Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Usa – Migliaia di invisibili in sciopero il 1° maggio. “Senza di noi l’economia si ferma”… e lo hanno dimostrato

La giornata del 1 maggio 2006 negli Stati Uniti rimarrà una data storica, sia per le migliaia di persone scese in piazza a manifestare in 200 città, sia per lo sciopero generale e il boicottaggio della vendita dei prodotti. Da New York a Chicago, da Los Angeles a Houston.
Le comunità dei migranti sono riusciti in pieno a far sentire il proprio peso e, attraverso questo, porre importanti rivendicazioni per i diritti di tutti, contro la proposta di legge volta a criminalizzare le persone senza documenti: nuova legge sull’immigrazione e sanatoria generalizzata (i clandestini sono circa 12 milioni) diritti civili e sul lavoro, cittadinanza e diritto di voto, ricongiungimenti familiari, apertura delle frontiere.
I boicottaggi, le manifestazioni e le altre azioni si sono svolte in decine di città piccole e grandi, con i migranti – in maglietta bianca – protagonisti assoluti.

Centinaia di migliaia di persone non sono andate a lavorare e non hanno fatto la spesa per mostrare quanto realmente conti, nella società statunitense, il contributo degli immigrati. Interi esercizi commerciali sono rimasti chiusi e molte attività produttive ferme o con personale ridotto. Diverse aziende, grandi e piccole, hanno mostrato comprensione per l’azione di protesta, dando un giorno libero a chi vi partecipava. Hanno scioperato e manifestato soprattutto ispanici, ma anche arabi, asiatici, giamaicani e antillani e immigrati provenienti dell’est Europa.
Ufficialmente gli Stati Uniti non riconoscono il 1 maggio come “festa del lavoro” ma viene celebrato il lunedì dopo la prima domenica di settembre.

Diverse le radio negli States e in Messico che hanno seguito in diretta le manifestazioni come Radio Bilingue e Radiolavoladora.net
Up Front Radio ha dedicato una trasmissione speciale alla giornata, con in studio ospiti esponenti delle tre comunità interessate.
scarica la trasmissione

Le manifestazioni hanno ricevuto il supporto delle stelle di Hollywood di origine latina, a partire dall’attrice Salma Hayek. La comunita’ ispanica e’ la prima minoranza negli Stati Uniti, con piu’ di 40 milioni di persone rappresenta oltre l’8% dell’elettorato.

In California più di un milione di persone hanno marciato per le vie di Los Angeles.

L’impresa di lavorazione della carne Cargill Meat Solutions ha reso pubblico che 15 mila impiegati degli stabilimenti di Iowa, Nebraska, Illinois e altri stati hanno scioperato. La catena di McDonald’s ha dovuto lavorare con una drastica riduzione del personale. In alcuni casi ha addirittura chiuso. Altre imprese non hanno chiuso per necessità ma per solidarietà, come il caso della Goya Foods, il maggior produttore di alimenti latini ha sospeso le operazioni di distribuzione a livello nazionale.
A Santa Cruz centinaia di persone (studenti e lavoratori) hanno bloccato le entrate della città universitaria, costruendo un “posto di frontiera” per evidenziare le difficoltà affrontate dai migranti che entrano negli Stati Uniti per lavoro. A Los Angeles inoltre è stato completamente bloccato il Porto.

In Nevada, a Las Vegas, i responsabili dei Casinò hanno provato a convincere i lavoratori a non scioperare – o almeno farlo dopo il loro turno – e trovare forme « alternative » per far sentire le loro richieste.

Tutto questo si è ripetuto da costa a costa, nell’intero territorio degli Stati Uniti, dai settori dell’edilizia, ristorazione, agricoltura e distribuzione, settori dove sono impiegati 11 milioni di migranti. Ci sono state imprese e commercianti che hanno deciso di non aprire, chi per necessità chi invece per solidarietà con i lavoratori.

A Città del Messico, davanti all’ambasciata americana, a portare la solidarietà agli invisibili degli Stati Uniti è stato direttamente il Subcomandante Marcos durante la manifestazione promossa da La Otra Campana (ascolta il discorso trasmesso in diretta su Radio Sherwood)

Lo sciopero del 1 maggio ha avuto dei risultati che vanno oltre le aspettative degli stessi organizzatori. Cosa che non era affatto scontata visto che durante le ultime settimane si temeva un rottura tra i promotori perché i vertici della chiesa cattolica, alcuni sindacati e politici vari, si erano opposti ad un boicottaggio generale del consumo, della scuola e del lavoro, proponendo solo manifestazioni.
Quello su cui in molti si trovano d’ accordo è che questo nuovo movimento ha deciso per conto proprio e questa è la sua forza.

Galleria fotografica dagli USA e dal Messico

A cura di Milena Zappon, Melting Pot