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Sicilia – Il Garante per i detenuti: minorenne dello sbarco di Catania al IPM di Acireale

E' accusato di essere uno scafista

La storia non finisce certo qui. Ecco che fine ha fatto uno degli “scafisti vivandieri”, minorenne egiziano arrestato dalla Polizia sabat scorso ed incriminato dalla Procura di Catania.
Che fine ha fatto l’altro minore non accompagnato arrestato per lo stesso motivo? Di lui non si hanno più notizie.
I due “scafisti” minorenni erano sul barcone arenato alla Plaja di Catania una settimana fa. Questi minorenni erano arrivati vivi, rischiano ancora di morire, tra le sbarre, per la disperazione di vivere un futuro compromesso per sempre.

di SALVO FLERES, Garante per i detenuti in Sicilia

Vengo dall’Istituto Penitenziario per Minorenni di Acireale. La struttura è piuttosto vecchia, anche se in fase di ristrutturazione, ma il personale è molto attento e sensibile. Il fatto è che, in quell’IPM, da ieri sera, è recluso un quindici/sedicenne egiziano, sbarcato a Catania in occasione della tragedia di qualche giorno fa. Quella, per intenderci, nella quale sono morti alcuni migranti finiti sulla spiaggia della Plaja, dopo chissà quanti giorni di navigazione a pane e acqua (poca acqua). Il giovane non dice una parola di italiano, non parla altre lingue, non capisce perché è in carcere, si tiene la testa tra le mani e piange. Chiede di telefonare ma non può. Probabilmente vuol sapere se i suoi genitori sono vivi o no, o forse vuole comunicare loro che lui è vivo, seppure in carcere, ma non può.
Forse si teme che possa comunicare con gli scafisti? Ma non si può prendere contatto con il consolato egiziano? Non sarebbe meglio affidarlo ad una comunità, che non è un carcere?
Ho giocato a pallone con lui, ho convinto gli altri ospiti a dargli una mano e a non emarginarlo, ho trovato un altro giovane recluso arabo con cui possa, in qualche modo, interloquire.
Gli altri ragazzi hanno capito la situazione, lo hanno invitato a giocare a calcio balilla e gli hanno fatto segnare alcuni goal, cosa che gli ha fatto scattare un malinconico sorriso.
Agenti ed educatori fanno il possibile per alleviare la sua pena ma di più non possono. Ci vuole un mediatore culturale che gli spieghi la situazione e un avvocato che lo assista.
Domani contatterò il Tribunale per i minorenni.
Intanto trascorrerò il mio ferragosto pensando di vivere in un Paese i cui cittadini, nonostante tutto, hanno un grande cuore ma le cui istituzioni non sono all’altezza della situazione.
Per quanto mi riguarda non riuscirò a dimenticare le lacrime di quel ragazzino magrissimo e cortesissimo che, a gesti, mi chiedeva di telefonare, forse ai genitori, che non sanno nulla di lui. Vedremo domani contro quale burocrazia dovrò scontrarmi.
Ma non mollo.

Salvo Fleres