Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Side by Side – Oltre 5mila alla Marcia del Veneto che accoglie

In migliaia riempiono le calli e i campi di Venezia, a dimostrazione dell'esistenza di un Veneto che rifiuta razzismo e esclusione sociale. Verso le giornate del 22 Aprile a Pontida - giornata dell'orgoglio antirazzista - e del 20 Giugno - giornata internazionale del rifugiato

Lo avevamo scritto nell’appello che ha lanciato l’iniziativa. Il 19 marzo per noi, per la campagna #overthefortress, era una sfida.
Ma la potenza di “Side by side” è stata che questa sfida sono stati in tanti, tantissimi, in tutto il Veneto, ma anche da fuori regione, ad accettarla, a farla propria, a condividerla.

La marcia per l’umanità che oggi, con la partecipazione di oltre 5.000 persone, ha attraversato la città di Venezia ce lo dimostra.

Side by side” – ovvero fianco a fianco – è stato il frutto di un grande lavoro territoriale, fatto di assemblee, di volantinaggi, di incontri pubblici, di passaparola, di condivisioni sui social network, di ore passate a fare cartelli e striscioni.

Oggi a Venezia siamo riusciti ad uscire dall’invisibilità e contrapporre alla barbarie dell’intolleranza e del razzismo istituzionale, una narrazione diversa e potente, che parla il linguaggio dei diritti e delle buone pratiche d’accoglienza, della solidarietà, della cooperazione sociale tra migranti e cittadini italiani.
Operatori sociali, attivisti, richiedenti asilo, artisti, sindaci e tanti cittadini comuni, tutti assieme, per ribadire un concetto chiaro e senza alcun fraintendimento: il Veneto non deve essere il territorio del razzismo, né della discriminazione né tanto meno dei grandi “centri lager” dove si ammassano le persone, e per trasformarlo radicalmente c’è bisogno dell’impegno e del lavoro capillare di tutti.

In Veneto, come nel resto d’Italia e d’Europa, la situazione è pesante, soffia il vento dell’odio e della diffidenza verso i migranti, uno stratagemma orchestrato per generare paura ed allarmismi, i quali rimangono il terreno più fertile per i populisti ed i razzisti, siano essi nazionalisti oppure autoctoni. Ed ecco che il “nuovo” nemico sul quale scaricare gli istinti più beceri di una società imbarbarita dalla crisi economica e sociale è il “profugo”, che viene nel migliore dei casi apostrofato come clandestino e spesso trattato come un individuo senza diritti e spogliato di ogni dignità.

La campagna overthefortress ha scelto di lanciare questa sfida, di aprire questo spazio pubblico in una giornata altamente significativa. Ha voluto farlo raccogliendo l’appello partito dai rifugiati del City Plaza di Atene, un invito alla mobilitazione europea proprio nei giorni del primo anniversario dell’infame accordo tra l’Unione Europea e la Turchia. Quel patto scellerato, sottoscritto il 18 marzo del 2016 da tutti i capi di Stato europei, che non solo ha determinato la chiusura della rotta balcanica, ma ha definito in modo inequivocabile che in questa l’Europa che si vanta di essere dei diritti e della civiltà, non c’è posto per chi fugge dalla guerra e dagli effetti delle politiche neoliberiste e coloniali che stanno saccheggiando e impoverendo i paesi del sud del mondo.

Overthefortress in questi anni di attività lungo le principali rotte migratorie ed i confini dell’Europa fortezza è stata osservatrice dei mutamenti delle politiche europee, i quali hanno prodotto l’innalzamento di muri e barriere normative, e un susseguirsi di abusi e violazioni dei diritti umani: la cifra di tutto ciò è oggi rappresentata dai migranti abbandonati in condizioni disumane in Serbia, dalle preventivate deportazioni di massa e dal Migration Compact.
L’Italia del governo Gentiloni ha da poco sottoscritto un accordo con la Libia che richiede l’intervento della guardia costiera libica per chiudere la rotta del Mediterraneo centrale e rispedire i migranti in Libia, quando tutti sanno che quel paese non può essere considerato sicuro: lì i migranti subiscono torture, violenze, stupri, trattamenti inumani e degradanti.
E nel frattempo, mentre l’Europa è intenta a sottoscrivere accordi bilaterali con le dittature ed i corrotti premier africani, il numero delle vittime della traversata del Mediterraneo aumenta inesorabilmente. Donne, uomini e bambini piangono madri, padri, figli, fratelli e sorelle.

