Nessuna notizia di “navi madre” sulle quali si era puntato per tutta l’estate allo scopo di dimostrare che, bloccandone una, si sarebbero rallentati gli arrivi, dando un colpo risolutivo alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico. E forse le navi madre adesso ci sono davvero, se i migranti arrivano a bordo di gommoni, lenti e malandati. Mezzi con i quali è piuttosto difficile attraversare il Canale di Sicilia. I gommoni, con questo tempo perturbato,non arrivano certo dalla Libia direttamente. Il peschereccio con 210 persone a bordo invece non possono averlo trainato o calato in acque internazionali con il mare agitato. Negli anni è dimostrato che simili pescherecci possono fare tutta la traversata. Basta andare a vedere a Pozzallo,in una zona del porto, se non li hanno rimossi, i pescherecci che sono arrivati negli scorsi anni…
Attorno a queste vicende rimane una forte esigenza di legalità. Una legalità che garantisce i diritti fondamentali delle persone, anche di chi non vuole o non può chiedere asilo, senza respingere o espellere, violando le regole del diritto internazionale e del diritto interno.
Forse sarebbe bene indagare anche sui centri informali, come quelli di Porto Empedocle, nei quali si commettono gravi violazioni di legge nel trattenimento amministrativo di persone in assenza di provvedimenti conformi a legge. Per non parlare dei rimpatri collettivi… Ed anche nei centri di accoglienza aperti ci sono stanzette nelle quali le persone, soprattutto se di nazionalità egiziana o tunisina, vengono trattenuti in condizioni di totale privazione della libertà personale. Non è una novità, succedeva con i tunisini anche nel 2011, adesso è la volta degli egiziani, anche se fuggono da un paese nel quale rischiano di essere sottoposti a trattamenti inumani o degradanti vietati dall’art. 3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo. Ma la stessa norma potrebbe essere violata anche in Italia, come ha accertato la Corte Europea dei diritti dell’Uomo nel caso di molti detenuti nelle carceri nostrane. Loro almeno hanno potuto fare un ricorso, gli immigrati spesso non possono neppure comunicare con l’esterno o con il loro avvocato, anche per la cronica mancanza di interpreti. E la disperazione può anche portare al suicidio, come è successo ad un presunto “scafista” egiziano nel carcere di Caltanissetta, appena due settimane fa. Ancora nessuna notizia sulle indagini aperte dalla magistratura nissena, neppure notizie sulla sorte del cadavere e sul suo eventuale rimpatrio. Si muore di carcere e si fugge appena si può dai CIE o dai Cara, o si protesta, perchè i documenti ai quali hanno diritto i rifugiati non arrivano mai. E poi qualcuno si stupisce perchè i migranti non vogliono fare richiesta di asilo in Italia e si sottraggono al prelievo delle impronte digitali, che spesso si traduce in una domanda di asilo “forzata”.
Se la magistratura italiana continuerà ad ignorare questi abusi, occorrerà sollecitare ispezioni dall’estero da parte di Rapporteur del Consiglio d’Europa o dell’Unione Europea, o l’intervento dei Commissari ai diritti umani delle Nazioni Unite, come si e’ gia’ fatto negli anni precedenti. Almeno di questi abusi resterà una traccia, anche se faranno scomparire le vittime. Primi nelle azioni di salvataggio in mare aperto, anche in acque internazionali, ultimi nelle misure di accoglienza a terra e nel rispetto del principio di legalità dopo gli sbarchi.
dal Giornale di Sicilia
Emergenza sbarchi, nella notte 5 gommoni: soccorsi mille migranti nel Canale di Sicilia
Sono complessivamente 945 i profughi, in gran parte siriani, soccorsi in nottata su cinque barconi dalla Guardia Costiera, dalla Marina Militare e da alcuni navi mercantili in transito nel Mediterraneo. Lo ha reso noto la Guardia Costiera, con un report delle operazioni condotte nelle ultime 12 ore. L’arrivo dei migranti in diversi porti siciliani è previsto tra la tarda mattinata di oggi e il pomeriggio. Solo 270 migranti, a bordo di una ”carretta” del mare alla deriva in acque maltesi, sono ancora in attesa di essere trasbordati. La prima richiesta di intervento è giunta alla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma alle 15.30 di ieri dalla Croce rossa Italiana che segnalava un Sos lanciato da alcuni migranti in difficoltà, fornendo una posizione e un numero di telefono satellitare. La chiamata proveniva da un barcone a 180 miglia dalle coste italiane, in acque maltesi. Contattate le autorità della Valletta, la Centrale Operativa inviava un aereo della Guardia Costiera sul punto dirottando nella zona la nave “N.Loire”, che prendeva a bordo 133 persone tra le quali diverse donne e 43 minori. Il mercantile si sta dirigendo verso il porto di Catania; l’arrivo è previsto nel tardo pomeriggio di oggi.
La seconda richiesta alle 17.30 di ieri quando, tramite telefono satellitare, la Centrale operativa veniva contattata da un barcone in difficoltà a 53 miglia a Sud Ovest di Lampedusa, in area Sar di competenza Maltese. Nelle operazioni di soccorso veniva coinvolta la Nave Sirio della Marina Militare, in servizio di pattugliamento nella zona, che raccoglieva 223 migranti per poi dirigere verso Pozzallo dove approderà nel pomeriggio. Un terzo barcone in difficoltà con 210 migranti a bordo, che aveva lanciato l’Sos con un satellitare, veniva soccorso in serata a 75 miglia a Sud di Lampedusa dal Pattugliatore “Corsi” della Guardia Costiera. L’unità adesso si sta dirigendo verso Porto Empedocle; l’arrivo è previsto nel primo pomeriggio. Quasi in contemporanea, sempre tramite telefono satellitare, perveniva alla Centrale Operativa un’altra richiesta di aiuto da parte di un barcone a 88 miglia a Sud di Lampedusa, in acque Sar Libiche. Contattate le autorità locali veniva chiesto da queste l’ausilio della Guardia Costiera italiana che dirottava nella zona la nave liberiana “City of Hamburg” mentre da Lampedusa partivano due motovedette con a bordo medici del Cisom, il Corpo Volontari del Sovrano Ordine di Malta. Il mercantile, giunto sul punto prendeva a bordo 104 dei 105 migranti. L’ultimo, in precarie condizioni di salute, veniva trasferito su una delle due motovedette per ricevere le prime cure sanitarie e dirigersi velocemente verso Lampedusa, raggiunta alle 7.30 di questa mattina. Il “City of Hamburg”, scortato dalla seconda motovedetta, sta procedendo anch’esso verso Lampedusa.
L’ultima richiesta di soccorso alla Centrale Operativa della Guardia Costiera proveniva dal sacerdote eritreo Don Mosè Zerai, a sua volta contattato da un gruppo di 270 profughi su un barcone alla deriva a 60 miglia da Lampedusa, in acque di competenza Maltese. In collaborazione con le autorità locali prima veniva dirottata verso l’imbarcazione in difficoltà la nave “Lovely Lady” – impossibilitata a intervenire a causa del suo carico di merci pericolose – e successivamente un secondo mercantile, il “Bux Sailor”, battente bandiera liberiana, oltre a un pattugliatore maltese. A bordo del barcone – secondo quanto hanno riferito i migranti ancora in attesa di essere trasbordati – vi sarebbe anche una donna in avanzato stato di gravidanza sul punto di partorire.