Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

#overthefortress in Grecia – Il ritorno a Salonicco

Ita/Eng

Photo credit: Stefano Danieli
Photo credit: Stefano Danieli
Photo credit: Stefano Danieli

Ci lasciamo alle spalle Idomeni e andiamo verso Salonicco. Nei campi governativi troviamo i nostri amici nelle stesse tende. I pasti sono ancora quelli del servizio catering gestito dall’esercito.

La situazione è cambiata, per alcuni in meglio, per altri in peggio.
Il campo di Softex è il peggiore, 1.500 persone costrette a vivere nella zona industriale di una grande città, ospitati in una ex-industria della carta dove venivano utilizzati prodotti chimici.

La polizia e l’esercito non fanno nulla per eliminare la criminalità presente nel campo e le famiglie sono terrorizzate dall’idea di lasciare i propri figli da soli. Qualcuno racconta di spaccio di droga, qualcun’altro di risse e giochi di coltelli. La situazione igienico-sanitaria non è migliorata, nonostante il tempo i servizi igienici sono gli stessi e la Croce Rossa Internazionale non sembra garantire un accurato servizio che vada oltre la semplice distribuzione di paracetamolo.

La confusione, ci comunicano i racconti dei nostri amici, è peggiorata nel mese di ottobre, da quando sono iniziati gli appuntamenti per la seconda parte della richiesta di protezione internazionale.

Alcuni riferiscono che dopo 10 giorni dall’intervista vengono portati a vivere in alberghi, altri ritornano semplicemente nella propria tenda. C’è confusione tra il relocation program e la family reunification, come nel caso della famiglia di Marahm.

Suo padre è arrivato in Germania mesi fa e lei si trovava in Grecia con sua madre e 2 sorelle sperando nel ricongiungimento familiare.

Quando finalmente hanno potuto preparare i bagagli per partire, lei, l’unica figlia maggiorenne (19 anni) è dovuta restare in Grecia perché considerata adulta. Adesso Marahm vive da sola a Softex.

Photo credit: Stefano Danieli
Photo credit: Stefano Danieli

#overthefortress in Greece – Coming back to Thessaloniki

We leave behind Idomeni and go towards Thessaloniki. In the camps run by the government, we find our friends in the same tents. The meals are still those of the catering provided by the army. The situation is changed, in some cases for the better, in other for the worse.

Softex’s camp is the worst, 1500 people forced to live in the industrial area of a big city, accomodated in a former paper factory where were used chemicals.
Police and the army do nothing to eliminate crime present in the camp and families are terrified of leaving their kids alone. Someone talks about drug dealing, others about fights and knife games. Health and sanitation situation isn’t improved, despite the time toilet facilities are still the same and the International Red Cross doesn’t seem to guarantee an accurate service that goes beyond the simple distribution of paracetamol.

The confusion described by our friends has worsened in the month of October, since the beginning of the appointments for the second part of the application for international protection.

Someone reports about being accompanied to live in hotels after 10 days from the interview, others simply come back to their tent. There’s confusion between relocation and family reunification, as in the case of Marahm’s family.

Her father arrived in Germany months ago and she was in Greece with her mother and 2 sisters hoping in family reunification.

When they finally were allowed to pack their things to leave, she, the only daughter of age (she’s 19), had to stay in Greece because considered an adult. Now Marahm lives alone in Softex.