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Verona, 25 aprile – Di gioia e indignazione

Un comunicato degli organizzatori della giornata del 25 aprile a Verona

Di gioia e di indignazione. Di orgoglio e di rabbia. Di una libertà colorata e meticcia che annuncia il comune a venire. Di questo e di altro ci ha parlato il corteo del 25 aprile a Verona.

Cinquemila migranti. Uomini, donne e bambini che rivendicano assieme di essere cittadini veronesi. Perché la città è fatta di chi la abita e di chi ci paga le tasse. Di chi ci ha casa. E di chi ci lavora e la casa non riesce tuttavia a trovarla perché non si affitta agli stranieri, perché il patrimonio immobiliare pubblico viene svenduto, dismesso o assegnato con logiche coloniali, perché il reddito dei precari è intermittente o semplicemente troppo basso per poter accedere al mercato privato degli affitti . Di chi ha scelto di viverci e ci ha messo mobili radici a causa della precarietà del lavoro, dell’insicurezza quotidiana, della costante negazione dei diritti.

Un corteo colorato e festoso. Moltitudinario e indisciplinabile. Perfettamente all’altezza dell’ irrapresentabilità dei migranti e dei precari che lo componevano. Aperto da donne e bambini che sono nati qui anche se hanno la pelle di un colore più scuro. E che qui probabilmente sceglieranno di restare. E che vogliono risposte.

Vogliono reddito, diritti e dignità. Vogliono concreta visibilità. Partecipazione. Quella partecipazione che si conquista con il diritto di voto, certo. Ma prima ancora di questo nell’autonomia di una presa di parola soggettiva e non delegabile che i diritti li conquista da sé come pratica della vertenzialità diretta sui luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle città.

Un corteo che non ha tollerato di essere chiuso fuori dal centro storico. Che ha vissuto come una provocazione la blindatura della piazza, del luogo fisico in cui si concentrano una produzione delle decisioni politiche e amministrative legittima e vincolante per tutti perché imperniata sulla finzione della rappresentanza dei partiti – ma i migranti non votano e la cittadinanza la subiscono solo passivamente, come diluvio di ordinanze, controlli, vessazioni quotidiane; come somma di “doveri” cui non corrisponde alcun “diritto” – e il delirio regolativo di un sindaco che interpreta il suo ruolo come quello di un podestà.

Un 25 aprile di reale liberazione e non puramente celebrativo è stato quello di quest’anno a Verona.

Delle “tensioni” che hanno accompagnato alcuni momenti del corteo, ricorderemo per sempre tre cose.

Il grido “libertà, libertà” ritmato da migliaia di voci e di cuori di tutti i colori nelle vie del centro di fronte ai blindati della polizia. L’avanzata di corsa, ingovernabile, di giovani maghrebini e africani che ha sorpreso la stessa organizzazione del corteo e travolto le fila dei reparti mobili in disordinata fuga.

La rabbia impotente e cieca dello sbirro che da solo ha cercato il contatto con le prime fila del corteo e la nervosa carica che ne è seguita. Non una dimostrazione di forza, ma di paura. La paura di chi ha conosciuto oggi la potenza dell’indignazione. La gioia insubordinata e sovversiva di chi ha deciso di conquistarsi i diritti e gli spazi ed inizia a farlo davvero.

Gli occhi scintillanti del ragazzino senegalese, infine, che di fronte agli scudi e ai manganelli alzati della polizia. tutt’altro che impaurito, ridendo diceva orgoglioso: “questa è vita!”.

Ringraziamo tutti e tutte, i fratelli e le sorelle migranti, i migranti e le migranti di Verona e provincia e i molti che sono arrivati da Brescia, da Vicenza, da Padova, Mestre, Treviso e Vicenza, i fratelli e le sorelle dei centri sociali del Nordest e tutti quelli e quelle che ci hanno aiutato nella costruzione di questa grande giornata.

Stay tuned
La lucha sigue!

Coordinamento Migranti Verona
Coordinamento Migranti dell’Est Veronese
Collettivo Metropolis