanto mai difficile da risolvere quando prospera l’economia in nero, avida di braccia con poche pretese e molta fame.


Federica Angelini