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“Siamo in Europa, abbiamo dei diritti” – Cronaca dal campo di Idomeni

Un report del Greek Forum of Refugees, membro dell'Asylum Corner Network

Attraversare il confine significa spingere le persone a pagare i contrabbandieri” dice una giovane donna siriana, che si trova a Idomeni da settimane ormai. “Sono bloccata in un posto in cui di solito le persone sostano alcune ore o al massimo un giorno prima dell’attraversamento. Ora io sono qui da 22 giorni“.

Il Greek Forum of Refugees ha visitato Idomeni, dopo che una marcia di 2.000 persone aveva avuto luogo lunedì 14 marzo, nel tentativo di raggiungere l’Europa centrale. Abbiamo parlato con coloro che hanno preso parte alla marcia e che hanno assistito agli abusi dei diritti umani e ai respingimenti illegali compiuti dalle autorità macedoni.

Circa 10.000 persone, la maggior parte delle quali prive dei beni di prima necessità, sono costrette a rimanere a Idomeni che – dopo giorni di pioggia e cattivo tempo – si è trasformata in un pantano. Lunedì è stato il primo giorno senza pioggia. Ma, a causa della pioggia stessa, i fiumi si sono ingrossati e, sabato, tre afgani sono annegati nel tentativo disperato di raggiungere la Macedonia.

I rifugiati hanno tentato il pericoloso tragitto attraverso il fiume, a causa del recinto costruito dai macedoni per impedire ai profughi di entrare nel loro territorio.
Siamo andati due giorni fa ed abbiamo provato ad attraversare il confine. Abbiamo attraversato il fiume, è stato molto difficile. Ma la polizia macedone ci ha catturati, divisi in piccoli gruppi, fatti montare su vecchi camion e condotti sulla cima della montagna da dove siamo stati rispediti in Grecia. Ci hanno detto di non riprovarci.” ha riferito un uomo siriano che ha partecipato alla marcia di lunedì.

Tuttavia, nonostante le violenze compiute dalla polizia macedone in passato, e un’aumentata presenza della polizia nel campo, la situazione è più calma del previsto. I migranti stanno aspettando e sperando che il summit dell’UE che si terrà oggi [7 aprile 2016, ndt] avrà un esito positivo. “La Grecia è stata molto gentile e corretta con noi, è per questo che per ora rimaniamo qui, pazienti. Non capisco perché l’Europa non si interessi a noi, o almeno ai bambini, per i quali questo posto è pericoloso”, dice un giovane uomo iracheno, venuto qui con la moglie ed i figli. La loro tenda è al margine del grande campo. Ci presenta alla sua famiglia e restiamo sorpresi: suo cugino, che ha un permesso di soggiorno nel Regno Unito, è sceso ad Idomeni per dare supporto alla propria famiglia.

L’attesa prevale. Nonostante le aspettative, è poco probabile che il summit europeo avrà esiti positivi o che possa riaprire la rotta balcanica. Il piano dell’UE di “scambiare” rifugiati con la Turchia o di respingerli, dimostra la scarsa o assente considerazione per i desideri dei rifugiati.
“Non capisco perché ci tengano qui”, dice la giovane donna siriana. “Non possiamo tornare in Siria, e la Turchia non ci accetterà, quindi non possiamo restare in Grecia ancora a lungo. Non puoi vivere nei campi che hanno costruito, in quelle condizioni estreme. Non capisco perché trattino le persone in questo modo. Devono trovare una soluzione per noi perché tutto ciò è disumano e va contro i diritti umani. Siamo in Europa, abbiamo dei diritti”.

La marcia di lunedì ha mostrato ancora una volta il forte desiderio dei migranti di raggiungere il Nord Europa e non di tornare ad Atene o nella Grecia centrale. La marcia ha dimostrato che queste persone resisteranno a qualsiasi inferno pur di raggiungere questo obiettivo. Nonostante gli autobus che aspettano di riportare le persone in Grecia siano pronti a partire e rappresentino un confortevole rifugio nelle notti fredde e piovose, non tratterranno le persone dallo stare qui. La polizia greca è presente: distribuisce fogli informativi, consiglia ai migranti di non attraversare il confine, informandoli del pericolo estremo in cui incorrerebbero. Molti rifugiati hanno iniziato a prendere in considerazione altre possibilità.

Come affermato all’inizio, la giovane donna siriana spiega l’opzione di ricorrere ad un trafficante di uomini: “Ho altri piani. Se non apriranno il confine, io, come altre persone, saremo costretti a pagare un contrabbandiere. Tornerò ad Atene a vedere com’è la situazione e cercherò un trafficante per arrivare in Italia tramite l’Albania“.