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da il Manifesto del 26 aprile 2007

«Tribunali intasati? Non per i migranti»

La competenza sulle espulsioni torna ai giudici ordinari. Parla Casadonte (Md)
Cinzia Gubbini
Roma

Annamaria Casadonte è una delle componenti del «gruppo immigrazione» di Magistratura Democratica, e giudice presso il Tribunale civile di Reggio Emilia. Il giorno dopo l’approvazione della legge delega che entro un anno dovrebbe mandare in soffitta la legge Bossi-Fini, plaude alla decisione del governo di restituire le competenze su espulsioni, trattenimenti nei centri di permanenza e opposizione alle espulsioni ai giudici ordinari. Attualmente se ne occupano i giudici di pace: così decise il precedente esecutivo, rispondendo alle osservazioni della corte costituzionale che obbligava una convalida giurisdizionale sulle espulsioni. La decisione del governo di far tornare in campo i giudici ordinari ha già iniziato a scatenare polemiche, e sarà uno dei punti di discussione in parlamento.

Il rischio è che si torni ad ingolfare i tribunali. Come reagiranno i magistrati?
Essendo un’esponente dell’Associazione nazionale dei magistrati, so bene quanto la magistratura sia in sofferenza per la disastrosa situazione sia dal punto di vista organizzativa che delle risorse, tanto finanziarie che umane. Il primo commento, dunque, sarà certamente non entusiastico: saranno in molti a sostenere che non si sente il bisogno di accollarsi ulteriori competenze vissute, di qualsiasi materia si tratti, come un aggravio. Ma non c’è dubbio che questa sarà, come dire, la prima soglia. Credo che il giudizio complessivo, invece, sarà positivo. Il passaggio di competenze su espulsioni e trattenimenti nei centri di permanenza temporanea ai giudici di pace, rappresenta un’illogicità persino dal punto di vista della omogeneità del sistema. Una per tutte: al giudice ordinario è rimasta la competenza sui ricongiungimenti familiari. E’ ben difficile sostenere che un giudice si occupi dei legami familiari e un altro giudice si occupi delle espulsioni. Tanto più che le espulsioni attengono alla libertà personale di un individuo, come ha stabilito anche la corte Costituzionale, e dunque è un diritto soggettivo ad essere interessato dal provvedimento di espulsione, di rango superiore rispetto all’unità familiare. Dunque è piuttosto bizzarro che della convalida delle espulsioni si occupi il giudice non ordinario e dei ricongiungimenti familiari il giudice ordinario.

Finezze giurisdizionali che non erano pane quotidiano per l’ex ministro della Giustizia, l’ingegner Castelli…
A prescindere dalle valutazioni sul precedente ministro si tratta di una gerarchia dei valori che sta alla base della nostra società. A mio parere quella decisione fu presa per dare un segnale molto chiaro: la tutela della libertà personale degli immigrati doveva diventare una materia di rango inferiore. Ricordo, a questo proposito, che anche il Consiglio superiore della magistratura, chiamato a esprimere un parere in proposito, si disse contrario.


E i tribunali sono intasati?

Sono intasati ancora oggi da milioni di cause civili, e anche in passato non erano le competenze sull’immigrazione a rappresentare il primo problema. La magistratura soffre di un sistematico taglio dei fondi. Ci si è vantati di aver ridotto il personale della giustizia, sostenendo che per far camminare i tribunali servono più magistrati e meno personale. Bene, non sono stati nominati nuovi giudici ma in compenso abbiamo subìto il blocco delle assunzioni del personale amministrativo. In questo momento un’ulteriore causa di sottrazione delle risorse all’attività giurisdizionale è rappresentato dal massiccio impiego di magistrati nelle commissioni d’esame per gli avvocati, oggetto di una segnalazione dell’Anm al ministro..

Ma dove sta la differenza, nella pratica, tra una convalida emessa da un giudice ordinario e quella del giudice di pace?
Basti pensare che le convalide su trattenimenti e espulsioni il giudice di pace le fa nei locali della questura o nei centri di permanenza, con gli interpreti messi a disposizione dalla polizia. Le convalide dei magistrati vengono emesse in tribunale. Un’immagine di terzietà del tutto differente.

Ma non è vero che anche nei tribunali sono in realtà i giudici ordinari non togati (got), ovvero «cultori della materia» che non hanno passato il concorso pubblico, a occuparsi di immigrazione?
Dove questo succede, avviene non in conformità con le circolari del consiglio superiore della magistratura sull’organizzazione degli uffici giudiziari, che in questa materia come per le convalide degli arresti non consente l’impiego dei got.