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“Romania. Migrazioni e lavoro in Italia. Statistiche, problemi, prospettive”

Un libro dedicato alla grande collettività romena in Italia

Questa mattina a Mestre il Servizio Immigrazione e Promozione dei diritti di cittadinanza del Comune di Venezia e la Caritas italiana hanno presentato il volume “Romania. Migrazioni e lavoro in Italia. Statistiche, problemi, prospettive” curato da Caritas Italiana. Un iniziativa promossa con il patrocinio dell’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) e presentata contemporaneamente e in prima nazionale in altre quattro città.
Alla presentazione sono intervenuti l’assessore comunale alle Politiche sociali, Sandro Simionato, il responsabile del Servizio Immigrazione del Comune di Venezia, Gianfranco Bonesso, il direttore della Caritas veneziana, mons. Dino Pistolato, il redattore della scheda veneta del volume, Bruno Baratto e il presidente dell’Associazione culturale Romena Decebal-Traian di San Donà di Piave, Daniel Saboanu.
Dopo diversi anni di studi di carattere storico, giuridico, sociale, politico e religioso dedicato ai flussi migratori di origine est-europea in Italia, Caritas Italiana pubblica quest’anno un volume dedicato all’immigrazione romena che ha l’obiettivo di descrivere la realtà in esame senza pregiudizi, inquadrando “dal vivo” la presenza dei romeni in Italia, mostrando chi sono, come vivono, quali problemi incontrano, come si pongono nei nostri confronti, evitando di cadere in ragionamenti scontati e preconcetti.

Di seguono alcuni dati importanti a partire dalle statistiche:
La Romania ha 21 milioni e mezzo di abitanti, il paese non è ricco (prodotto interno lordo pro capite è di 5.639 euro e lo stipendio medio è di 380 euro al mese), il tasso di disoccupazione è contenuto, molte terre sono in stato di abbandono e ciò finisce per alimentare l’emigrazione. Sono quasi 4 miliardi le rimesse che pervengono ogni anno in Romania (tanto quanto hanno rappresentato negli anni ’50 le rimesse degli emigrati italiani per il boom economico nazionale nei decenni seguenti!). Rom e Ungheresi sono le minoranze presenti nel paese. Sono 50 mila i Rom con cittadinanza romena presenti in Italia, molti di più quelli con cittadinanza italiana.

La collettività romena è la prima in Italia per numero di immigrati. I Romeni che in Italia erano appena 8.000 nel 1991, sono andati continuamente aumentando fino a diventare all’inizio del 2008 circa 1 milione, a fine 2007 rappresentavano il 25% del totale degli immigrati presenti in Italia Quasi 350 mila i residenti, a questi vanno aggiunti gli irregolari, i domiciliati e i temporanei, la temporaneità infatti assieme alla circolarità sono caratteristiche dell’immigrazione romena nel nostro paese. La prima regione per presenza è il Lazio seguito da Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna. La prima provincia veneta con il maggior numero di residenti romeni è Padova in cui ha giocato un ruolo fondamentale la presenza di una comunità antica e il “ponte” creatosi dagli investimenti fatti dalla provincia padovana in Romania.

Apporto dei romeni al sistema produttivo italiano. I primi motivi della loro presenza in Italia sono per lavoro e famiglia (ricongiungimenti), molte le donne (53%) e i minori (11,4%); i settori d’impiego sono prevalentemente l’edilizia (uomini) e l’assistenza alle famiglie (donne). Nel nostro paese ogni 6 nuovi assunti stranieri 1 è romeno e garantiscono l’1’2% del PIL italiano; il Veneto è la seconda regione per occupati con quasi 33 mila lavoratori di origine romena. Negli anni ’90 inizia la delocalizzazione delle aziende venete in Romania, nel 2005 sono 2578 le aziende a capitale veneto cioè il 22% delle aziende italiane, la prima provincia in Veneto è Treviso seguita da Padova. Oggi sono 20 mila le aziende italiane insediate in Romania con 800 mila dipendenti e un fatturato pari al 7% del PIL.
Già alla fine della seconda guerra mondiale la Romania ha accolto 130 mila emigrati provenienti dal Friuli e dal Veneto, soprattutto contadini e oggi con la nuova Costituzione gli Italiani in Romania sono considerati una minoranza etnica con un proprio parlamentare.

L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) che collabora con l’omonimo romeno (CNCD) e con le associazioni dei romeni ha tracciato un quadro delle più ricorrenti discriminazioni che caratterizzano i romeni tra cui:

- diffusione di un’informazione tendenziosa sui fatti nei quali sono coinvolti i romeni

- sfruttamento sul luogo di lavoro

- primato dei romeni negli infortuni mortali specialmente nel settore edile e molestie sessuali subite dalle donne durante l’accudimento

- atteggiamenti intimidatori nel perseguimento della sicurezza pubblica

Presente nel volume un capitolo dedicato a “Gli immigrati romeni e la criminalità” e un altro sui “Media e romeni: un anno vissuto paurosamente”. Temi di discussione critici che i dati statistici (65% degli italiani non vorrebbe una persona romena in famiglia) ci aiutano a capire come la presenza della comunità romena nel nostro paese, soprattutto in seguito all’omicidio della Signora Reggiani a Roma da parte di un romeno e altri fatti di cronaca e la conseguente sovraesposizione mediatica, sia divenuta maggiormente perseguibile e braccabile in qualsiasi momento. Il 60% degli stessi romeni ritiene che dopo l’omicidio di Roma la stampa e i politici italiani abbiano mostrato un atteggiamento tendenzioso.
Rispetto a questi temi scottanti il Dossier statistico ha contribuito a rivelarne le problematicità con dati di conoscenza oggettivi. Anche tra i romeni vi sono le organizzazioni malavitose che si occupano di immigrazione clandestina, tratta degli esseri umani, lavoro nero, traffico di sostanze stupefacenti, contraffazione, accattonaggio e sfruttamento di minori; inoltre un terzo dei minori stranieri denunciati è romeno ( 4.000 nel 2004).
Senz’altro non devono essere sottovalutate le dimensioni della criminalità ma possiamo concordare con Rando Devole, sociologo immigrato, quando afferma che “La questione sicurezza ha acquisito i colori della bandiera romena” illustrandoci come la paura – in una società caratterizzata dalla precarietà - può diventare ideologia e portare il paese a diventare ostaggio di questo sentimento, finendo per parlare di ladri e assassini anziché di muratori e badanti.
Le diverse indagini condotte dalla Caritas con la collaborazione di associazioni di romeni, Università, strutture pastorali, Consiglio italiano per le scienze sociali, Governo Romeno ci restituiscono invece un’immagine inedita dei romeni, non sufficientemente esplorata, non priva di aspetti problematici ma anche ricca di virtualità.

[ 13 giugno 2008 ]
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