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Ungheria: ecco cosa cambia dopo l’approvazione della nuova legge sul diritto di asilo

Hungarian Helsinki Committee del 6 agosto 2015

Vi proponiamo la traduzione curata da Giulia Torci di un approfondimento pubblicato sul sito di Hungarian Helsinki Committee, organizzazione per i diritti umani non governativa fondata nel 1989 che ha sede a Budapest.

Barriere legali in Ungheria: i recenti emendamenti alla legge sul diritto di asilo rischiano di compromettere il diritto all’accesso alla protezione internazionale stessa

Gli aggiornamenti in vigore dal 1° agosto 2015 delle leggi sul diritto di asilo in Ungheria rischiano di compromettere il diritto dei rifugiati alla protezione internazionale nel Paese: alcune delle novità introdotte in materia sono in diretto contrasto con le leggi dell’UE e i principi stabiliti dalla Corte Europea dei Diritti Umani con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

In particolare:

La Serbia è ora nella nuova lista nazionale dei Paesi Terzi sicuri, misura adottata da nessuno degli altri Paesi dell’Unione.
Considerando che più del 99% dei richiedenti entrano in Ungheria attraversando il confine serbo, questa condizione in particolare potrà autorizzare il rifiuto in blocco della quasi totalità delle richieste di asilo da parte dell’OIN (Ufficio Immigrazione e Nazionalità).
Tuttavia la Serbia non può essere considerata come un Paese Terzo sicuro, come confermato da rapporti sia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati che di numerose fonti terze, di conseguenza l’Ungheria rischia di violare il suo obbligo di non-respingimento.

Le procedure correlate all’asilo diventeranno più sbrigative e impediranno l’applicazione delle tutele minime ed essenziali della persona, in considerazione del fatto che l’OIN dovrà decidere dell’applicazione della protezione internazionale per i singoli casi nel giro di 15 giorni.
La classificazione delle domande come irregolari e la velocizzazione dei procedimenti burocratici rappresenteranno più la regola che l’eccezione, con scarse possibilità di riconsiderazione delle richieste di asilo attraverso procedure regolari. Due settimane sono insufficienti a garantire l’accesso dei richiedenti a pratiche di tutela minima, come supporto legale o psicoterapia nel caso di vittime di torture o altri soggetti vulnerabili, o a dimostrare fatti e circostanti rilevanti per l’ottenimento dello status di rifugiato, come testimonianze di perito e conseguenti udienze. Con questo l’Ungheria infrange la legge Europea, che richiede scadenze più ampie e ragionevoli per le procedure accelerate.

Molte importanti misure di salvaguardia verranno meno durante il procedimento di revisione giuridica: testimonianze personali al cospetto di una corte non saranno più obbligatorie e, in alcuni casi, non saranno applicate sospensioni temporanee ai respingimenti delle domande. Il limite di 3 giorni per richiedere una revisione giuridica dei casi di negazione dello status, o inammissibilità della richiesta, decisi per procedura abbreviata, e gli 8 giorni necessari a pronunciare una sentenza, non sono sufficienti e rappresentano una violazione della legge Europea e della Giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, impedendo sia ai richiedenti che ai giudici di organizzarsi per mostrare o ottenere un maggior numero di prove, ad esempio tramite interprete, rischiando così di ridurre la revisione giuridica stessa a una mera formalità.

Il limite massimo di detenzione a scopi di registrazione dei richiedenti asilo è prolungato dalle 12 alle 36 ore. La detenzione preventiva introdotta nel Luglio 2013 per trattenere i profughi durante le procedure di convalida potrà ora essere estesa per la durata delle revisioni giuridiche: la nuova legge permette esplicitamente all’OIN di tollerare casi di sovraffollamento delle prigioni per richiedenti, riducendo lo standard minimo di spazio individuale per ogni detenuto a una semplice raccomandazione.

– I centri di ricezione sono diventati estremamente affollati e gli standard igienici più difficili da rispettare: è la prima volta che l’Ungheria si trova a gestire un numero così elevato di richiedenti e il governo dimostra sempre più la sua incapacità di appropriata gestione ed estensione dei servizi di accoglienza nazionali. Le rettifiche alla legge sul diritto di asilo ha abolito l’obbligo per l’UIN di sistemare i richiedenti presso centri specifici, contribuendo potenzialmente alla crescita del vagabondaggio dei profughi in Ungheria.

I richiedenti asilo possono essere obbligati a contattare il loro Paese di origine per la verifica e l’ottenimento di prove dell’identità. Questo fatto infrange le regole base delle leggi in merito al diritto di protezione internazionale, poiché un simile trattamento rischia di esporre i richiedenti e le loro famiglie a trattamenti disumani, torture o rischio di morte. Ottenere i documenti richiesti in forma autentica in pochi giorni da Paesi attraversati dalla guerra, come la Siria o l’Iraq, si presenta inoltre come una prospettiva molto irrealistica, compromettendo anche solo la possibilità di adempiere agli obblighi soprindicati.

Foto di copertina: Vörös Anna (MigSzol Tüntetés/Protest 2015.05.19)