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Spagna – Oxfam Intermón intende citare in giudizio il Governo se non accoglierà gli oltre 17.000 rifugiati per i quali ha assunto l’impegno

Lara Expósito, El Diario (Cantabria) - 16 agosto 2017

Photo credit: Pablo Tosco / Oxfam

Oxfam Intermón sta valutando la possibilità di agire per vie legali nei confronti del Governo spagnolo se questi non accoglierà le 17.000 persone rifugiate per le quali ha assunto l’impegno. Così ha spiegato il direttore della ONG, José María Vera, che questo mercoledì ha criticato la “pesante impasse” del Ministero dell’Interno.

Su questa stessa linea, ha inoltre denunciato il “disinteresse” dell’Esecutivo di Mariano Rajoy visto che, a 40 giorni dallo scadere dei termini, non è stato raggiunto neanche il 10% della quota di persone che il nostro paese dovrebbe accogliere.

Ha rilasciato queste dichiarazioni in occasione della sua partecipazione all’incontro “Crisi dei rifugiati: guerra, migrazione e risposta europea” tenutosi all’Università Internazionale Menéndez Pelayo (UIMP), dove ha inoltre voluto richiamare l’attenzione sul recente rapporto che la ONG ha pubblicato per denunciare le torture, le violazioni e gli abusi ai quali sono soggetti i migranti e i rifugiati in Libia.

Vivremo nell’inferno per salvare vite”, ha concluso il direttore della ONG riferendosi alla crescente difficoltà incontrata generalmente nell’aiutare le persone rifugiate, in particolar modo in Libia, dove l’ostilità da parte del paese è cresciuta in maniera significativa.

Quanto al ruolo della Spagna, Vera ha lamentato che, se il Governo “non è stato in grado di segnare un cambio di passo”, per esempio con maggiori risorse umane o attraverso un incremento degli aiuti umanitari, ha “fondati dubbi” che ne abbia la “volontà”. “Non vediamo questa volontà politica di cambiamento, stiamo progressivamente rendendo più rigorose le nostre attività, ma non sappiamo cos’altro fare”, ha affermato.

Per il direttore, la principale preoccupazione dell’Europa è quella di “porre un freno” al flusso di rifugiati, mentre quella della Libia è ottenere “riconoscimento e sostegno” a livello economico e politico. È per questa ragione che il paese africano sta procedendo a diverse operazioni militari, come l’utilizzo di armi contro le imbarcazioni che navigano in acque contigue, oltre le 12 miglia ammesse.

In conseguenza di questi attacchi, il direttore della ONG ha spiegato che si accrescerà la “difficoltà” d’intervento delle organizzazioni e che, inoltre, le rotte saranno più insicure e ci saranno più morti. “La Libia non è un paese sicuro”, ha ribadito, in quanto esiste una “evidente violazione” dei trattati internazionali.
Oltre a garantire che l’accordo tra la UE e la Libia “è una riproduzione della peggiore combinazione di accordi” fatti con paesi come Marocco, Mauritania, Senegal o Turchia, il direttore generale di Oxfam Intermón prevede che “il passo successivo” saranno degli accordi per centri di detenzione.

In quest’ottica, ha denunciato che il respingimento, la mancata accettazione di potenziali richiedenti asilo e rifugiati e la loro detenzione in Libia, “costituiscono una violazione palese” del diritto internazionale vigente in materia di asilo. “Se qualcuno pensa che il problema possa risolversi in questo modo, è come minimo ingenuo, per non dire che ha poca umanità. La ‘Fortezza Europa’ è irrealizzabile, non esiste tale eventualità”, ha dichiarato.

“Non sei più umano”

Oxfam Intermón ha recentemente reso pubblico un rapporto, anticipato da eldiario.es, nel quale la ONG denuncia le violazioni, le torture e la schiavizzazione alle quali sono soggetti i migranti e i rifugiati in Libia.

Per stilarlo (.pdf), come spiegato da José María Vera, sono state raccolte 258 testimonianze (31 di donne e 127 di uomini) che tracciano un’immagine “terribile” della situazione che vivono in Libia.

I dati più rilevanti mostrano che, eccetto una, tutte le donne affermano di aver subito violenza sessuale; il 74% delle persone rifugiate e migranti affermano di essere state testimoni dell’uccisione e/o della tortura di qualche loro compagno di viaggio; l’84% afferma di aver ricevuto un trattamento inumano o degradante, o di aver subito violenza estrema o torture; l’84% segnala che durante la propria permanenza in Libia gli erano frequentemente negati cibo o acqua e, infine, il 70% di essi afferma di essere stato legato.

In risposta ai giornalisti, il direttore dell’organizzazione ha precisato che continueranno a realizzare relazioni su questa situazione, che ha giudicato “critica”. E, qualora dovessero stilare rapporti su una tematica specifica, Vera ha dichiarato che questi saranno sulle donne, una delle tematiche verso cui sono più “sensibili”.