Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Torino – A fianco della lotta dei rifugiati/e per la casa, la salute e il lavoro

Dalla fine dell’estate, un gruppo di un centinaio di rifugiati e rifugiate politici e con permesso per motivi umanitari provenienti da Sudan, Darfur, Etiopia, Eritrea, Somalia, Costa d’Avorio, Ciad, Niger, Sahara occidentale, Libia, non trovando accoglienza nei pochi posti previsti a Torino, respinti/e dall’ufficio migranti del comune senza nessuna indicazione tranne che la lista dei dormitori, ha trovato rifugio per la notte in una fabbrica da demolire a Settimo, senza riparo dal freddo, senz’acqua, luce, riscaldamento: una grossa topaia.

Il 18 novembre questo gruppo, per uscire dalla situazione disumana in cui stava vivendo, con l’appoggio del Comitato di Solidarietà con i Profughi e Migranti (costituitosi nel 2006 per iniziativa del Gruppo Migranti di Torino, i centri sociali Askatasuna e Gabrio e altre soggettività per sostenere altri profughi del Darfur in una situazione analoga), ha deciso di occupare la palazzina ex Caserma dei Vigili Urbani di via Bologna ang. Via Paganini, da anni lasciata vuota e inutilizzata come molte altre strutture comunali e statali nonostante queste e altre emergenze abitative, per diventare finalmente visibili e rivendicare il proprio diritto ad una vita dignitosa.

Per fare fronte ai bisogni primari di cibo, posti letto, riscaldamento, il comitato e i rifugiati e le rifugiate si sono organizzati in modo da raccogliere generi di prima necessità e distribuirli equamente: persone che arrivano da nazioni a volte in guerra tra loro e che parlano lingue differenti si sono autorganizzate dividendosi lo scarso spazio e le scarse risorse a disposizione e hanno dato vita ad una cucina autogestita.
La grande solidarietà e la messa a disposizione del proprio tempo e delle proprie conoscenze ha mostrato che esiste un’altra realtà che non quella sbandierata dai media delle ronde anti-immigrati: insegnanti del ctp e non, medici, persone comuni si sono messe a disposizione per sostenere la lotta dei/delle rifugiati/e fornendo un appoggio importante per interpretare ed orientarsi nell’inospitale Torino. Aiuti sono anche arrivati da abitanti della Val Susa impegnati dalla lotta NO TAV.

Dalle istituzioni invece nel frattempo non è arrivato nulla: la Convenzione di Ginevra prevederebbe un sostegno attivo per quei/quelle migranti titolari di permesso di soggiorno di carattere politico e umanitario, ma il Comune, nella figura dell’Assessore alle “Politiche Sociali”, sin dall’inizio ha rifiutato qualsiasi incontro con i/le rifugiati/e, dichiarando di non voler “creare un pericoloso precedente che aumenterebbe le ondate migratorie in direzione Torino” e adducendo a pretesto la presunta illegalità dell’occupazione.

In risposta sono continuate le iniziative: il 26 novembre i rifugiati e le rifugiate hanno organizzato un presidio davanti al Comune, senza ottenere nessuna apertura al dialogo, il 28 un bliz a Torino Incontra dove si stava tenendo la presentazione del Rapporto 2006 dell’Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino. A fatica si è ottenuto di far parlare un rappresentante del comitato, l’avvocato Vitale, che ha letto un comunicato redatto dal gruppo di rifugiati/e. Questo ha costretto l’assessore, presente in sala, a prendere atto della situazione, anche se ha mantenuto anche in quella occasione il suo atteggiamento di totale chiusura, non lasciando spazio ad alcun dialogo.

Il 13 dicembre una delegazione dell’UNHCR (Agenzia dell’ONU che si occupa delle condizioni dei/delle rifugiate/i), di Amnesty dell’ASGI, ha fatto visita alla palazzina ccupata di via Bologna. La rappresentante dell’ UNHCR ha innanzitutto ribadito le responsabilità e i compiti delle amministrazioni locali nell’assistenza ai/alle rifugiate/i e richiedenti asilo. La rappresentante delle Nazioni Unite ha inoltre affermato che Torino avrebbe già le potenzialità di accogliere e integrare con programmi di sostegno le richieste dei/delle rifugiati/e.

