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Salvare vite umane non è un reato, lo dice la giustizia

Sulla conferenza stampa di Proactiva Open Arms del 29 marzo 2018

Photo credit: Proactiva Open Arms

Con la trasparenza e la chiarezza di sempre, durante la conferenza stampa tenutasi a Pozzallo, in emergenza, il capo missione di Open Arms Riccardo Gatti e gli avvocati che hanno preso a carico la causa, chiariscono e delucidano la vicenda giudiziaria che vede la ONG accusata di agevolazione dell’immigrazione irregolare nonostante siano assenti elementi probatori.

La vicenda è ancora ignota e, come sostengono i legali Alessandro Gamberini e Rosa Emanuela Lo Faro, deve essere ancora ricostruita dal vero perché non sono ancora a conoscenza degli atti nel trasferimento di competenza dalla Procura di Catania a quella di Ragusa e dunque dei punti cardini su cui si fonda il provvedimento del sequestro della nave.

Il 15 marzo 2018, come appreso prima dai comunicati stampa e poi dagli atti giudiziari emessi dalla Procura di Catania, la nave della Ong Proactiva Open Arms è stata sequestrata con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla tratta dei clandestini e all’ingresso illegale sul territorio italiano.

In seguito all’imputazione avanzata dagli avvocati delle Ong facendo riferimento alla competenza territoriale ed alla conoscenza storica delle attività della nave, gli atti sono stati trasferiti alla procura di Ragusa che dal 27 marzo ne ha competenza. Il passaggio di competenza – un enorme successo per la difesa – rende il provvedimento di sequestro provvisorio, sino ad un nuovo provvedimento che la Procura di Ragusa deve emettere entro 20 giorni dal passaggio degli atti, deadline il 16 aprile 2018, oltre cui il provvedimento di sequestro decade automaticamente.

Nel provvedimento, la nave Open Arms, con richiesta ufficiale, viene chiamata ad intervenire dalla centrale operativa per soccorrere gommoni alla deriva, da questa autorizzata ad iniziare le operazioni di salvataggio, sino all’intervento della guardia costiera libica ai cui ordini la flotta non obbedisce, non violando il codice di condotta perché non contiene nessuna clausola che costringa le organizzazioni a sottoporsi ad una specie di giurisdizione libica. Da questo momento, si muovono le accuse rivolte alla Ong spagnola, la Proactiva Open Arms, che non ha obbedito al coordinamento di salvataggio libico che ne richiedeva la restituzione dei migranti, trasportandoli, invece, in Italia e non a Malta. Alla pagina 15 del provvedimento di sequestro, inoltre, l’assunto proverbiale per cui l’approdo ad un porto della Libia fosse il solo legittimo.

Lo stesso provvedimento, tuttavia, contiene espressamente nelle sue pagine il contrario delle accuse; la prova, ossia, della legalità dell’attività lavorativa della nave e la giustizia del suo operato. Come riportato, i libici ‘minacciano di sparare se non venivano consegnati i migranti’, che avrebbero deportato in un Paese dove è nota la grave e continua situazione di violazione dei diritti umani. Riconsegnare i migranti alla guardia costiera libica è praticare il respingimento, vietato da norme internazionali oltre che nazionali e praticare una tortura secondo la LEGGE 14 luglio 2017, n. 110 1, per cui «Non sono ammessi il respingimento o l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura. Nella valutazione di tali motivi si tiene conto anche dell’esistenza, in tale Stato, di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani».

Il provvedimento, inoltre, ne deriva l’operosità della flotta di Open Arms nell’immigrazione clandestina legandola alla vicenda maltese, per cui, l’accaduto che i migranti non siano stati sbarcati a Malta, una meta che storicamente ha sempre rifiutato di accogliere i migranti, significa favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Italia, nonostante, nello stesso provvedimento di sequestro, Pozzallo viene indicato come porto sicuro per cui si ha autorizzazione allo sbarco.

Ricevendo ordine dalla guardia costiera di Roma con il coordinamento delle autorità italiane, il capitano Marc Reig I Creus, mette in salvo 218 persone, bambini, minori non accompagnati, donne e uomini, in pieno adempimento dell’art. 51 del codice penale “L’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo  della pubblica Autorità, esclude la punibilità.
Se un fatto costituente reato è commesso per ordine dell’Autorità, del reato risponde sempre il pubblico ufficiale che ha dato l’ordine. Risponde del reato altre sì chi ha eseguito l’ordine, salvo che, per errore di fatto, abbia ritenuto di obbedire ad un ordine legittimo. Non è punibile chi esegue l’ordine illegittimo, quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla legittimità dell’ordine
”.

Nonostante le chiare righe, pare che l’accusa voglia dimostrare l’interesse della Ong a portare le persone in Italia, quasi ci fosse un disegno prestabilito o una campagna volta ad interpretare professionisti e volontari del salvataggio impiegati in attività criminose, ignari di un modus operandi rivolto realmente a salvaguardare le vite in mare, nel rispetto delle normative internazionali e senza interesse al profitto; una sorta di strumentalizzazione, saputa e riconosciuta, forse abituale.

Portati all’hotspot di Pozzallo, i migranti sono stati trasferiti e persi senza indagini e testimonianze fondamentali a contestare l’art.12 che legittima il sequestro della nave. Presunti clandestini, ai quali non è stato contestato l’art. 10 bis, che regola l’ ingresso e il soggiorno illegale nel territorio dello Stato.

  1. http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/07/18/17G00126/sg

Vanna D'Ambrosio

Conseguita la laurea in Filosofia presso l’Università di Napoli Federico II, ho continuato gli studi in interculturalità e giornalismo. Ho lavorato come operatrice sociale nei centri di accoglienza per immigrati, come descritto nella rubrica “Il punto di vista dell’operatore”. Da attivista e freelance, ho fotografato le resistenze nei ghetti italiani ed europei. Le mie ricerche si concentrano tuttora sulle teorie del confine.