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Un film di Mira Nair

The namesake, “il destino del nome”

Il film più personale della regista Mira Nair è anche il suo lavoro più intimo, intenso, delicato: è The namesake (Il destino nel nome), che dopo aver incassato oltre 13 milioni di dollari negli Stati Uniti, dov’è uscito il 9 marzo, ha iniziato la distribuzione con la Fox Searchlighrt Pictures anche oltre i confine Usa. In Italia è uscito venerdì scorso, incassando nel primo weekend d’uscita 128 mila 377 euro. “Volevo tornare a fare un film su piccola scala, intimo e mobile, che fosse straordinariamente vicino alla mia realtà di persona sud-asiatica nell’America di oggi – racconta la regista nata in India e che ha studiato alle università di Delhi e Harvard, famosa per La fiera della vanità e Matrimonio indiano –. Jhumpa Lahiri, vincitrice del premio Pulitzer per il libro L’interprete dei malanni (Interpreter Of Maladies), ha narrato una vicenda del genere proprio nel suo romanzo di esordio, L’omonimo, che è ora diventato questo film. È la storia di una giovane ragazza che parte da Calcutta e approda a New York, che è quasi esattamente lo stesso mio percorso. Mi è sembrata una storia profondamente umana sui milioni di noi americani che abbiamo lasciato una casa per un’altra e abbiamo imparato che cosa significhi realmente mescolare il vecchio e il nuovo”. Il film racconta la prima e seconda generazione di desi (originari del Sud Est asiatico) a New York: il rapporto interno alla famiglia, tra i genitori (legati alle tradizioni della terra d’origine) e i figli nati in America; e quello esterno ad essa tra famiglia immigrata e quella americana. Ma il film racconta anche in modo delicato il significato della perdita di un persona cara, molto sentito dalla stessa regista che proprio nella lettura del romanzo L’omonimo ha trovato conforto per la scomparsa di una persona importante. “Di tutti i miei film – ha raccontato Mira Nair -, credo che Il destino nel nome sia quello più personale. Quando ho letto il libro di Jhumpa, mi è sembrato di incontrare una persona che comprendeva completamente il mio dolore, conosceva il mio stato d’animo e le esperienze che stavo vivendo, e mi sono detta che dovevo comprare immediatamente i diritti del romanzo”.

Il cuore de Il destino nel nome è il personaggio di Gogol, il figlio dei Ganguli che porta il fardello del nome dell’autore russo, il cui libro Il capotto salvò la vita del padre in un incidente ferroviario. A vestire i panni di Gogol un intenso Kal Penn, originario del New Jersey. Bravo nei panni del padre Ashoke è Irrfan Khan, nome popolare tra il pubblico televisivo grazie alla partecipazione alla sitcom hindi Banegi Apni Baat. Punto di forza del film è la musica curata da Nitin Sawhney, compositore, autore e dj. Come ha detto la regista c’è un “mix eclettico di musica, dal classico Rabindra Sangeet di Tagore alle canzoni di protesta degli anni ’60, fino all’hip-hop contemporaneo mescolato al pop indiano”