Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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The door is open. Impressioni di ritorno da Udine

di Francesco Sartori, studente e insegnante della Scuola d'italiano Liberalaparola

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Alla partenza mi chiedevo esattamente cosa avremmo dovuto fare quel giorno.
Sapevo che saremmo andati a Udine, avremmo incontrato migranti provenienti dalla rotta balcanica, parlato con loro un misto di inglese e italiano e consegnato gli indumenti raccolti al Pedro*.
Il programma sembra facile e lineare, pulito. Non tiene conto delle emozioni.

Quel giorno ne ho sentite e viste molte sui volti delle persone conosciute e dei miei compagni di viaggio.
Partiamo da Angela, dalla rabbia che risuona nelle sue parole mentre ci spiega le traversie, le “ jungle” e le violenze a cui sono sottoposti i migranti lungo la rotta.
Dal sorriso amaro che sfoggia mentre ci riferisce i numeri degli arrivi giornalieri e l’incapacità dell’istituzione di gestirli.

Ricordo però anche il sorriso sincero con cui accoglie i primi ragazzi, che ben presto riempiranno le stanze di parole e di confronto.
Con piacere noto inoltre che non ha perso la voglia e la capacità di ridere perché, come ogni volta ci ripetiamo a LiberalaParola**, accoglienza è innanzitutto far sentire a casa chi hai davanti.

Mentre siamo lì, i primi ragazzi cominciano a bussare, impazienti di iniziare la lezione, o preoccupati di non trovare posto. Angela infatti ci racconta che è capitato di fare lezione fuori dalla finestra.
I numerosi “ospiti in arrivo” (nome dell’associazione) hanno facce segnate dalle intemperie della loro condizione, volti di pastori duri e riservati.
Questa per fortuna è solo l’apparenza.
La loro forza scaturisce subito dagli interventi e dal chiedere a gran voce chiarimenti e delucidazioni.

”The door is open..”, “la porta è aperta”… una piccola babele di voci riempie subito la piccola aula improvvisata, facendo passare in fretta le due ore di “lezione”.

Guardando le loro facce non riesco a fare a meno di augurare loro che quella forza che li accompagna non li abbandoni mai.
Grazie ad essa hanno affrontato viaggi di migliaia di kilometri, recinzioni, divieti fino a bucare le mura della cosiddetta “Fortress Europe”.
La loro determinazione è contagiosa e la ritroviamo nel sottopassaggio della stazione di Udine.
Per fortuna questa sera solo tre persone dovranno dormire all’addiaccio.
Non sono soli.

Al nostro arrivo infatti notiamo che i tre uomini sono circondati da un festoso comitato di accoglienza formato da volontari e migranti.
Le fiamme di due piccole candeline su una torta, le risa e gli auguri di compleanno riscaldano l’ in accogliente luogo, facendolo diventare un po’ più umano.
Chiacchierando con Giusy veniamo a sapere che nel corso dei mesi ha ospitato circa 50 ragazzi a casa sua.

La domanda sorge spontanea:”Perché?”
La risposta dovrebbe giungere altrettanto facilmente.
Nessuno deve essere costretto a dormire all’aperto, mai, men che meno a febbraio.
Nessuno deve essere sottoposto a torture, furti e maltrattamenti solo perché sta scappando da una morte sicura verso un forse che potrà salvargli/le la vita.
Soprattutto nessuno può giocare a fare dio, arrogandosi il diritto di decidere la sorte di persone in movimento verso una speranza.
Libertà di movimento deve essere la parola d’ordine.
Con questi pensieri in testa torno a casa, contento di avere incontrato altri compagni attivi in questa battaglia e convinti che c’è ancora molto da fare per vincerla.

*Centro sociale Pedro, via Ticino, 5 – (PD)
**Scuola di lingua italiana libera e gratuita per migranti

Insegnati e studenti della scuola di italiano Liberalaparola durante una visita conoscitiva di Padova
Insegnati e studenti della scuola di italiano Liberalaparola durante una visita conoscitiva di Padova