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Triste “lezione” da Cicerale. L’odio non aiuta i territori

Esiste una “normalità” che vive di intolleranza e ritiene di superare i problemi con chiusura e disprezzo

La Prefettura di Salerno decide di aprire un Centro di trasferimento temporaneo nella zona industriale di Cicerale di una parte dei richiedenti asilo, delle persone arrivate al porto di Salerno dopo alcuni giorni di viaggio in mare dalla Libia, e alcuni membri della popolazione locale si ribellano. Questo fatto di cronaca, che ha animato l’ultimo fine settimana in provincia di Salerno, è interpretabile in diversi modi.

Da un versante, si possono evidenziare le questioni istituzionali. Si possono sottolineare, soprattutto, i limiti della gestione prefettizia ed ancora una volta emergenziale dell’accoglienza dei migranti richiedenti asilo, e, insieme, si può rimarcare il fatto che il Comune coinvolto ha di recente aderito al servizio sprar e, quindi, ha dimostrato un atteggiamento positivo verso nuovi possibili arrivi nel suo territorio. E il dato che si presenta in questo caso è chiaro: la gestione emergenziale degli attuali processi di fuga delle popolazioni da diverse aree del mondo non può che produrre danni, perché è fondata sulla privatizzazione delle politiche e, quindi, favorisce le condizioni per l’uso strumentale e propagandistico delle migrazioni, rendendo più semplice la diffusione dell’ostilità contro i nuovi migranti.

Dall’altro versante, si possono mettere in risalto i comportamenti sociali e politici della parte minoritaria di popolazione che sono divenuti visibili in questo caso, i sentimenti e le motivazioni di quanti hanno manifestato la propria opposizione. E anche in questo caso il dato è chiarissimo: chi ha avversato l’arrivo di persone mai viste e sconosciute, dunque mere figure, semplici rappresentazioni, dei fantasmi, lo ha fatto esprimendo odio, negazione, rifiuto radicale. Un odio diretto contro anonime persone non viste nella loro umanità, nelle loro necessità, nei loro diritti, ma come spettri da allontanare, figure da azzerare, pericoli da scongiurare. Ciò che è andata in scena a Cicerale, al netto dei limiti istituzionali dell’azione prefettizia, collegata anche ai vincoli imposti dall’organizzazione del G7 in Sicilia, è stata una rappresentazione concreta di cosa possono minoranze mosse dall’odio e solo dall’odio: usare la negazione dell’altro per ribadire un’idea proprietaria del territorio, un’idea di comunità chiusa, esclusiva, serrata al suo interno contro chi viene costruito con un pericolo anche se non lo si conosce, non lo si è mai incontrato. Come dire? Uniti contro l’altro pensato e vissuto come nemico proprio in quanto altro.

A Cicerale non c’è stata una semplice opposizione contro un atto istituzionale giudicato lesivo del bene pubblico, come nel caso delle passate lotte socio-ambientali contro la gestione dei rifiuti in tante parti della Campania. A Cicerale il messaggio è stato differente, radicalmente differente: noi qui non vogliamo questi stranieri, questi poveri, non deve arrivare nessuno, e non ci interessa chi sono né di cosa hanno bisogno. Un messaggio semplice, un messaggio di chiusura fondata sull’inimicizia ed il disprezzo: un odio tranquillamente espresso, manifestato, esplicito, per niente camuffato o nascosto. Anzi, ostentato.

È per questo che il fatto di Cicerale non è un evento isolato o del tutto eccezionale, anzi è la manifestazione di una normalità, che parla a tutti e chiede di prendere posizione. Sono quei volti e quelle parole di odio a chiedere ad ognuno da che parte stare, perché sono l’espressione di una posizione politica manifesta: quella che fa sua slogan basati sull’esclusione del tipo ‘prima gli italiani’ e che non si ferma agli immigrati richiedenti asilo, ma va oltre, alimentando l’idea che il mondo possa essere diviso in confini e gerarchie e che sia giusto che alcuni siano privilegiati ed altri debbano stare e restare in posizioni subalterne, privi del diritto a cercare una vita più giusta.

Campagna LasciateCIEntrare

La campagna LasciateCIEntrare è nata nel 2011 per contrastare una circolare del Ministero dell’Interno che vietava l’accesso agli organi di stampa nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo): appellandosi al diritto/dovere di esercitare l’art. 21 della Costituzione, ovvero la libertà di stampa, LasciateCIEntrare ha ottenuto l’abrogazione della circolare e oggi si batte contro la detenzione amministrativa dei migranti continua »