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Welcome to the jungle

Il Collettivo Mamadou di Bolzano torna a Rosarno

La tanta frutta che adornerà le imbandite tavole natalizie è il simbolo oggi di una filiera di sfruttamento lavorativo che, come in un girone infernale, schiavizza circa 500 mila tra donne e uomini, nella maggior parte dei casi provenienti dal continente africano.

L’agricoltura italiana è retta da sudanesi, burkinabè, tunisini, sikh, nigeriani, bulgari che, per una manciata di euro all’ora, si spaccano la schiena per raccogliere pomodorini, arance, clementine e ogni genere di prodotto alimentare che la terra, in particolare quella del sud Italia, ci offre. Ultimo anello di un vasto sistema voluto e mantenuto dalla Grande Distribuzione Organizzata, controllato dalla criminalità e dai suoi sottoposti, i caporali, i braccianti sono costretti a vivere in baraccopoli che poco hanno da invidiare alle peggiori bidonville africane o latinoamericane, in condizioni igienico sanitarie drammatiche.

Nella narrazione contemporanea i grandi marchi che distribuiscono generi alimentari, dalla più famosa Coop alla Despar, tendono a nascondere, spesso con arroganza, lo sfruttamento lavorativo che genera la maggior parte dei prodotti presenti negli scaffali dei supermercati.

La ghettizzazione di alcune zone del sud Italia è oggi fenomeno conosciuto ma, purtroppo, marginalizzato come uno dei tanti problemi di un Paese che proprio non vuol saperne di fare i conti con l’immigrazione.

Dopo una lunga inchiesta all’interno dei ghetti del sud, dalla Sicilia alla Basilicata, e dopo aver avviato, nell’agosto 2016, un primo corso di italiano ai margini del ghetto di Boreano (Potenza), il Collettivo Mamadou di Bolzano riparte in direzione di Rosarno per dar vita ad un corso di prima alfabetizzazione all’interno della tendopoli di San Ferdinando diventata una delle più grandi slum d’Europa.

Abbiamo lavorato almeno un mese per poter allestire il corso” ci racconta Valentina Benvenuti, del Collettivo bolzanino “dal 26 dicembre al 3 gennaio, grazie alla collaborazione di MEDU, Sos Rosarno (video-intervista) e una serie di realtà che lavorano attivamente sul territorio della Piana; partiremo con un primo corso di alfabetizzazione che, stando ai numeri, potrà contare centinaia di partecipanti”.

L’idea di fondo, e l’obiettivo del Collettivo” continua Valentina “è che solo attraverso un’emancipazione linguistica i braccianti potranno intraprendere un percorso di lotta che li porterà fuori dal ghetto. Quando abbiamo tenuto il corso a Boreano ci siamo accorti che la maggior parte dei braccianti non era in grado di leggere e scrivere, solo alcuni sapevano firmare con il proprio nome. Un analfabetismo totale a dir poco spaventoso. Nonostante il lavoro di alcune associazioni in campo sanitario e sindacale, resta fondamentale l’uso della lingua italiana per non restare marginalizzati da una società che sempre più spesso esclude l’altro, il diverso. Anche se quest’ultimo è quello che ci permette di mangiare i prodotti della terra”.

La loro lotta è la nostra lotta” continua Salvatore, altro membro del Collettivo “saremo con i braccianti proprio nell’apice della raccolta agrumicola della Piana. Ed è proprio questo il momento in cui loro devono cercare di far rispettare reddito, diritti e dignità sul lavoro”.

Il Collettivo Mamadou oltre a lottare sul campo, attraverso l’organizzazione di corsi di italiano per braccianti africani, porta in scena uno monologo teatrale “Le scarpe dei caporali”, interpretato da Salvatore Cutrì e scritto da Matteo De Checchi e Valentina Benvenuti, al fine di sensibilizzare e denunciare le condizioni abitative e lavorative di quasi mezzo milione di persone, i nuovi schiavi della terra, raccontando nel contempo le tragiche condizioni in cui vivono i migranti tra il Gran Ghetto di Rignano, Boreano, Cassibile e Rosarno.
Il prossimo 13 gennaio il monologo farà tappa a Padova nella sede del Progetto Melting Pot.

L’inchiesta di Matteo De Checchi:
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– “Salsa sporca di sangue”. I nuovi schiavi pugliesi tra rivendicazioni e mafie
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Boreano (Potenza) tra incendi mafiosi e rivendicazioni dei lavoratori migranti
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Morire di Stato a Rosarno. L’omicidio di Sekine Traore tra povertà e menzogne istituzionali (10 Giugno 2016) continua »
La vergogna di Boreano tra finta legalità e lotte dal basso. Un report il giorno dopo lo sgombero del ghetto in Basilicata (30 Luglio 2016) continua »

Matteo De Checchi

Insegnante, attivo nella città di Bolzano con Bozen solidale e lo Spazio Autogestito 77. Autore di reportage sui ghetti del sud Italia.
Membro della redazione di Melting Pot Europa.