Il 20 dicembre c’è stata un’audizione nel palazzo comunale della IV Commissione sui servizi sociali, che aveva invitato una delegazione dei/delle rifugiate/i e del comitato, che ha chiesto:
-la residenza per ogni rifugiato/a sul territorio torinese, come strumento d’accesso al servizio sanitario nazionale e ai canali del collocamento lavorativo;
-strumenti pratici per garantire una miglior vivibilità in via Bologna (letti, stufe, allacciamento, etc.)
-apertura di un tavolo di trattative con le istituzioni locali

Di fronte all’immobilismo della commissione, si decideva di rimanere nell’aula occupandola per ottenere risposte concrete.

Dopo alcune ore di occupazione, l’amministrazione comunale ha accettato l’apertura di un tavolo di trattative e ha fissato il primo incontro per il giorno successivo. Riguardo alle altre richieste, l’amministrazione comunale attuava lo spurgo delle fogne, mentre la provincia apriva alla possibilità di erogare successivamente un finanziamento per la ristrutturazione dello stabile di via Bologna (che non è mai arrivato per complicazioni e lungaggini burocratiche).

Ma, in sostanza, non si è concretizzato nulla!

Il 25 gennaio l’incontro che era stato promesso dal Comune per proseguire il dialogo non è mai avvenuto. Non è arrivata nessuna risposta per quanto riguarda possibili soluzioni per la residenza che purtroppo è una condizione per rendere esigibili diritti fondamentali, soluzioni che avrebbero potuto trovare con scappatoie burocratiche. Nello stesso giorno è stata sgomberata dalla polizia la fabbrica rifugio di Settimo in cui ancora pernottavano alcuni migranti; 7 persone sono state incriminate per “violazione abusiva di proprietà” e “ violazione dei sigilli” che in realtà non erano mai stati posti.
Nel frattempo il Governo stanzia dei finanziamenti a favore di progetti per i/le rifugiati/e.

Il 29 gennaio il Consiglio comunale ha partorito il topolino di un progetto sperimentale (“affido diffuso”) per risolvere il problema dei profughi : 300 euro al mese alle famiglie che accolgono in casa (“adottano”) una ventina di giovani profughi (più 100 euro procapite all’associazione che li seguirà) con uno stanziamento di 96.000 euro complessivi. Si continua così a dare soluzioni emergenziali ed assistenziali ai/alle profughi/e, senza tenere conto dei loro bisogni e dei loro desideri di indipendenza ed autonomia. Donne e uomini con una propria dignità, sensibilità e cultura sradicati/e dalla propria terra che non vogliono essere scaricati sulla buona volontà dei cittadini, ma che rivendicano i propri diritti.

Anche l’incontro del 7 febbraio in Provincia tra Comuni, Anci, Sprar,Regione, Prefettura e, come osservatori, Amnesty, ASGI e un rappresentante dell’ACNUR non ha dato esiti positivi. Il rappresentante dell’ACNUR ha nuovamente sottolineato le inadempienze del Comune e ha definitivo gravissima la situazione delle/i Rifugiate/i.

Da novembre a oggi, non si arresta la lotta dei rifugiati e delle rifugiate che rivendicano diritti che il loro status prevede e che il comune non garantisce. Per resistere al cinisco e alle gravi mancanze delle istituzioni , in via Bologna, a Torino e ovunque.

Prossimi appuntamenti a Torino:

lunedì 10 marzo, ore 18: Assemblea cittadina
in Piazza Palazzo di Città davanti al Municipio (con proiezione video sulla storia di Via Bologna) .Fino a sabato 15 presidio permanente davanti al comune
sabato 15 marzo, ore 15: Manifestazione
di solidarietà ai/alle rifugiati/e di via Bologna
DIRITTI DIGNITA’ LAVORO E REDDITO PER TUTTI/E
Corso Giulio angolo Via Andreis (ex stazione Ceres)

Promuovono:
-Comitato Rifugiati/e di Via Bologna
-Comitato di Solidarietà ai Profughi e Migranti