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Trento – Il cucito come integrazione

Il 7 marzo inaugurazione della sartoria sociale

A Trento soggiornano 117 richiedenti asilo ospitati nelle strutture del Centro Astalli di Trento e di ATAS (Associazione Trentina Accoglienza Stranieri onlus).
Per i primi sei mesi del loro arrivo in Italia non sono autorizzati a svolgere alcun tipo di lavoro. Anche per questa ragione Elena Simonetti e Valentina Merlo, che con gli stranieri richiedenti lo status di rifugiato lavorano ogni giorno proprio presso il Centro Astalli hanno ideato il progetto Ri.Create: RIcurire e Coltivare relazioni per l’asilo sul TErritorio.

Si tratta della possibilità per queste persone di occupare il proprio tempo nella sartoria o nell’orticoltura, acquisire o mostrare abilità e provare la loro affidabilità lavorativa.
“Coloro che devono lasciare l’alloggio temporaneo presso il Centro Astalli spesso abbandonano parte del loro bagaglio – racconta Elena – ci è così venuta l’idea di creare un laboratorio di sartoria che riutilizzasse i vestiti che si cominciavano ad accumulare.
Dall’inizio dell’ano questo laboratorio ha un posto presso il nuovo centro sociale Bruno, gestito dall’Associazione Commons, all’interno degli spazi dell’Associazione Richiedenti Terra.

Qui, a partire dalla fine di febbraio i richiedenti asilo interessati potranno imparare a cucire (o per alcuni, mettere a frutto le proprie capacità) grazie alla presenza di Franca Bertagnolli, sarta che metterà a disposizione degli stranieri e dei cittadini italiani, la sua arte, due pomeriggi alla settimana.
“Sarà anche un luogo dove i richiedenti asilo potranno imparare in maniera informale l’italiano” precisa Elena.
E’ da un anno che una decina di stranieri volontari dell’Afghanistan, Mali, Gambia, Kenya, Pakistan, Eritrea, Somalia, scrostano, stuccano, dipingono e riordinano.
Adesso è ora di inaugurare il nuovo laboratorio.

Elisa Nicoli

Tratto da:
Qui Trento