I tanti interventi che si sono susseguiti al microfono lungo l’intero tragitto, hanno voluto ribadire il rifiuto del paradigma securitario e di criminalizzazione dei migranti: la politica di blocco e respingimento dei migranti sono degli atti di guerra nei loro confronti inaccettabili; al tempo stesso il cosiddetto piano Minniti e il decreto legge che porta la firma del ministro dell’interno e di quello della giustizia Orlando avallano una narrazione distorta sui richiedenti asilo, criminalizzandoli e rendendo ancora più complicata la possibilità di ottenere il riconoscimento della protezione internazionale. Ancora più grave è l’ipotesi di aprire un nuovo CIE, ora denominato CPR (Centro per il rimpatrio), in ogni regione.
“Abbiamo lottato quindici anni contro la Bossi-Fini ed ora ci ritroviamo un decreto legge che è l’esatta continuità di quella visione paranoica e razzista delle migrazioni”.

Il decreto Minniti-Orlando è incostituzionale e produrrà un incremento dei migranti irregolari, ampiamente ricattabili e senza alcun diritto. E di fronte ad una “clandestinizzazione” di massa, che rischia di colpire anche i migranti che risiedono oramai da anni in Italia, non c’è altra strada se non quella di rivendicare il diritto all’emersione dal “soggiorno in nero” e quindi lottare per il riconoscimento del diritto di restare.

Rispetto al tema dell’accoglienza c’è l’urgenza di superare il modello fallimentare dei grandi centri – come quelli di Conetta e Bagnoli – legati perlopiù a logiche di business, per andare nella direzione di un’accoglienza diffusa e dignitosa. Da una parte serve obbligare dal basso i sindaci di tutti i comuni ad accogliere, facendoli quindi aderire alla rete del servizio d’accoglienza SPRAR, dall’altro occorre sperimentare forme innovative e alternative a quelle già esistenti. Alcune di queste esperienze, sia di accoglienza che di inclusione sociale, sono già dei percorsi reali e praticabili, la priorità deve essere quella di farle divenire un nuovo sistema virtuoso che sostituisca la logica emergenziale e speculativa.

img-20170319-wa0034.jpg

L’happening finale che ha chiuso la grande giornata di mobilitazione con una pluralità di parole, riflessioni e momenti artistici, ha portato sul palco di campo S. Angelo alcune delle più significative esperienze di buona accoglienza e di progetti legati all’inclusione sociale, ma anche la voce di richiedenti asilo che denunciano le condizioni indegne dei grandi centri d’accoglienza, e infine quella delle lotte sindacali dei cittadini stranieri nei luoghi veneti del lavoro sfruttato.

E proprio su questi punti è necessario continuare a mantenere alta l’attenzione e rafforzare il percorso del “Veneto che accoglie”, costruendo degli ulteriori momenti di incontro e approfondimento per dotarci di una cassetta degli attrezzi che ci permetta di affrontare in maniera più efficace i nodi critici anche in vista degli appuntamenti che ci vedranno impegnati nei prossimi mesi: il 22 Aprile a Pontida, per la giornata dell’orgoglio antirazzista, e il 20 giugno, giornata internazionale del Rifugiato.

La playlist degli interventi durante la marcia e dal palco di campo S. Angelo

Redazione

L'archivio di tutti i contenuti prodotti dalla redazione del Progetto Melting Pot Europa.