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Una tragedia insopportabile

Articolo di Rafael Lara dell’APDHA (Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía), Diario de Cádiz - 22 gennaio 2017

Sulle nostre coste è accaduto di nuovo. Una settimana fa sono stati recuperati sei corpi, e un numero imprecisato di migranti resta tuttora disperso. La dimensione della tragedia cui stiamo assistendo alle porte d’Europa è assolutamente insopportabile, da qualsiasi punto di vista umano che sia minimamente sensibile e democratico.

Secondo l’OIM nel solo 2016 oltre 5.000 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, 14 persone al giorno, superando ampiamente le morti registrate nel 2015 che, secondo la stessa fonte, sono state 3.770. Inoltre, nel 2016 sono riusciti ad arrivare sulla terraferma molti meno migranti rispetto al 2015, e la percentuale di quanti perdono la vita è sempre crescente.

Le imbarcazioni utilizzate sono sempre più fragili, le avverse condizioni meteorologiche scoraggiano sempre meno le partenze e le strategie utilizzate, sempre più pericolose, rendono difficoltoso il lavoro delle squadre di soccorso, laddove esistono o sono operative.

Nonostante il lodevole operato di Salvamento Marítimo, che ha evitato numerose morti, appare certo che la principale strategia adottata dall’Europa non è di soccorso, ma di contenimento e respingimento. Recinzioni di filo spinato, concertine, dispiego di polizia e corpi militari, respingimenti immediati illegali, utilizzo di motovedette, sofferenze e, alla fine, sempre più morti. Questa è, purtroppo, l’unica risposta che l’Europa offre a persone che fuggono da guerre spaventose, carestie e disastri incalcolabili. E dinanzi a ciò non possiamo non notare, con profondo rammarico, che la Spagna è stata pioniera nell’attuazione di politiche inumane e trattamenti degradanti nei confronti di migranti e rifugiati, politiche e pratiche che hanno fatto sì che nel corso del 2016 circa 300 persone siano morte o rimaste disperse.

Non rilasciano messaggi di solidarietà né versano lacrime, anche se sarebbero di coccodrillo, i politici europei dinanzi a questo dramma di proporzioni bibliche che proprio essi, con le loro politiche, hanno generato. La stessa opinione pubblica sembra aver perduto interesse per la tematica, stretta com’è tra la Brexit, il colpo di stato in Turchia, l’ascesa sempre più inarrestabile dell’estrema destra in tutta Europa, gli attacchi terroristici, le insicurezze e le disgregazioni che si stanno producendo nella stessa Unione Europea.

Forse per questa serie di motivi, a loro non importa che muoiano di freddo decine di rifugiati nell’Europa Orientale… è davvero così difficile, per la UE, con tutti i suoi poteri, promuovere un’operazione di assistenza e soccorso per proteggerli da quest’ondata di freddo polare? Non conosciamo il nome delle sei persone che lo scorso fine settimana hanno perso la vita sulle coste di Cádiz, ad oggi le loro identità non sono ancora state rese note. Molto meno si sa di quanti sono morti congelati nei Paesi dell’Est, e ancor meno si conosce delle centinaia di dispersi che una settimana fa hanno perduto la vita nel Mediterraneo. Difficilmente quelle morti troveranno eco nei notiziari.

Ad ogni modo, dovremmo quantomeno essere consapevoli del nome dei responsabili di questa politica crudele e inumana che sta trasformando il Mediterraneo in un enorme cimitero marino. Si chiamano Merkel, Theresa May, Rajoy, Hollande, Orbán, etc … A tutti loro dobbiamo solamente il nostro più chiaro disprezzo e la nostra condanna.

È vero, finiscono per prevalere lo scoraggiamento e il senso di impotenza dinanzi all’orecchio sordo di questi leader che dimenticano gli esseri umani e si piegano servili dinanzi al potere delle banche o dei colossi energetici.

Eppure è necessario continuare ad esigere una politica migratoria e di asilo che sia degna di questo nome, accogliente verso migranti e rifugiati, rispettosa dei diritti umani, che impedisca che migliaia di persone che sognano solamente un futuro migliore finiscano per perdere la propria vita nelle acque del Mediterraneo o nei deserti africani.

L’Unione Europea – e la Spagna – devono cambiare il passo con urgenza, poiché non solo si sta agendo con una crudeltà inaudita, che molti qualificano come xenofobia istituzionale, ma si stanno violando trattati internazionali, come la Convenzione di Ginevra, dei quali l’Europa si è fatta sinora fiera promotrice.

Questa politica crudele alimenta i sentimenti più bassi dell’essere umano e favorisce l’ascesa dei gruppi razzisti di estrema destra. Ma, soprattutto, questa politica di violenza per i diritti umani è il germe della disgregazione europea, i cui valori finiscono per sfaldarsi e far crollare tutto ciò che avremmo voluto essere.

A conclusione di ciò dell’Europa può restare una politica economica al servizio dei potenti, che rompe anche la solidarietà e castiga le classi e i Paesi più deboli…ma poco altro. La disaffezione nei confronti dell’Europa cresce inarrestabile tra la cittadinanza, che la percepisce ogni volta come più lontana, talvolta troppo grande, ma comunque distante.

Varrebbe la pena scommettere su – e lottare per – un cambiamento di rotta per costruire un’altra Europa. Un’Europa che sia uno spazio di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani. É urgente, molto urgente, e francamente non si sa se siamo ancora in tempo.