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Verso la chiusura del campo di detenzione di Amygdaleza. Allegri ma non troppo

Grecia – La vittoria alle elezioni politiche del partito di sinistra radicale Syriza prometteva molto di nuovo sotto il sole. Certo è presto per tirare le somme; la politica, del resto, è ben nota per avere tempi che non sempre coincidono con l’urgenza delle situazioni disperate. E a proposito di queste, si era già accennato alle precarie condizioni di vita nel campo di detenzione di Amygdaleza, dove la protesta dei migranti urla ancora “Libertà o morte” al netto dei tanti, troppi, esseri umani che hanno perso la vita tra le mura asfittiche di quel monumento all’intolleranza.

A guardare la cosiddetta capitale del pensiero filosofico d’Occidente dalla piana del centro di trattenimento, infatti, viene da chiedersi fino a che punto il patrimonio culturale di questa Fortezza europea abbia cessato di essere documento di barbarie. Circa 500 degli oltre 1500 ospiti forzati vivono segregati da più di sei mesi in condizioni di estremo disagio, molti sono i minori e altrettanti i richiedenti asilo.

Le poche testimonianze che arrivano dai detenuti, per altro, non hanno bisogno di ulteriori commenti. Un blogger in contatto con la nostra redazione ha tradotto in inglese alcune interviste raccolte nei pressi del centro: raccontano di abusi da parte delle forze dell’ordine, nutrimenti forzati, detenuti obbligati a cavarsi denti autonomamente per incuria dell’assistenza sanitaria e, più in generale, di uno stato di malessere e abbandono tra le baracche del campo.

Fonti vicine alle associazioni di protesta nei confronti dei Cie greci, inoltre, riportano la morte di un rifugiato poco più che ventenne in data primo marzo, deceduto “per incuria della polizia”, la quale avrebbe consegnato il ragazzo già in stato comatoso (dovuto a una rara forma di diabete non adeguatamente trattata) all’ospedale Amalia Fleming di Melissa, proprio mentre il governo continuava a rilasciare dichiarazioni indignate sul trattamento dei migranti nei campi di detenzione.

Il Ministro greco per la Protezione del Cittadino, Yiannis Panousis, che già aveva fatto pubblica ammenda in Febbraio, ha finalmente annunciato la chiusura della famigerata struttura di Amygdaleza entro cento giorni, mentre a seguito delle sollevazioni del mese scorso il quotidiano ateniese Kathimerini riporta che il pubblico ministero Ilias Zagoraios avrebbe aperto un’inchiesta sulle violazioni commesse entro le mura spinate del centro.

Sparute buone notizie, dunque. Soprattutto quando, martedì scorso, veniamo a sapere che i rilasci continuano, in primis tra minori e gruppi considerati vulnerabili, in numero di trenta ogni giorno. Tuttavia, attivisti e migranti hanno già ampiamente denunciato la mancanza di alloggi alternativi e una serie di restrizioni imposte dalle autorità greche: in una conferenza stampa tenutasi ieri, un gruppo di richiedenti asilo ha pubblicamente mostrato il permesso di soggiorno semestrale a seguito del quale è prevista l’espulsione e denunciato l’obbligo di firma, ogni due giorni, presso le autorità di pubblica sicurezza.

Di fatto, ad oggi non abbiamo notizie definitive sulla sorte dei detenuti liberati. Il governo greco stenta a rispondere direttamente alle domande più scottanti, ovvero quali saranno le misure di medio-lungo termine nei confronti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, quale il destino delle persone da poco liberate, che ne sarà del sistema greco dei campi di detenzione o della draconiana operazione di polizia Xenios Zeus.

Intanto cominciano i primi borbottii all’interno dell’Unione. Panousis ha minacciato di aprire le frontiere greche in assenza di un preciso impegno europeo sull’immigrazione, mentre il presidente del sindacato di polizia tedesco, Rainer Wendt, ha replicato che un’azione unilaterale di questa portata significherebbe la rottura della diplomazia europea in materia di migrazioni.

Per il momento, rimane certa la precarietà di coloro che sono “sola andata”, per citare un grande scrittore contemporaneo. E con essa le sei miglia di filo spinato che marcano il confine tra Grecia e Turchia: un distinto segnale di benvenuto dalla più grande fortezza del cosiddetto villaggio globale.

Links utili:
http://rozkarta.blogspot.co.uk (in greco)
http://theoccupiedtimes.org (in inglese)