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Wael cammina per la pace

"March for recalling peace": più di 5mila chilometri a piedi dalla Sicilia alla Spagna

Saad Alaa ElDin Mohammed Osman, o, più brevemente, Wael, come lo chiamano gli amici, ha 37 anni e non è nuovo ad imprese del genere.
Il primo gennaio 2016, accompagnato dal padre, da uno zio e da un amico spagnolo, è partito dalle piramidi di Giza per raggiungere le spiagge di Sharm el Sheik. Dal deserto al mare, 600 chilometri tutti a piedi, in 20 giorni, per dire al mondo che la rivoluzione del 2011 era deragliata in una oppressione senza precedenti, lasciando il suo Paese natale – l’Egitto – in balia di violenze, sopraffazioni e terrorismo.

Oggi, Wael sta per rimettersi in cammino. Sabato 30 ottobre, partirà da Pozzallo per risalire tutta l’Italia e spingersi poi verso le terre di Francia e di Spagna. Una scelta non casuale, quella di Pozzallo, piccolo Comune sulla costa siciliana e punto d’arrivo di tanti barconi di profughi provenienti dalla Libia. Così come non casuali sono tutte le tappe che Wael ha segnato nel suo lungo cammino. “Voglio dare un messaggio di pace e di fratellanza – spiega -. Per questo non ho scelto il percorso più breve ma voglio toccare tutti i luoghi che sono diventati simboli di una sofferenza che nasce solo dall’ignoranza e dalla paura“.

March for recalling peace“, una marcia per chiedere la pace, è il nome che ha scelto di dare alla sua strada. “Ho usato l’inglese perché è la lingua più conosciuta ma il termine ‘march’ non mi piace – confessa -. Sa di militarismo o di competizione mentre io non voglio vincere nulla perché la mia non è una impresa sportiva. Lo tradurrei in italiano come ‘cammino di pace’, piuttosto. Ecco, mi piace pensare a me come ad un uomo che cammina“.

Wael vive a Venezia da sette anni. Ha lavorato inizialmente come cameriere ma adesso è riuscito a ritagliarsi uno spazio di lavoro nel suo vero mestiere che è quello del regista e dell’attore. Ma per mettersi in cammino verso la Spagna, ha lasciato tutto. “All’inizio pensavo di camminare da Venezia a Gerusalemme ma mi sono imbattuto in un muro di difficoltà burocratiche per ottenere i permessi. In Israele soprattutto, entrare sostenendo che stai marciando per la pace è pressoché impossibile! Poi ho parlato del progetto con una mia amica, Renata, che appartiene all’Asgi (associazione Studi giuridici sull’Immigrazione.ndr) ed assieme abbiamo pianificato questo nuovo percorso. Ci è sembrato importante partire dalla Sicilia che è il punto di arrivo di tanti profughi disperati“.

Sarà solo per tutto il viaggio, Wael. Porterà sulle spalle un piccolo zaino con una tenda, un sacco a pelo e qualche capo di vestiario. Ma già nei luoghi dove è previsto il suo passaggio, si cominciano a formare gruppi di sostenitori. “Questa per me è una sorpresa. E’ stata Renata a far girare la voce. Per me, camminare è una esperienza spirituale, da fare in solitudine. Lei ha aperto una pagina Facebook che già conta numerosi sostenitori tra singoli cittadini e associazioni. In tanti mi hanno scritto dicendosi pronti ad ospitarmi e addirittura ad accompagnarmi per qualche chilometro. Tra questi, anche il camper di #Overthefortress. Cosa che, ovviamente, mi ha reso felice perché significa che il mio impegno sta cominciando a dare i suoi frutti“.

Oltre all’Asgi, a sostenere il cammino di Wael ci sarà anche Melting Pot, assieme a tante altre associazioni come la Chiesa Pastafariana che hanno mandato messaggio di solidarietà alla sua pagina Facebook. Pagina dove potete mettere un “Mi Piace” anche voi, in modo da seguire in diretta la lunga avventura di Wael. L’hastag di riferimento per Twitter sarà #March4RecallingPeace.

Io non sono credente – conclude Wael – ma sono ugualmente convinto che la spiritualità sia importante per gli esseri umani. Camminando in solitudine nel Sinai, un luogo dove hanno camminato tutti i più importanti profeti delle tre grandi religioni monoteiste, mi sono reso conto, durante la mia prima marcia per la pace, che allontanarsi da una vita moderna e da una società basata silo sui consumi, allontana anche la paura e facilita la comprensione degli altri e di quello che davvero siamo. Ho sentito crescere in me dei sentimenti che non avevo mai provato prima e ho capito che si poteva vivere benissimo, anzi, ancor meglio, senza concedere niente all’odio, agli istinti di sopraffazione ed alla paura. Ecco. questo sentimento profondo che non è religioso ma senza dubbio spirituale, è quanto desidero comunicare col mio cammino“.

Riccardo Bottazzo

Sono un giornalista professionista.
La mia formazione scientifica mi ha portato a occuparmi di ambiente e, da qui, a questioni sociali che alle devastazioni dei territori sono intrinsecamente legate. Ho pubblicato una decina di libri tra i quali “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente, sulle micronazioni dei mari, e “Disarmati”, edito da Altreconomia, che racconta le vice de dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate. Attualmente collaboro a varie testate cartacee e online come Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews e altro.
Per Melting Pot curo la  rubrica Voci dal Sud.