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#18d17 Action day: fermate i finanziamenti europei alla schiavitù in Libia - Fermate le guerre contro le migranti e i migranti

Il City Plaza di Atene invita a una giornata di azione internazionale il 18 dicembre contro il finanziamento europeo alle atrocità in Libia

Il 18 dicembre è la Giornata Internazionale delle e dei Migranti. Mentre in Italia si preparano la manifestazione nazionale del 16 dicembre a Roma e molte altre iniziative a livello locale, il City Plaza di Atene lancia una giornata internazionale di azione contro il finanziamento europeo alle atrocità compiute in Libia con un appello alla mobilitazione a cui “hanno già risposto diverse città di tutto il mondo”.

L’appello, di cui riportiamo il testo tradotto in italiano, è il primo passo di un processo aperto a contributi e idee.
Impegnandosi a diffondere i prossimi passaggi/aggiornamenti, il City Plaza invita
- a seguire la pagina Facebook dell’evento: il profilo Twitter @18d17campaign e il blog 18d2015.wordpress.com
- a partecipare, comunicando le iniziative promosse alla mail del Refugee Accommodation and Solidarity Space City Plaza (solidarity2refugees@gmail.com).

Traduzione a cura di: Silvia Marastoni

L’Unione Europea sta finanziando campi di tortura e case di schiavitù in Libia.
“Preferisco morire in mare che tornare in Libia”, sono le precise parole di quasi tutte/i le migranti e i migranti salvati nel Mediterraneo.

Nel corso degli ultimi tre anni a poche miglia dalle coste europee sono avvenute terribili atrocità.

La Libia, il principale Paese da cui le/i migranti partono verso l’Europa, è diventata un luogo di sofferenza estrema, simile a un grande campo di concentramento per le/i migranti.

Dopo la guerra civile, in Libia non c’è ancora un governo centrale. Invece, nel Paese ci sono circa 1.700 diversi gruppi armati e milizie, spesso in lotta tra loro per il controllo di aree-chiave come Tripoli.

Questi gruppi controllano molti dei centri di detenzione del Paese, intrappolando le/i migranti che vengono in Libia in un ciclo di sfruttamento e tortura. Molte/i sopravvissute/i salvati nel mare hanno raccontato le loro esperienze:
“In Libia non distinguono tra minori, donne o bambini, ci torturano tutte/i. È un Paese completamente senza legge, ogni banda agisce come vuole. Ci catturano in mezzo della strada come animali selvatici e ci tengono in prigioni private. Ogni banda ha la sua prigione. Ogni giorno vedi persone morire in questi centri, ogni giorno. Di tortura, malattie, esecuzioni. Se non gli dai il denaro che chiedono, ti tagliano le dita, ti fulminano con scariche elettriche, ti frustano finché non svieni. Il loro solo scopo è ottenere riscatti dalle nostre famiglie a casa. Per accelerare il pagamento, ogni settimana ci riuniscono nel cortile, ci mettono in fila e uccidono a caso uno di noi. Ho visto decine di persone ammazzate così. A un uomo hanno spruzzato gas tutt’intorno, e poi l’hanno bruciato vivo. Alcune notti sentiamo urla da ragazze che vengono stuprate dalle guardie. A volte stuprano perfino le donne di fronte ai loro mariti come metodo di tortura”.

Se la famiglia non ha soldi da mandare, il migrante viene venduto come schiavo a un “padrone” libico che lo userà come un “mulo da lavoro”, come dicono i migranti africani. Di fatto, i centri di detenzione in Libia sono “case di schiavi”. I proprietari di schiavi possono comprare migranti e perfino avere una ricevuta di pagamento per la transazione. Non c’è modo di sottrarsi e scappare, perché ovunque succede lo stesso.

Chi sopravvive 4-5 mesi a una vita di questo tipo, può vedersi finalmente “garantito” un posto in una barca dal proprietario di schiavi per affrontare il viaggio verso l’Europa. Questo sistema consente un flusso perpetuo di nuovi arrivi in Libia. La maggior parte dei migranti non ha pagato per imbarcarsi; sono schiave/i che scappano via. Le ONG stimano che in Libia ci siano attualmente 1,2 milioni di persone che vivono in questo modo.

