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Una migrazione di bambini: i minori stranieri vittime di tratta

Angela Tognolini, The Bottom Up - 27 febbraio 2017

Photo credit: Save the Children

Le migrazioni cambiano sempre. Mese per mese, il flusso delle persone che lascia l’Africa Occidentale, l’Asia ed i Balcani per entrare in Europa è diverso. Cambiano le rotte, mano a mano che accordi, leggi e muri spingono i migranti a cercare nuove strade per arrivare alla stessa destinazione. Cambiano le nazionalità di chi parte, quando un nuovo conflitto incendia una regione prima solo instabile, quando un partito perde un’elezione, quando scoppia una carestia.

È difficile trarre un bilancio dal flusso di migranti che il 2016 ha portato alle porte dell’Europa, ma qualche dato attira l’attenzione. Nel 2016, la migrazione è stata più giovane. Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono giunti in Italia oltre 17.000 minori non accompagnati, circa un terzo in più di quelli arrivati nel 2015. La maggioranza sono giovani tra i 16 e i 17 anni che vengono dall’Egitto, dal Gambia, dalla Nigeria e dall’Eritrea. Ci sono anche molti ragazzini dell’est Europa.

Alcuni di questi minori lasciano il loro paese per le stesse ragioni degli adulti, come l’instabilità politica, la povertà, la mancanza di prospettive. Moltissimi altri si trovano da soli dopo che i loro famigliari li hanno abbandonati o sono morti. Non sanno cosa fare, nei loro paesi non esistono sistemi che possano accudire ragazzini senza famiglia e si mettono in viaggio. Altri ancora sono vittime della tratta di esseri umani.

A luglio 2016 Save the Children ha prodotto un report sulla tratta e sullo sfruttamento dei minori, un trend paurosamente in crescita negli ultimi anni. Il report dichiara che una vittima di tratta su cinque è un bambino. In Italia, molte sono le ragazzine nigeriane trafficate per sfruttarle sul mercato della prostituzione. La maggior parte ha tra i 15 e i 17 anni, ma ci sono anche bambine tredicenni che vengono commerciate attraverso il mare per far bella mostra di sé sui marciapiedi dei viali di circonvallazione delle città italiane. Soggiogate dai patti magici dei sacerdoti in combutta con i trafficanti, ciecamente fedeli all’organizzazione criminale alla quale devono enormi somme per il viaggio, le ragazzine nigeriane dichiarano di essere diciottenni per sfuggire ai servizi sociali che si occupano dei minori.

Un viaggio diverso, ma una sorte simile è quella che attende le ragazzine rumene e di altri paesi est-europei, vendute dalle famiglie e portate in Italia da conoscenti, amiche o fidanzati che poi si trasformano in brutali sfruttatori e che le costringono a prostituirsi, a rubare o a chiedere l’elemosina.

Tra i maschi, i più numerosi sono i minori egiziani. Molti di loro decidono di partire autonomamente, attirati dalle promesse di benessere sbandierate sui profili Facebook dei loro conoscenti che vivono in Italia. Il viaggio viene gestito da un network di trafficanti locali, con i quali i ragazzi si indebitano per traversate via mare lunghe fino a 15 giorni su imbarcazioni cadenti, alla mercé della violenza degli scafisti e degli altri migranti. Una volta in Italia, spesso finiscono per vivere in strada, diventando vittime di sfruttamento, lavorando 7 giorni su 7 con orari massacranti nei mercati ortofrutticoli, negli autolavaggi o nelle ditte di costruzioni.

Vulnerabili alle bugie e all’asservimento emotivo, i minori sono gli ultimi e i più indifesi tra i migranti. E non si può dire che le autorità europee stiano facendo un lavoro impeccabile per proteggerli. Già a gennaio dell’anno scorso l’Europol ha lanciato l’allarme relativo alla scomparsa di più di 10.000 minori stranieri non accompagnati, arrivati sul territorio europeo durante il 2015.

Nel 2016, la situazione non è cambiata. Pochi giorni dopo essere stati registrati all’arrivo in Italia, questi giovanissimi migranti abbandonano le strutture di accoglienza e di loro si perdono le tracce. Probabilmente alcuni continuano il viaggio per oltrepassare i confini italiani e riunirsi ai loro famigliari che li aspettano in Germania, in Svezia o in Francia. Ma altri sono trasferiti altrove dai loro trafficanti, come le ragazzine nigeriane instradate verso i bordelli tedeschi e olandesi. Altri ancora fuggono da strutture affollate e insicure come quelle denunciate in giugno da Human Rights Watch, dove adulti e bambini sono accolti insieme. Quando si trovano in strada, cadono nelle reti dello sfruttamento lavorativo e nei racket dello spaccio.

Le autorità italiane che si occupano di minori combattono una duplice battaglia. Devono strappare alla rete della tratta i minori che sono stati portati in Italia per essere sfruttati, e proteggere quelli che sono arrivati in autonomia ma rischiano di essere agganciati dagli sfruttatori e di diventare schiavi dopo l’arrivo. Una logica emergenziale di gestione del fenomeno non permette di far fronte alle necessità di una categoria di migranti così fragile. D’altra parte, non possiamo continuare ad accettare che i bambini scompaiano nel nostro paese. Probabilmente nel 2017 saranno ancora di più i minorenni ad approdare sulle nostre rive. Non possiamo permetterci di non essere preparati ad accoglierli.

Angela Tognolini