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Spagna – Naufragio davanti alle coste spagnole di Malaga. Le associazioni denunciano il trattamento “disumano” riservato ai superstiti

Il gommone lungo sei metri poteva ospitare al massimo una decina di persone ma a bordo ce n’erano 54.
Era partito da una spiaggia a due chilometri da Al-Hoseyma (Marocco) nella notte tra martedì e mercoledì. Quando sono stati avvistati da un’aereo della Guardia costiera giovedì mattina verso mezzogiorno, a circa 90 chilometri a sud di Malaga, erano trascorse almeno 10 ore dal naufragio.

Nella notte, tra le due e le quattro, raccontano i superstiti, le forti raffiche di vento (55 chilometri all’ora) e il mare molto mosso hanno provocato il naufragio. Dopo aver perso il motore, il pianale del gommone ha ceduto e i 54 passeggeri sono caduti in acqua, solo in 15 sono riusciti ad aggrapparsi a ciò che rimaneva dell’imbarcazione per rimanere a galla.
Nel pomeriggio, vicino al luogo del naufragio sono stati trovati i cadaveri di 4 uomini, tra i 20 e i 30 anni.

Il tremendo bilancio è di 39 persone morte o disperse, tra di loro anche due neonati.
I sopravvissuti, due donne (le madri dei due bambini dispersi) e 13 uomini, hanno tra i 19 e i 40 anni, e arrivano principalmente da Camerun e Mali.

Dopo l’ennesima tragedia nel mare di Alboran, associazioni e collettivi sociali tornano con forza a denunciare il fallimento delle politiche dell’Unione Europea e dello stato spagnolo in materia di gestione dei flussi migratori e frontaliere.
La Federazione Andalusia Accoglie in una nota scrive che questo tipo di tragedie non sono casuali, ma la diretta conseguenza della mancanza di canali legali che permettano l’esistenza di movimenti migratori in condizioni dignitose.

“Il rifiuto sistematico e violento delle persone che vogliono cercare nel continente europeo quelle opportunità a loro negate nei rispettivi paesi” – continua il comunicato – “non corrisponde affatto con l’Europa della democrazia, la giustizia e il benessere nella quale crediamo di vivere”.

Ma la denuncia delle associazioni riguarda anche il trattamento riservato ai sopravvissuti.
L’Associazione Malaga Accoglie scrive che una volta arrivati in condizioni atroci nel Porto di Malaga, dopo essere sopravvissuti per diverse ore alla deriva in acqua, e aver visto morire 35 dei loro compagni di viaggio, otto dei superstiti sono stati presi e rinchiusi in una cella del Commissariato provinciale della città, privati della loro libertà. Un trattamento “disumano“, denuncia la presidente di Malaga Accoglie, Adela Jiménez. “Queste persone sono vittime di un naufragio e dovrebbero ricevere un trattamento umanitario con un sostegno psicologico e di specialisti che li possano aiutare dopo ciò che hanno vissuto – al contrario – sono stati trattati come delinquenti, essendo privati della libertà”.

“Quanto è accaduto”, continua il comunicato, “è, ancora una volta, il risultato della “nefasta” politica migratoria statale ed europea che non fa altro che espandere ulteriormente il cimitero che è diventato il Mar Mediterraneo”. “Politiche di frontiera che non prendono in considerazione né garantiscono il rispetto dei diritti umani, ma esprimono il disprezzo dei governi europei per la vita dei migranti”.

L’associazione chiede, come già fatto in diverse occasioni dalla rete Andalusia Accoglie e organizzazioni europee come Migreurop, che si apra una discussione seria per affrontare il tema della migrazione da una prospettiva globale, mettendo al primo posto la tutela dei diritti umani e la trasparenza e il rispetto del diritto nazionale e internazionale, evitando qualsiasi tipo di misura coercitiva.

Secondo quanto riferisce un portavoce della Croce Rossa al quotidiano Sur, le due donne dopo essere state ricoverate sono state trasferite nel centro di accoglienza per migranti e rifugiati (Centro de Atención para Personas Inmigrantes y Refugiados) di Puente Genil nella provincia di Cordova. A loro è stato riservato un trattamento “umanitario” perchè hanno perso i loro bambini nel naufragio.

Per i 13 uomini invece spetterà un percorso molto diverso: 10 rimangono in cella nel Commissariato, gli altri 3 sono ancora in ospedale, in stato di arresto. Hanno rilasciato le loro testimonianze alla presenza di un avvocato.
La loro destinazione più probabile sarà il CIE di Algeciras o Murcia.

Links utili:
Malaga accoglie (Pagina FB)
Andalusia accoglie (Pagina FB)