L’Unione Europea non solo non dice una parola contro questi campi della morte, ma nei fatti li sta finanziando e li vede come parte del piano europeo contro la migrazione. Secondo i dati ufficiali, la maggior parte dei fondi dell’UE per la stabilizzazione della Libia è destinata al contenimento della migrazione.

L’Unione Europea ha riconosciuto una coalizione di milizie di Tripoli come legittimo governo del Paese (“governo di accordo nazionale”) e gli sta dando denaro per costruire più centri di detenzione.

Allo stesso tempo sta finanziando e addestrando la cosiddetta Guardia Costiera libica su come intercettare le barche e riportare le/i migranti in Libia, implementando l’accordo di Malta, che è stato firmato nel febbraio 2017 da tutti gli Stati membri dell’UE, e che consiste in 200 milioni di euro, in attrezzature tecniche e navi di pattugliamento forniti a questa criminale Guardia Costiera per il suo servizio anti-immigrazione. Fino ad oggi sono stati addestrati così dall’UE più di 90 guardiacoste libici.

La posizione ufficiale dell’UE è che li sta addestrando per combattere i trafficanti e per portare avanti le operazioni di salvataggio. La verità è che sotto il pretesto del “salvataggio” stanno riportando indietro le barche, e respingono le rifugiate e i rifugiati riportandole/i nell’inferno dei centri di detenzione con la benedizione dell’Europa.

Ci sono innumerevoli testimonianze di rifugiate e rifugiati che dicono di essere state/i attaccate/i in mare dalle bande libiche che gli sparano addosso o rubano i loro motori e li lasciano morire alla deriva. Altre persone hanno testimoniato che la Guardia Costiera libica le ha arrestate e poi vendute come schiave/i. Molti di questi respingimenti illegali sono effettuati con operazioni congiunte con la flotta militare dell’UE (l’operazione Sophia).

La Guardia Costiera libica si sente così rafforzata, dopo l’accordo con l’UE, che sta ripetutamente minacciando e attaccando le navi di salvataggio delle ONG by salendo a bordo delle loro navi, mettendole sotto custodia o perfino sparandogli addosso.

Come risultato di questo sporco accordo il numero degli arrivi è diminuito negli ultimi 3 mesi, poiché le milizie stanno adattando il loro modello di business passando dal traffico di migranti al controllo delle frontiere, fornendo un buon servizio a chiunque sia pronto a pagarne il prezzo. Un’altra guerra civile è scoppiata perché le bande si combattono l’un l’altra per accaparrarsi i fondi dell’UE. Chiunque controlla i “punti di traffico” ottiene i fondi europei. Le rifugiate e i rifugiati sono trattati come merci umane che cambiano di mano a seconda di chi vince in ciascuna area.

Le migranti e i migranti in Libia sono più disperate/i che mai. Sono intrappolate/i in una “zona di schiavitù” senza via d’uscita, non possono andare né avanti né indietro. Allo stesso tempo, l’Europa sta celebrando la riduzione degli arrivi. In pratica, celebrando il ritorno delle persone torturate nelle mani dei loro torturatori, quello delle donne abusate nelle mani dei loro stupratori.

Non possiamo restare passivi mentre i nostri Paesi stanno sostenendo e finanziando crimini contro l’umanità. Prendiamo posizione opponendoci ai regimi criminali della Fortezza Europa.

Chiediamo l’immediata cessazione del finanziamento dei torturatori libici.
Chiediamo la fine della schiavitù e delle detenzioni in Libia.
Passaggi liberi, cure sanitarie e protezione per tutte le vittime della tortura e del traffico.
Solidarietà con le migranti e i migranti, le rifugiate e i rifugiati.

Traduzione di Silvia Marastoni

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vedi sito Link all’articolo originale

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  • Da Sebha a Tripoli, i migranti venduti come merci
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[ 12 dicembre 2017 ]
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